Passiamo la maggior parte della nostra vita a perdere tempo facendo cose inutili. Uno di questi momenti è mentre siamo in coda ad aspettare qualcosa o qualcuno.
Ci fanno abituare alle code fin da piccoli: per andare in bagno bisogna rispettare la fila, in mensa dobbiamo rispettare il nostro turno, dobbiamo salire le scale in fila due a due. Regole, regole che diventano prassi una volta raggiunta la maggiore età.
La giornata di ogni uomo o donna che sia è un insieme di momenti buttati al vento che causano in noi sentimenti contrastanti. Usciamo di casa la mattina carichi e pronti per una giornata che, la maggior parte delle volte, sarà costellata da file e code.
L’ISTAT quantifica le ore che perdiamo in 400. Sedici giorni che potremmo impiegare per fare un viaggio o per passare più tempo con la nostra famiglia diventano invece tempo perso.
Ma se è vero che alcune code non possono essere evitate, altre siamo noi stesse a crearle per poi lamentarci.
La prima coda che l’uomo è costretto a subire è quella del traffico. Le persone preferiscono partire da casa tutte allo stesso orario. È sicuramente più comodo stare a letto 10 minuti in più. A volte invece non possiamo proprio partire prima a causa di altri impegni familiari, tuttavia questo è un problema che purtroppo ci creiamo da soli. Provate per una mattina a partire da casa 10 minuti prima, e vedrete che risparmierete del tempo in macchina per poterlo riutilizzare facendo la colazione al bar sotto l’ufficio (sperando non ci sia coda).
Biglietteria della stazione, primo giorno del mese: una coda chilometrica, unita ai ritardi dei treni regionali, preannuncia una giornata piuttosto lunga e insidiosa per i pendolari che cercheranno di raggiungere i luoghi di studio o di lavoro. Pensandoci, anche questo è un problema di facile risoluzione. Invece di aspettare il primo giorno del mese, gli abbonamenti possono essere pagati 4/5 giorni prima, quando la maggior parte delle persone ancora non ha pensato di pagare il nuovo biglietto e quindi le code sono nettamente inferiori.
Fanno invece parte delle “code che purtroppo non possiamo evitare” gli sportelli pubblici: non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo. La maggior parte delle volte che ci rechiamo agli sportelli, c’è sempre qualcosa che potrebbe andare storto. Il personale negli anni è diminuito, e le nuove assunzioni tardano ad arrivare.
Mentre nelle grandi città le segretarie di notai e avvocati sono in fila dalle prime ore del mattino per tornare ai propri lavori, nei piccoli centri abitati sono le chiacchiere a causare lunghe file ai poveri lavoratori e pensionati. E forse è colpa della burocrazia, forse è perché arrivano le multe da pagare lo stesso giorno delle pensioni, ma la coda sembra non abbandonarci mai.
E se sprechiamo 400 ore l’anno in banca e dal medico o di fronte alle macchinette del caffè perché siamo “obbligati” a farlo (sì, il caffè è di vitale importanza), ci sono code che potremmo evitare.
Il supermercato ad esempio, il luogo dove tutto dovrebbe essere facile, dove “mi serve il pane, lo prendo” è diventata ormai una battuta, è invece invaso da carrelli che formano file di umani. Inutile dire che la coda più corta è quella che inspiegabilmente, appena vi inserite, andrà a rilento.
Recentemente, tuttavia, i musei, i parchi divertimento, le SPA, le compagnie aeree e molte altre attrazioni, hanno adottato una politica di “fila prioritaria” per chi compra i biglietti on line. Piccole accuratezze che aiutano il cliente a non perder più tempo prezioso.
“Più è urgente il motivo per cui si fa una coda, più lento sarà l’impiegato allo sportello”.
Arthur Bloch, Regola di Flugg, La legge di Murphy II, 1980.
Federica Castellini