La città incantata: il film capolavoro di Miyazaki

Chihiro parte con i genitori verso una nuova casa ed una nuova scuola. Una sosta durante il tragitto porta i tre all’interno di una strana città disabitata, presa per un parco giochi abbandonato.

I genitori, da profani che sono, mangiano fino a diventar maiali il cibo fatto dagli spiriti locali: solo Chihiro, inquietata dal luogo e preoccupata per la strana situazione, non avendo mangiato niente, rimane umana.

Per sopravvivere nella città incantata, luogo di villeggiatura di yokai (demoni giapponesi), dovrà affidarsi ai consigli di Haku, misterioso ragazzo dal cuore d’oro, che lei ha già conosciuto in passato: la bambina è presa a servizio della strega Yubaba, che le sottrae il vecchio nome e la chiama Sen.

Circondata da ogni sorta di creature fantastiche, Chihiro dovrà sopravvivere non lasciandosi schiacciare dalle avversità e dalla stranezza così pervasiva ed estranea di quell’universo cangiante ed intriso di magia.

Essenzialmente, La città incantata è la storia di un riconoscimento, il viaggio di un’eroina che non trova ma scopre in sé un mondo di possibilità, di inventiva, di ricchezze emotive e psicologiche.





Le interpretazioni non mancano per un film del genere: allo spettatore viene messa di fronte un’opera che ben si adatta alla visione politica (sul Giappone e la sua cultura sottomessa, ceduta alla globalizzazione) come a quella esoterica (sulla purificazione spirituale, espressa attraverso la metafora delle terme e dello spirito del fiume inquinato, per fare giusto un esempio).

Ben si addicono a Miyazaki delle protagoniste femminili: lui le sceglie ragazze o bambine, fresche di mente e cuore, proprio perché più capaci di empatia, più acute nel penetrare l’anima ed il flusso del contesto, sapendosi far trasportare senza esserne diluite o assimilate.

Si nota questa sintonia con il mondo femminile nel saper cogliere un elemento ricorrente nella narrativa d’amore, che in Europa ha la sua vetta con Emily Brontë: l’assimilazione del sesso maschile a forme aliene di potere, al contempo belle, violente e selvagge, come accadrà poi con Howl, padrone del castello errante. Haku, alleato di Chihiro e allievo-servo di Yubaba, non è che un involucro per uno spirito fluviale: lui cessa di aver fascino come ragazzo laddove inizia a brillare per la propria essenza demoniaca.

I due personaggi di maggior potere, Yubaba e Zeniba, gemelle in discordia, non sono che due aspetti del femminile, che la protagonista supera con la propria intelligenza e spontaneità. La città incantata è uno dei film migliori di inizio secolo, proprio per la sua ricchezza tematica che è tutt’uno con la sfavillante ambientazione, lezione di sottigliezza e caratterizzazione estreme. Non per niente, dopo aver vinto a Berlino l’Orso d’Oro nel 2002, prese l’Oscar come miglior film animato nel 2003.

Antonio Canzoniere

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