Flipped classroom: quando la lezione si “capovolge”

Flipped classroom

Per flipped classroom  si intende una nuova modalità di insegnamento e di apprendimento piuttosto articolata e complessa, molto innovativa nei modi di conduzione, nelle tecniche, nella preparazione del materiale didattico e nella suddivisione dei tempi dedicati ai momenti dell’insegnamento e dell’apprendimento.

La flipped classroom  viene ideata durante l’anno scolastico 2007-2008 da Aaron Sams e Jonathan Bergman, due insegnanti americani della Woodland Park High School, nel Colorado. Osservando i propri studenti e prendendo coscienza delle loro difficoltà e capacità, Bergman e Sams si resero conto che se ogni alunno avesse ricevuto un insegnamento personalizzato ogni difficoltà sarebbe stata superata.

Secondo i due docenti, l’insegnamento tradizionale e le classiche lezioni frontali non erano sufficienti per permettere agli studenti di raggiungere i propri obiettivi, perché gli alunni hanno più bisogno dell’aiuto dell’insegnante non durante le spiegazioni, ma nello svolgimento dei compiti assegnati che li mettono in difficoltà. Dunque, la metodologia didattica doveva cambiare per consentire agli allievi di disporre dell’importante aiuto degli insegnanti quando ne avevano maggiore necessità.



È quindi proprio l’esigenza di adottare una metodologia didattica capace di raggiungere ogni alunno, coinvolgendolo e sfruttando al massimo le sue potenzialità, a dar vita alla flipped classroom, che pone alla sua base una considerazione fondamentale: gli studenti non sono tutti uguali.

Il modello innovativo e rivoluzionario della flipped classroom  comporta, da un lato, l’innovazione della scuola tramite le tecnologie digitali e, dall’altro, un modo nuovo di intendere la classe mediante un’importante inversione: la lezione prende il posto dei compiti a casa e in classe si discute a mo’ di dibattito in un’atmosfera di collettivo apprendimento.

La flipped classroom  coglie le opportunità offerte dai nuovi mezzi tecnologici e li mette a disposizione di una metodologia didattica nuova che pone al centro gli alunni e i loro processi d’apprendimento. Dunque, il flipped teaching  (la cui traduzione italiana è “insegnamento capovolto”) si serve appieno delle opportunità dei linguaggi digitali, superando il classico modello didattico basato sulla lezione frontale e sull’idea di insegnante quale unico e solo depositario di conoscenza. La figura dell’insegnante è ancora decisiva all’interno del processo educativo e didattico; il suo compito è – oltre a quello di educare – facilitare l’apprendimento. L’insegnante “facilitatore” è empatico e attento ai desideri e alle aspirazioni dei suoi studenti; non è, quindi, un mero trasmettitore di conoscenze: è un educatore. La scuola, dal canto suo, è incentrata sugli alunni e sui loro bisogni.

La flipped classroom  è un metodo didattico che promuove un apprendimento attivo, individualizzato, personalizzato e non standardizzato.

Tale metodo è costruito “su misura” per ciascuno studente in base ai suoi tempi e alle sue personali capacità, doti, motivazioni, attitudini, curiosità e inclinazioni, che chiaramente cambiano da persona a persona ed emergono pian piano nel corso della scolarizzazione e della crescita.

Essa promuove, inoltre, l’intelligenza pratica dell’alunno, inserendolo al centro del processo educativo, del quale l’insegnante è la guida: ha il ruolo di facilitatore e accompagnatore dell’apprendimento. L’insegnamento, quindi, non è un processo a senso unico.



Sono due i momenti didattici che caratterizzano la flipped classroom : la lezione da studiare a casa e i compiti a scuola.

L’uno è ben diverso dall’altro ma entrambi sono fondamentali per il sostegno degli allievi durante il processo d’apprendimento. L’insegnante che applica il flipped teaching  lavora di più e impiega più tempo, in quanto deve preparare il materiale di cui gli alunni disporranno a casa nel momento di apprendimento autonomo. Il docente deve scegliere gli argomenti e organizzare il materiale didattico, pensando anche alla modalità con cui proporlo: estratti di libri, pdf, documentari, video – anche da YouTube – e altro ancora. Dunque, l’insegnante può reperire tale materiale – che va suddiviso in più parti – in rete (verificando sempre l’attendibilità delle fonti) oppure autoprodurlo; l’importante è che esso sia in grado di tenere alto il livello d’attenzione senza però sacrificare qualità e credibilità.

Il metodo del flipped teaching  sfrutta l’interesse degli studenti per il mondo digitale a vantaggio del processo di apprendimento “capovolto”, che diventa multimediale e vede protagonista l’alunno.

Il primo momento di inversione consiste, quindi, nello studiare la lezione in casa usufruendo del materiale selezionato e fornito dall’insegnante. In questo processo l’allievo è solo, nella propria abitazione, ed è responsabile di se stesso e della sua attenzione nello studio. Il principale vantaggio dell’apprendimento in casa è che lo studente può mettere in pausa, tornare indietro e rivedere sezioni del materiale didattico in qualsiasi momento, cosa che non è possibile durante una lezione tradizionale. In questo modo l’alunno può fruire delle lezioni in qualsiasi momento e ogni volta che ne ha bisogno, apprendendo seguendo il suo personale ritmo; inoltre, chi è assente da scuola non è soggetto a penalizzazioni in quanto ha a sua disposizione gli stessi strumenti dei compagni e le medesime opportunità. In tal senso, sono notevolmente avvantaggiati anche gli studenti con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento), che possono tranquillamente apprendere secondo il proprio ritmo.

Nel secondo momento di inversione, docente e alunni discutono a scuola di ciò che è stato appreso entro le mura domestiche, estinguendo dubbi e consolidando i concetti appresi mediante attività di gruppo che incentivano la cooperazione fra coetanei. L’interazione con i pari è molto importante; i confronti avvengono sotto la supervisione dell’insegnante e i prodotti di questi momenti possono essere anche diffusi online.



Il metodo didattico della flipped classroom  consente di seguire ciascuno studente tenendo sempre conto del suo stile cognitivo, delle sue difficoltà e delle sue particolarità.

Tale metodologia è esente dai problemi derivanti dalla didattica classica e dalla sua valutazione, in quanto i momenti valutativi possono essere molti e diversi. Le interrogazioni classiche sono sostituite da attività individuali e discussioni di gruppo che consentono una valutazione attenta, scrupolosa e approfondita.

La possibilità di attuare in Italia un metodo tanto innovativo quanto efficace come quello della flipped classroom  permetterebbe non solo di garantire un’istruzione valida, accattivante e attiva, ma anche di rendere i nostri giovani, nati nell’era digitale e tecnologica, consapevoli e competenti nell’uso di Internet e degli strumenti tipici di questa epoca.

Annapaola Ursini

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