Gli agricoltori della città di Figuig, situata nell’estremo oriente del Marocco, al confine con l’Algeria subiscono il peso delle tensioni tra Marocco e Algeria. Dopo l’avviso ricevuto dall’Algeria, sono stati costretti ad evacuare Al-Arja, il palmeto sul suolo algerino situato lungo il confine tra i due Paesi.
Figuig, situata lungo il confine marocchino-algerino, dai “contorni molto sfumati”, è diventata “l’oasi della discordia”. Si tratta di una delle oasi più antiche della periferia nord del Grande Erg sahariano, contenuta in una enclave del territorio algerino. Un tempo crocevia di importanti vie carovaniere sahariane, costituisce uno dei riferimenti più settentrionali del demanio delle foggara. (Fogārah – un ingegnoso sistema di captazione d’acqua del sottosuolo).
Situata a circa 370 km a sud di Oujda e a circa 7 km dalla città algerina di Beni Ounif, Figuig appartiene alla parte più orientale del Marocco. Ultimamente è al centro delle cronache e conosce eventi che si impatterebbero volentieri su un’eredità coloniale. A subirne le conseguenze, sono i suoi abitanti.
Un gruppo di coltivatori di datteri, della citta di Figuig, è stato infatti esortato a lasciare il territorio di cui sono proprietari privati. La cui sovranità appartiene all’Algeria. L’area evacuata è Al-Arja (Oued Laârja secondo il nome algerino). Una striscia di terra lunga 5 chilometri, sul confine marocchino-algerino, ai margini della città di Figuig, appartenente al suolo algerino.
Un paradiso in cui crescono le palme da dattero e dove, nonostante l’ambiente arido e il terreno ghiaioso, i suoli sono ricchi. Al-Arja ospita da 10.000 a 15.000 palme, appartenenti agli agricoltori costretti ad abbandonarle. Secondo quanto riportato dai media, le autorità algerine hanno formalmente richiesto al gruppo di agricoltori marocchini di evacuare l’area di confine sul lato algerino.
La decisione ha lasciato dietro di sé il risentimento degli agricoltori, il cui mantenimento è dovuto principalmente alla coltivazione delle palme da dattero di Al-Arja.
Sono rimasti senza una fonte di sostentamento dall’oggi al domani, alla luce del difficile clima desertico nella regione. Ciò ha scatenato un’ondata di proteste, da parte dei cittadini di Figuig. Considerandosi espropriati, chiedono il risarcimento sia alle autorità marocchine che all’Algeria.
Le autorità algerine hanno giustificato la “messa in sicurezza del confine” dovuta al traffico di droga e armi, proliferati in quest’area. Giustificazione fortemente contestata dai cittadini di Figuig. Sostengono, infatti, che si tratti di una decisione politica. Ciò che sorprende è perché l’Algeria rivendica questa terra solo ora, quando il Paese è indipendente dal 1962?
Un problema di confine ereditato dal colonialismo
L’area di Figuig costituiva un baluardo inespugnabile contro l’espansione degli eserciti di molti paesi, in particolare dell’Impero Ottomano. Con la colonizzazione francese dell’Algeria, nel 1830, la città si trovò di fronte a una nuova sfida. Gli storici delle relazioni marocchine-algerine sottolineano, infatti, che il problema risale proprio alla metà del XIX secolo.
Quando, in seguito alla battaglia di “Isly” tra Marocco e Francia, fu firmato il trattato “Lalla Maghnia“. Secondo il quale fu stabilito il confine di stato con i francesi (sostanzialmente quello attuale tra Marocco e Algeria). Decritto nella storia del Marocco come un “inganno diplomatico” di cui è caduto vittima il negoziatore marocchino. Che portò a non definire con precisione i confini meridionali. Consentendo così alle forze francesi, in quel momento, di penetrare nel territorio marocchino con più facilità.
Dopo la firma del Trattato di Lalla Maghnia, il 20 luglio 1901 verrà firmato un accordo tra il Marocco e le autorità francesi in Algeria sullo status della regione di confine. L’anno successivo fu firmato un secondo accordo affermando che l’Autorità Sharif unificherà l’area tra il Mediterraneo e Wiquicke. Durante questo periodo, Figuig e i suoi abitanti faranno rivivere ancora una volta la storia della resistenza ai tentativi espansionistici.
Le linee di confine saranno poi definite attraverso la Linea Varnier (1912) e Trincke (1938). E attraverso accordi per colmare le lacune lasciate dai testi firmati dall’occupazione. Ma all’indomani dell’indipendenza del Marocco (1956) e dell’Algeria (1962), la questione dei confini è tornata di nuovo in primo piano.
Nel 1963, il Marocco afferma la propria sovranità su Figuig i palmeti circostanti. Il governo francese riconosce al Regno ha il diritto di rivendicare le oasi di palme, poiché di proprietà dei residenti di Figuig. Dopo la Guerra delle sabbie (1963) Marocco e Algeria, firmano nuovi accordi relativi ai confini comuni nel 1969 e 1972.
In quello che sembra essere uno sguardo preventivo su un nuovo conflitto che si profilava alla fine del colonialismo spagnolo, i vicini marocchini e algerini raggiunsero un accordo nel 1972. Per delimitare i confini dei due paesi, che si estende a nord dal Mediterraneo al Tindouf nel sud.
Un accordo che gli algerini si sono affrettati a ratificare. Mentre la ratifica della parte marocchina è stata ritardata di vent’anni. E in particolare dopo l’arrivo del presidente Mohamed Boudiaf nel 1992 al potere in Algeria. all’inizio della cosiddetta crisi del “decennio nero“.
Ma la firma di un accordo sulla carta, è stata seguita da tragedie e guerre sul campo. Nel 1972, la crisi di quella che è conosciuta come la confisca dei beni di centinaia di algerini in Marocco senza indennizzo. A seguito dell’emanazione di una legge per nazionalizzare le proprietà agricole degli stranieri.
Nel 1975, quando il conflitto nel Sahara iniziò a intensificarsi diplomaticamente e militarmente, le regioni dell’Algeria occidentale e del Marocco orientale saranno testimoni della peggiore tragedia. Poiché circa 45.000 famiglie marocchine furono espulse dall’Algeria occidentale.
La stessa regione sarà sottoposta a un processo simile al taglio delle arterie nel suo tessuto demografico intrecciato. Ed è stato nel 1994 quando le autorità algerine hanno deciso di chiudere i confini terrestri con il Marocco. In risposta alla decisione di Rabat di imporre i visti ai cittadini algerini nella scia di un attentato terroristico all’Atlas Asni Hotel di Marrakech. (24 agosto 1994).
Tra tensioni semi-croniche e preoccupazioni per la sicurezza reciproca, le linee di confine hanno assistito allo scavo di trincee e alla costruzione di muri e recinzioni. Che hanno solo aumentato le sofferenze dei residenti delle aree di confine e la dispersione di famiglie e tribù.
Con il passare del tempo, sembra che le ferite del passato non si siano rimarginate. Ma anzi siano diventate croniche. E, nonostante i tentativi dei residenti delle regioni di confine di adeguarsi alla durezza della politica su di loro, la crisi degli agricoltori apre un nuovo capitolo.
La complessità tra i due paesi aumenta con il passare del tempo, in assenza di chiare prospettive di risoluzione. L’oasi di Figuig è rimasta un caso speciale tra le regioni di frontiera. Costituisce un’unità integrata, parte della quale si trova su suolo algerino, e parte di essa su suolo marocchino. Questa crisi arriva proprio quando si sono riaccese le tensioni tra i due paesi.
Dopo più di quarant’anni, di cessate il fuoco, le tensioni sono riaffiorate alla fine del 2020. A seguito degli eventi nella zona di Guerguerat. E, il riconoscimento da parte dell’amministrazione dell’ex presidente degli USA, Donald Trump, della sovranità di Rabat sul Sahara occidentale. L’Algeria dal canto suo appoggia il Fronte Polisario, che cerca l’indipendenza del territorio.
L’Algeria guarda con preoccupazione ai recenti sviluppi legati al Sahara. Coincisi con l’ annuncio della ripresa della diplomazia tra Marocco e Israele. Gli osservatori hanno collegato la preoccupazione algerina alle principali manovre militari terrestri e aeree. Effettuate dall’esercito algerino, lo scorso gennaio, nella regione di Tindouf. Nel sud del Paese. Dove si trova la sede del Fronte Polisario e vicino al confine con il Marocco.
Gli sviluppi nella regione rivelano la convergenza di indicatori negativi verso la tensione. Alla luce della mancanza di segnali di dialogo o di contatto diplomatico per discutere le questioni controverse esistenti tra i due paesi. Sia emergenti che croniche. Che solleva nuove preoccupazioni e ulteriori ripercussioni negative sulle condizioni dei residenti delle regioni di confine.