Paul Thomas Anderson (1970) è un autore in cui si può fare affidamento. Il filo nascosto adesso al cinema è il suo ottavo film, da lui diretto, scritto e fotografato, con Daniel Day-Lewis come protagonista dopo lo straordinario Il Petroliere del 2003.
6 nomine agli Oscar per questa storia d’amor tossico, perfidia, vibrazioni vampiresche ed hitchcockiane ambientata negli anni ’50 in Inghilterra. Reynolds Woodcock è uno stilista famoso, elegante, ancora di successo ma all’antica. La sorella Cyril (Leslie Manville) che brilla per sottigliezza) lo assiste un po’ essendo balia, un po’ guardia e madre.
Il genio del protagonista è tormentato: la madre è una presenza costante nella sua vita e nella sua memoria, l’incertezza lo assale. L’incontro con la cameriera straniera Alma (Vicky Krieps) porta uno stravolgimento: la ragazza è naturale, solare, ha voglia di godersi la vita. Ma la vicinanza coi Woodcock la cambierà insieme allo strano, perverso, ricambiato sentimento che la porta verso Reynolds.
Come dicono in Sicilia, uccello in gabbia non canta per amore ma per rabbia.
Le cifre di Paul Thomas Anderson ci sono tutte, lavorate per sottigliezza, in chiave bassa, pronte a giocare sul non detto e sulle sfumature, perfino quelle vocali, di accento che nel doppiaggio italiano si perdono. Per questo motivo si consiglia vivamente di vedere il film in lingua originale.
Film giocato su primi piani e movimenti lenti, attenzione ai dettagli maniacale, Il filo nascosto è immerso in una fotografia tersa e aerea che valorizza le atmosfere e soprattutto lo splendore della casa londinese che è l’ambientazione principale del film e ring di una lotta tra due mentalità e due classi. Perfino la violenza, portata a quello strato sociale, sembra rarefatta, minimale ed invasiva come un odore, anziché vivida come quella di strada.
La geografia sociale dei protagonisti è definita dai gesti, dal modo di porsi rispetto agli oggetti e i luoghi, gli sguardi ed il tono. Ci troviamo in una lezione di regia e di recitazione per tutto il tempo.
Su piano musicale lo sguardo di Anderson è aiutato dalla musica ossessiva, tutta violino e piano, di Jonny Greenwood, che contribuisce a creare onde per il film su cui navigare. Spirito benigno per il filo nascosto è quello di Daphne DuMaurier, indispensabile per capire il film, gioiello perverso.
Antonio Canzoniere