La guerra alla droga continua a mietere vittime giorno dopo giorno
Nelle Filippine la situazione è a dir poco tragica. I morti affollano le strade
La battaglia alla droga di Rodrigo Duterte è iniziata il giorno della sua elezione alla presidenza, lo scorso 30 giugno 2016. Il Castigatore, così chiamato, sta mantenendo la promessa fatta durante la campagna elettorale. “Se vinco non farò uccidere solo mille delinquenti, ma cento mila” aveva dichiarato.
Una situazione tragica quella delle Filippine e in particolare di Manila, la capitale.
I centri di riabilitazione per tossicodipendenti e spacciatori sono molto più che sovraffollati. Le persone si accavallano, dormono per terra e hanno soltanto un servizio igienico per oltre 150 persone.
Pare che Duterte abbia compilato delle liste che rimangono segrete ai cittadini, in cui vi sarebbero i nomi dei principali trafficanti e dei dipendenti. Per questo, anche chi ha provato l’ebbrezza in gioventù, si dichiara dipendente, nel terrore di poter essere freddato in strada dalle forze dell’ordine.
Il vero problema del sovraffollamento di centri riabilitativi e carceri, è dunque la paura. Non tutti sono dipendenti, ma si dichiarano tali per aver salva la vita. Infatti, pare che siano più al sicuro dentro queste strutture che a casa propria.
Gli omicidi sono definiti esecuzioni extragiudiziali. Coloro che sono ritenuti legati alla droga vengono freddati a colpi di arma da fuoco. I loro corpi vengono lasciati in strada per poi essere recuperati e portati in un obitorio che ha ormai le sembianze di una fossa comune.
Cose che nessuno può immaginare. Azioni che nessuno può ordinare, se non menti malate e con l’intrinseco gusto dell’orrido.
Le Filippine tremano.
Ciò che maggiormente fa paura, tuttavia, è la rassegnazione dei volti. Si passeggia per strada scansando corpi trivellati come fossero bottiglie dimenticate sul marciapiede.
Ci si chiede come sia possibile risolvere l’evidente problema della tossicodipendenza. Sicuramente non è questo il metodo migliore.
Ecco il giorno della mietitura! Probabilmente Duterte si sarà lasciato influenzare un po’ troppo dalla trilogia di Suzanne Collins. Probabilmente, è questione di follia. Sicuramente.
Maria Giovanna Campagna