Fimme nel fondo della cooperativa anticamorra (R)esistenza di Scampia. Ciro Corona racconta

Di Pino Aprile


Era una notte buia e tempestosa… E «Ve ne dovete andare!». Chi, da dove, perché? Lo hanno urlato due ragazzi su una moto a Ciro Corona, presidente della cooperativa sociale Resistenza che gestisce il Fondo rustico Lamberti a Chiaiano, bene requisito alla camorra e avuto in affido. Ciro era accorso con il cuore e le lacrime in gola, perché qualcuno aveva dato fuoco a una struttura del Fondo, usando liquido infiammabile. L’incendio avrebbe potuto propagarsi e distruggere il vigneto e il pescheto che sono il frutto del lavoro della cooperativa anticamorra.
Temeva di arrivare troppo tardi, Ciro. Ma la gente di Chiaiano l’aveva preceduto ed era subito intervenuta, per spegnere le fiamme. Dal cielo, è anche intervenuto qualcuno a dare una mano, con la pioggia. È finita bene, ma il gesto e l’avvertimento restano. Anche se qualcosa di strano, poco comprensibile c’è, fa notare lo stesso Ciro. La cooperativa Resistenza è protagonista del recupero dell’ex scuola professionale di Scampia, poi ridotta deposito di armi della camorra e a droghificio. Oggi, quell’inferno è diventato l’Officina delle Culture intitolata a Gelsomina Verde, la ragazza seviziata e uccisa dai camorristi, perché non volle rivelare (non lo sapeva, in ogni caso) dove si nascondesse il suo ex fidanzato.






Ciro ha raccontato sul suo profilo facebook cosa è successo la scorsa notte:

“Arrivo a via Tirone, la puzza di bruciato il fumo, la voglia di gridare e scoppiare in lacrime sostengono la mia folle corsa… il peggio è stato scongiurato. Amici, persone di Chiaiano erano li a spegnere quel fuoco e a custodire il Fondo, la pioggia è stata sacrosanta e provvidenziale. Il silenzio dell’angoscia è interrotto solo da un urlo in dialetto proveniente da un motorino ad alta velocità “ve ne dovete andare (…) Vigneto intatto. Hanno dato fuoco alla casetta di legno con del liquido (acceleratore di combustione) e un divano. L’imminente azione dei chiaianesi ha spento le fiamme sul nascere. Fumo, puzza e tanta paura oggi lasciano spazio alla felicità”.





E, dopo lo scampato pericolo, le domande: “al di là del fuoco, chi erano quei giovani che in sella ad una moto ci urlano di andare via, quale messaggio dobbiamo leggere? Perché incendiare un caseggiato inutilizzato e non le casette presenti nel pescheto, soprattutto non assicurarsi della riuscita del vile atto? Perché siamo sempre pronti a rincorrere le emergenze e mai un tavolo inter-istituzionale è stato lanciato per darci i permessi e mettere in sicurezza quel posto? Chiaiano ieri ha dovuto rispondere ancora una volta dal basso nella difesa di quel posto. Ancora una volta i veri custodi son stati i cittadini, i napoletani”.
Chissà se la cosa ha a che fare con l’imminente Pasqua e Pasquetta che, nel Fondo rustico, sono ormai ogni anno, occasione per l’arrivo di centinaia di persone, una festa di popolo che si rinnova.




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