L’Organizzazione Mondiale della sanità ha annunciato ieri in un comunicato lo scoppio di un nuovo (per ora limitato) focolaio di virus Ebola in Africa e precisamente nella Repubblica democratica del Congo.
I dati del nuovo focolaio di virus ebola in Africa
È stato il ministro della sanità congolese ad informare l’OMS del nuovo scoppio di virus Ebola che è stato riportato alle autorità del paese sin dal 22 aprile, neanche a farlo apposta i casi sono avvenuti in una regione remota, lontana dalla capitale, in un paese con insufficienti (per usare un eufemismo) infrastrutture stradali.
L’area colpita è il distretto sanitario di Likati nella provincia di Bas-Uélé, per la precisione nell’area sanitaria di Nambwa cioè a 130 chilometri dal centro amministrativo della regione e alla bellezza di più di 1300 chilometri a nord di Kinshasa, vicino al confine con la Repubblica Centrafricana.
I casi di infezione sono nove, cinque campioni di sangue sono stati testati, uno è risultato positivo per la variante Zaire del virus Ebola. Le vittime sono tre, quindi con una spaventosa mortalità del 33%, anche se su nove casi non si può fare una statistica attendibile.
Il problema è proprio quanto sia remota l’area e la scarsità delle strade, è stato narrato (in un articolo del Washington post) che la prima vittima, l’uomo di cui è stata confermata l’infezione da Ebola, ha dovuto attraversare la provincia in motocicletta prima di poter usufruire di cure mediche.
Come le autorità stanno affrontando il nuovo focolaio di virus ebola in Africa
È ancora viva la eco della grande epidemia che ha infuriato in Africa tra il 2013 e il 2015 che era stata caratterizzata dall’emersione di un nuovo più virulento ceppo del virus Ebola, quando l’OMS dichiarò terminata la fase emergenziale (marzo 2016) il triste conto delle vittime ammontava a 28.652 casi sospetti (15.261 confermati) e 11,325 vittime, quindi una mortalità di 2 casi su 5.
Innanzitutto ci si chiede se le autorità della RDC decideranno un programma di vaccinazione di massa, la casa farmaceutica Merck si è già dichiarata pronta ad assistere ma per ora visto il basso numero di casi un’opera di contenimento fino ad esaurimento del focolaio potrebbe essere sufficiente.
Risale ad appena cinque mesi fa la pubblicazione dello studio su The Lancet che confermava che finalmente, dopo tanti candidati accantonati, abbiamo un vaccino contro l’Ebola che sia efficace. Lo studio era stato condotto in Guinea, somministrando il vaccino a persone che erano state a contatto con casi confermati di Ebola, infatti (pare anche troppo ovvio da spiegare) non si può fare una sperimentazione umana somministrando il vaccino a persone sane e poi metterle a contatto di proposito con un virus mortale come l’Ebola, quindi il somministrarlo come preventivo a persone che sono state a rischio di infezione è l’unica sperimentazione umana eticamente accettabile.
Per ora comunque l’OMS sta aiutando il Congo dispiegando le sue squadre di intervento per le misure di contenimento, fra ieri e oggi una prima squadra di epidemiologi, biologi, esperti che si occupano di mobilizzazione, coinvolgimento della comunità e comunicazione del rischio ed esperti che si occupano di igiene e acqua raggiungerà la zona interessata passando per Kisangani. Nel frattempo sempre in questo weekend anche il dottor Matshidiso Moeti che è il direttore regionale per l’Africa dell’OMS raggiungerà Kinshasa per partecipare a una riunione del comitato nazionale presso il Ministero della salute.
Questo è l’ottavo focolaio di Ebola che scoppia in Congo dal 1976, paradossalmente c’è un lato positivo, nel paese ci sono professionalità molto avanzate nel difficile compito di tracciare i contatti degli infetti, attività essenziale al contenimento del focolaio.
Roberto Todini