Gli scontri delle ultime ore
Le Filippine continuano a essere terreno fertile per il terrorismo di matrice islamica.
L’esercito regolare filippino ha affrontato nelle ultime ore il gruppo terroristico Abu Sayyaf, che ha base principalmente nelle isole meridionali che compongono lo stato asiatico.
L’escalation militare è probabilmente una risposta al brutale attentato di pochi giorni fa, quando due ordigni piazzati vicino a una chiesa avevano mietuto numerose vittime. Il presidente delle Filippine, il controverso Rodrigo Duterte, aveva poi dichiarato a mezzo stampa la volontà di sradicare il terrorismo islamico dal territorio statale.
Secondo stime del comando militare, gli scontri delle ultime ore, verificatisi nella provincia meridionale del Sulu, avrebbero provocato in totale 20 morti.
5 di questi apparterrebbero all’esercito delle Filippine, i restanti 15 al gruppo terroristico Abu Sayyaf.
Il portavoce dell’esercito Gerry Bersana ha inoltre fornito alcuni dettagli sui combattimenti. I militari filippini avrebbero affrontato circa 150 guerriglieri per circa due ore.
Il terrorismo islamico nelle Filippine
Il problema del terrorismo islamico è da tempo al centro della politica interna delle Filippine. Il gruppo terroristico più forte sul territorio è senza dubbio Abu Sayyaf, fondato addirittura nel 1991. Negli ultimi anni, con la comparsa del sedicente Stato Islamico, l’attività dei terroristi filippini è tornata a crescere, dopo un periodo di relativa calma.
L’obiettivo principale dei componenti di Abu Sayyaf è di separare le isole meridionali dal resto del paese. I motivi dietro questa rivendicazione sono prettamente religiosi. Infatti, al contrario della parte centro – settentrionale delle Filippine, a maggioranza cristiana cattolica, gli abitanti dell’arcipelago del sud sono per lo più musulmani.
L’azione più eclatante del gruppo è probabilmente quella fatta nel maggio del 2017. A Marawi, cittadina situata nel sud del paese, un gruppo di terroristi aveva assalito i palazzi governativi e una chiesa, alla quale avevano poi dato fuoco. I guerriglieri avevano infine preso in ostaggio il prete e alcuni fedeli cattolici, oltre che decapitato il capo della polizia.
Stefano Mincione