Criminalità organizzata, evasori, trafficanti, amici dei dittatori: l’inchiesta sui Fincen Files rivela gli affari oscuri della finanza mondiale.
2.000 miliardi di dollari: a questa cifra ammonterebbe il flusso di denaro sporco maneggiato da decine di banche in tutto il mondo nel periodo compreso tra il 2000 e il 2017. A rivelarlo un’inchiesta condotta dal Consorzio di giornalismo investigativo ICIJ, con la collaborazione di 110 testate distribuite in 88 Paesi. Parola d’ordine: Fincen Files.
L’indagine sta portando alla luce le operazioni di riciclaggio compiute da numerosi istituti di credito per conto di clienti affiliati a gruppi criminali di varia natura, che agiscono attraverso prestanome e società offshore. Un’inchiesta che coinvolge anche la politica. Tra le carte figurano infatti i nomi di alcuni miliardari russi vicini al governo di Vladimir Putin, che, grazie ai servizi delle banche, sarebbero riusciti ad aggirare le sanzioni internazionali e a introdurre denaro in Occidente. Tra i beneficiari di questi versamenti anche alcuni personaggi legati a Donald Trump, come Michal Flynn, ex ministro già coinvolto nel Russiagate, e Paul Manafort, stratega della campagna elettorale repubblicana del 2016.
Non solo: stando all’Espresso, che si occupa del fronte italiano dell’inchiesta, parte dei soldi riciclati dai magnati russi sarebbe giunta nel nostro Paese, dove è stata destinata all’acquisto di ville e alberghi di lusso. Tra le carte analizzate, inoltre, figurano anche i conti bancari di diverse attività italiane: imprese petrolifere liguri, attività di oreficeria toscane, aziende lombarde di materiali ferrosi.
Cosa sono i Fincen Files, cuore dello scandalo
I documenti al centro dell’inchiesta sono stati denominati Fincen Files, con riferimento al Financial Crimes Enforcement Network, l’ente governativo americano che si occupa di crimini finanziari. Si tratta per lo più di segnalazioni prodotte dalle stesse banche, le quali sono tenute per legge a comunicare al dipartimento del Tesoro americano ogni transizione in dollari che potrebbe essere frutto di attività illecite, e quindi finalizzata al riciclaggio. Tali segnalazioni sono chiamate SARs, “suspicious activity reports”. E proprio i SARs costituiscono la maggior parte dei Fincen Files sottoposti al vaglio dell’inchiesta.
I documenti, di carattere riservato, sono giunti un anno fa alla redazione di Buzzfeed, che li ha girati al gruppo di giornalisti che aveva già lavorato nel 2016 al caso dei Panama Papers. Questa volta tuttavia siamo di fronte a uno scandalo senza precedenti, per il numero di istituti e società finanziarie coinvolte.
Nonostante i Fincen Files nascano per lo più da segnalazioni fornite dalle stesse banche, essi dimostrano che gli istituti di credito non siano intervenuti in alcun modo per bloccare questi flussi di denaro sporco. Anzi, una volta comunicato il rischio, avrebbero continuato con i propri affari, senza preoccuparsi oltre dell’origine dei capitali. Inutili anche gli interventi delle autorità, limitati quasi sempre all’imposizione di multe, senza vere ripercussioni penali per i dirigenti.
I nomi coinvolti
L’istituto con il maggior numero di segnalazioni risulta essere la Deutsche Bank, con operazioni sospette per oltre 1.300 miliardi di dollari, frutto di attività di riciclaggio da parte di criminalità organizzata, trafficanti di droga e gruppi terroristici. Seguono Jp Morgan Chase (514 miliardi), Standard Chartered (166 miliardi) e Bank of New York Mellon (64 miliardi); senza contare decine di altre banche coinvolte nello scandalo con cifre minori. Tra queste vi sono HSBC, che avrebbe trasferito denaro frutto di numerose truffe, anche dopo averne appreso l’origine; o la Banca Centrale degli Emirati Arabi, accusata di aver tutelato i conti di un’azienda locale che aiuterebbe l’Iran ad aggirare le sanzioni internazionali.
Dietro le banche c’è di più
L’attività delle banche rivelerebbe un mondo sommerso, in cui miliardi di dollari prodotti attraverso attività illecite si muoverebbero indisturbati da una parte all’altra del globo. Coinvolgendo criminalità organizzata, terroristi, magnati di vari settori e addirittura i governi. Sempre secondo le dichiarazioni dell’Espresso, l’analisi dei Fincen Files porterà presto a galla questo intreccio di realtà criminose, facendo tremare molti nomi dell’alta finanza internazionale. Le Borse hanno già risposto, con il crollo dei titoli delle banche coinvolte. Probabilmente, siamo solo all’inizio.
Elena Brizio