Inventato dalla NASA per indagare e scoprire forme di vita su altri pianeti, ha trovato la sua legittimazione sulla Terra: si tratta di FINDER, un apparecchio in grado di registrare i battiti cardiaci.
Progettato nel 2013, il nome è un acronimo per “Finding Individuals for Disaster and Emergency Response”; il suo funzionamento si basa sull’utilizzo di un radar a microonde che localizza i segni vitali e può arrivare fino a circa 9 metri di profondità in caso di macerie, distinguendo se si tratti di battito umano o animale.
L’apparecchio ha la forma di una valigetta del peso di 10 chili, dunque piuttosto leggera e facilmente trasportabile, che due anni fa ha ricevuto il suo “battesimo terrestre” localizzando i battiti cardiaci di quattro uomini rimasti sepolti sotto le macerie causate da un terremoto e salvando loro la vita. È avvenuto nella città di Chautara, in Nepal, nell’aprile del 2015.
Reginald Brothers, sottosegretario alla difesa del governo degli Stati Uniti nell’ambito delle scienze e delle nuove tecnologie, ha commentato così la prima missione di FINDER, nonché il suo primo successo: “Ovviamente nessuno di noi vorrebbe che questo tipo di tragedie accadesse nel mondo. Ma strumenti come questo sono stati programmati proprio per soccorrerci quando gli incubi peggiori diventano realtà”.
L’obiettivo è la distribuzione commerciale di quest’apparecchiatura, affinché i Paesi ad alto rischio sismico possano dotarsi di una strumentazione efficiente e affidabile per scongiurare e arginare nei limiti del possibile il numero delle vittime; ma non solo: se posizionato in spazi aperti, FINDER può localizzare i ritmi cardiaci fino a 30 metri, potendo rivelarsi utile nel rintracciare feriti e dispersi anche in occasioni diverse – ma comunque non felici – da quelle dei terremoti.
E chissà che un giorno anche il nostro Paese non riesca a dotarsi di una simile apparecchiatura, soprattutto in un momento come questo, in cui la nostra catena montuosa si muove e ci minaccia.
Margherita Moretti