Nella storia della cinematografia internazionale molto spesso i corrispettivi italiani dei film di produzione estera, non hanno reso giustizia ai titoli originali, causando anche aneddoti divertenti.
Innumerevoli volte si è sentita l’esigenza di tradurre in italiano i titoli dei film stranieri per rendere, forse, più comprensibili dei concetti difficili da spiegare. La traduzione del titolo risponde al bisogno commerciale di attrarre il consumatore. Il prodotto “film” deve colpire l’attenzione per essere scelto fra tanti. Il titolo italianizzato, dunque, sembrerebbe risultare più familiare e meno ostico allo spettatore. Ma davvero “italianizzare” i titoli dei film stranieri è sempre un bene? Non si corre il rischio di snaturare il concetto che vuole esprimere quel titolo? Non si finisce, a volte, di sviare lo spettatore dal reale senso del film? Non si perde anche un pizzico di poesia?
Gli esempi dicono di sì. Nella storia del cinema ce ne sono tanti, alcuni più noti, altri molto celebri.
Fra i più famosi sicuramente spicca il caso di “Ombre rosse”, western del 1939. Il titolo originale era “Stagecoach”, che si traduce, invece, con “Diligenza”. Proprio una diligenza rappresenta il nucleo tematico centrale dell’intera trama. Ma all’epoca qualcuno ritenne che non potesse andare bene. Quindi “Ombre Rosse”. La traduzione modificata mise in difficoltà Federico Fellini. Il celebre regista italiano incontrò il regista del film, John Ford, e si complimentò con lui, dicendogli che gli era molto piaciuto il film “Red Shadows”. Ford, ovviamente, rimase alquanto stranito.
Altro esempio più recente è un film del 2004, “Se mi lasci ti cancello”. Una sceneggiatura complessa, costruita su un impianto psicologico e visionario. Un film dal significato profondo, banalizzato dalla traduzione oscena del titolo originale. Negli USA il film era uscito infatti col titolo “Eternal Sunshine of The Spotless Mind”. Il nome originale era una citazione tratta da “Eloisa to Abelard”, scritto da Alexander Pope. I distributori italiani pensarono che “Infinita letizia della mente candida” fosse davvero incomprensibile per il pubblico italiano. E decisero di sacrificare la poesia.
Nel 1940 uscì “La Signora del Venerdì”, una commedia brillante dai risvolti morali. In questo specifico caso, la traduzione fu clamorosamente sbagliata. Il titolo originale era, infatti, “His girl Friday”, un’espressione che richiamava quella ben più nota utilizzata da Robinson Crusoe per chiamare il suo servo Venerdì, “My man Friday”, appunto. Il titolo voleva descrivere una donna particolarmente devota e servizievole, dunque. Il titolo italiano, col riferimento immotivato al giorno della settimana, ne ha totalmente snaturato il senso.
Da qualche tempo, fortunatamente, l’abitudine a tradurre in italiano i titoli dei film stranieri si è persa. Forse qualcuno avrà iniziali difficoltà di comprensione nello scegliere un film, ma ne sarà preservata la bellezza. Un po’ come evitare di chiamare tutti gli arabi “Mustafà” solo perché non riusciamo a ripeterne il nome.