Apprendiamo la notizia dal sito dell’Università di Warwick, l’articolo scientifico invece è uscito su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, è stato scoperto un pianeta poco più grande di Giove che orbita vicinissimo alla sua stella e dunque a grande velocità, compie una rivoluzione in appena 18 ore, questo ci fa sospettare che forse stiamo per osservare la fine di un esopianeta.
Inutile dire che questa evenienza sarebbe un’occasione ghiottissima per chi studia l’evoluzione planetaria.
Il pianeta in questione si chiama NGTS-10b, sì poverino il nome non è molto poetico, deriva da Next-Generation Transit Survey un programma di ricerca di esopianeti basato in Cile.
Giganti gassosi che orbitano vicini alla propria stella sono i candidati ideali per essere scoperti col sistema del passaggio davanti alla stella, essendo abbastanza grandi la diminuzione di luminosità della stella è relativamente più facile da rilevare, orbitando velocemente i passaggi tra noi e l’astro si ripetono con frequenza.
La stella in questione si trova a 1000 anni luce dalla Terra ed è un po’ più piccola del Sole (il raggio è il 70% di quello del nostro astro) e più fredda di circa 1000 gradi, mentre il pianeta è circa il 20% più grande di Giove, questo non vuol dire che la grandezza di stella e pianeta siano comparabili, occorre ricordare che in un sistema planetario la massa è quasi tutta nella stella? Nel nostro sistema solare il 99% della massa totale è nel Sole!
I giganti gassosi come Giove e come NGTS-10b secondo i nostri modelli sull’evoluzione dei sistemi planetari si formano lontano dalla stella, ma poi si avvicinano, questo può succedere fin dalle prime fasi di formazione del pianeta per interazione col disco protoplanetario oppure molto più tardi nella sua vita per interazione con altri pianeti.
NGTS-10b si trova a una distanza dalla stella che è 27 volte inferiore a quella di Mercurio dal Sole e come detto prima il suo anno dura solo 18 ore, il periodo di rivoluzione più corto mai osservato, certamente la forza di marea esercitata dall’astro deve essere così forte che il pianeta ne risulta bloccato e non ruota dunque su stesso mostrando sempre lo stesso lato al suo sole.
I modelli dicono che stella e pianeta dovrebbero avere 10 miliardi di anni e quindi forse davvero stiamo osservando l’inizio della fine di un esopianeta, ora sarà essenziale la prossima decade di osservazioni, gli scienziati guidati dal dottor James McCormac della facoltà di fisica dell’università di Warwick chiederanno più tempo (per utilizzare i telescopi più potenti del mondo c’è sempre la fila) per osservare il pianeta e capire se siamo davvero vicini alla fine o potrà stare in questa orbita ancora a lungo, se in questo breve lasso di tempo registreranno un ulteriore accorciamento del periodo di rivoluzione vorrà dire che il pianeta ha iniziato a spiraleggiare verso il suo tuffo finale nella stella.
Roberto Todini