Lo strumento dà un potere immenso in mano alla gente comune. Se usato nel modo giusto potrebbe diventare un simbolo di resistenza contro quei regimi che hanno fatto della Rete uno strumento di controllo personale.
L’aspetto innocente, con la mascotte di un delfino, ricorda quello di una vecchia console portatile: dimensioni ridotte, uno schermo LCD e una pulsantiera a cinque tasti. Chiunque lo veda per la prima volta non sospetterebbe mai di trovarsi di fronte a uno degli hacking tool più versatili e all’avanguardia degli ultimi anni. Dal suo primo annuncio nel luglio 2020 su Kickstarter, un sito dove gli utenti possono finanziare liberamente i progetti più disparati, gli sviluppatori di Flipper Zero hanno raccolto quasi 5 milioni di dollari; il sogno del suo ideatore Pavel Zhovner, hacker russo e coordinatore di un laboratorio informatico a Mosca, è quello di mettere alla portata di tutti uno strumento semplice da usare ma efficace.
Flipper Zero, “un coltellino svizzero di antenne”
Questo piccolo dispositivo è in grado di imitare i segnali di qualsiasi frequenza. Può agire principalmente in due modi: il primo è quello che riguarda i sistemi informatici e le reti Wi-Fi. Grazie ai programmi che si possono installare, consente di lanciare attacchi che bloccano l’accesso ad un determinato sito anche per ore, o di impedire ad un utente di collegarsi ad Internet prendendo il controllo del suo modem. Il secondo invece, più concreto e interessante anche per i non addetti ai lavori agisce sull’Internet delle cose, cioè su tutti quegli oggetti, computer a parte, che possono collegarsi al Web.
Sui social come TikTok sono diventati virali i video di persone che riescono a fare di tutto schiacciando un solo tasto della console. Si possono spegnere i monitor dei negozi, aprire cancelli, sbloccare cassaforti e perfino simulare pagamenti fittizi. Ovviamente le sue funzioni non possono essere usate per compiere atti illegali: servono a scoprire quali sono le falle di sicurezza di un determinato prodotto, per poi sistemarle e renderlo più affidabile. Ma i risvolti di questa tecnologia non finiscono qui. L’uso di oggetti “smart” infatti aumenta di anno in anno, anche in settori non convenzionali come quello militare. E alcuni Stati utilizzano il web per classificare e indottrinare i propri cittadini.
La digitalizzazione della guerra
Dai droni senza pilota ai cani robot, sono sempre più numerose le macchine che combattono al posto degli uomini, efficienti e pronte ad uccidere senza rimorso o ripensamenti. Tenendo ciò a mente, fa sperare la notizia di un giovane hacker, d0tslash, che usando proprio Flipper Zero è riuscito a forzare lo spegnimento di uno di questi automi-mercenari. Il robot, costruito dall’azienda cinese Unitree, montava una mitragliatrice sulla schiena, e un essere umano non avrebbe mai potuto fermarlo a mani nude.
In un periodo in cui il conflitto sembra l’unico mezzo con cui si possa ragionare, si apre dunque un nuovo modo per contrastarlo. Un solo uomo, con le conoscenze necessarie, può fermare macchine che uccidono migliaia di vite senza mettere a rischio la propria. Una vera e propria rivoluzione dei garofani del XXI secolo, che rimette in discussione la logica della violenza e lascia spazio ad un pacifismo attivo, dai confini più ampi.
La resistenza digitale nella lotta contro i “regimi informatici”
Uno di essi è il Sistema di Credito Sociale della Cina, in cui il governo dà un punteggio ai cittadini secondo il loro comportamento, privandoli di fatto di qualsiasi libertà. Dal 2015 il Partito Comunista Cinese ha dato inizio a progetti sperimentali per un controllo capillare della popolazione. Il SCS, che dovrebbe essere completamente operativo a partire dal 2023, funziona in maniera simile ai punteggi di affidabilità delle banche. Più ti comporti bene, maggiore sarà il tuo punteggio sociale. Ma se critichi il governo o parli di argomenti censurati è la tua vita privata a subirne le conseguenze.
Il sistema punisce un individuo proibendogli di votare, impedendo l’accesso ad Internet o limitando i suoi spostamenti. Chi ha un punteggio basso paga tasse più alte, non può accedere alle scuole più prestigiose e viene discriminato nel mondo lavorativo. La popolazione cinese subisce dunque una pressione altissima: bisogna conformarsi, seguire le regole e non sbagliare, o si rischia di rimanere esclusi dalla società. L’aiuto principale di Flipper Zero potrebbe essere proprio quello di bloccare il controllo dei propri dispositivi da parte del governo. Impedendo la lettura dei dati e la classificazione nelle grottesche categorie di “buon cittadino” o “cattivo cittadino”.
Con Flipper Zero, si può ingannare il Grande Fratello
I cinesi riprenderebbero così il controllo della tecnologia che li sta schiavizzando e riotterrebbero l’accesso alla libera informazione. Nei primi anni 2000 infatti Pechino ha realizzato uno dei sistemi di filtraggio informazioni più sofisticati al mondo, il Great Firewall. Esso serve ad impedire l’ingresso dall’estero di notizie compromettenti per il governo del Partito Comunista, e a rintracciare chi riesce ad evitare il blocco. Aggirando la muraglia digitale i cittadini avrebbero, ad esempio, migliaia di notizie sulle politiche di repressione che il loro Paese sta attuando nel territorio dello Xinjiang contro gli uiguri.
Forse le ultime rivolte contro le restrizioni per il Covid a Shangai e Pechino nascondono un malessere molto più grande. Quello di una società stanca di essere controllata, che fatica a trovare un modo per uscire dalla gabbia in cui il progresso tecnologico l’ha costretta. Lo stesso progresso che, nelle mani del popolo, ha le migliori possibilità di liberarla.