Il nostro paese perde appeal agli occhi dell’Unione Europea. In seguito al recente stop della registrazione di figli di coppie omogenitoriali, il Parlamento europeo condanna l’Italia. Il governo Meloni pensava di passare inosservato mentre metteva in atto l’ennesimo “attacco alla comunità Lgbt“, come lo stesso Parlamento UE lo ha definito. Si sbagliava.
Gli attacchi dell’Italia contro le famiglie arcobaleno: arriva la censura dell’UE
Il mese di marzo è stato particolarmente turbolento per tutte quelle famiglie e bambini i cui diritti sono in balia di continue battaglie ideologiche. Il colpo basso è arrivato con lo stop del Ministero dell’Interno alla registrazione all’anagrafe dei figli di coppie dello stesso sesso nel comune di Milano, il più all’avanguardia del paese. Milano era anche uno dei pochi comuni a riconoscere i figli di coppie che all’estero avessero fatto ricorso alla maternità surrogata, vietata in Italia dalla Legge 40 del 2004.
Il sindaco Beppe Sala si è così trovato con le spalle al muro e di fronte a questo “passo indietro” chiede il sostegno di Bruxelles. Proprio a Bruxelles nella plenaria del 30 marzo viene approvato per alzata di mano (con una schiacciante maggioranza) l’emendamento tramite cui il Parlamento europeo condanna l’Italia e la sua decisione. L’Eurocamera definisce l’azione del governo Meloni un’importante “violazione dei diritti dei minori“, elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989. Si sottolinea inoltre come la decisione aumenterà la discriminazione nei confronti delle coppie e, soprattutto, dei bambini. Tutto sembrerebbe rientrare in un “più ampio attacco alla comunità Lgbt in Italia” ma, come sappiamo, niente di nuovo su questo fronte.
Il Parlamento europeo condanna l’Italia ma l’Italia non sta a sentire
Di fronte ad un rimprovero tanto plateale e, possiamo aggiungere, umiliante, ci si sarebbe aspettati che l’Italia ritornasse sui suoi passi, con la coda fra le gambe. Tutto il contrario. Non è bastato il voto compatto delle delegazioni di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia contro l’emendamento (d’altronde, cosa potevamo aspettarci) ma ci si dichiara “orgogliosi” di condanne del genere, come asserisce la deputata Fdi Alessia Ambrosi. Infatti, la questione viene interpretato come squisitamente politica. Lo dimostrano le parole di Matteo Salvini, in diretta con Radio Capital questa mattina, che definisce l’emendamento una “disposizione politica della sinistra che ha la maggioranza al Parlamento europeo“. Prosegue:
“Ci vuole un po’ di buon senso […] aprire un varco a ipotesi di uteri in affitto o similari è qualcosa di immorale e lontano dalla realtà“.
Salvini trova un grande sostenitore nell’ex senatore Simone Pillon che, invece di affrontare di petto l’accusa dell’Europa, utilizza i suoi canali social per lanciare l’ennesima offensiva contro la maternità surrogata. Diretta e tagliente è invece l’opposizione: Debora Serracchiani, capogruppo alla Camera del Pd, dichiara il governo responsabile di creare un’immagine del paese equivalente ad una “cartolina di una Italietta da Anni 50“. Ancora più amare le parole di Alessandro Zan che esclama in un tweet “Che umiliazione per uno Stato fondatore dell’UE“. Non potremmo essere più d’accordo.
Politica, ideologie o diritti?
Nonostante l’invito dell’Eurocamera a “revocare immediatamente” la decisione del governo italiano, si è ben lontani da una risoluzione. La comunità Lgbt+ si trova nuovamente ad essere il campo di battaglia prediletto per scontri politici e ideologici. Siamo sicuri tuttavia che è di ideologia e di politica che si sta parlando? Per il centrodestra sembrerebbe di sì, qualche voce dell’opposizione ricorda invece che si parla di diritti.
Diritti non di minoranze ma di tantissime famiglie italiane che, invece di essere protette, remano contro un governo che fa di tutto pur di accentuarne la discriminazione. Possiamo immaginare che i genitori avranno la forza di resistere e mandare avanti la loro battaglia (non politica, non ideologica, ma per i loro diritti civili), ma come si difenderanno i bambini? Le ostilità della destra italiana verso i diritti della comunità LGBTQIA+ non si fermano nemmeno di fronte alla categoria più fragile ed indifesa, di cui ipocritamente si dichiarano protettori.
Il futuro dei rapporti fra Italia e Unione Europea
Il Parlamento europeo condanna l’Italia in materia di omogenitorialità e comunità Lgbt+: ci troviamo di fronte al primo round di uno scontro Roma-Bruxelles in materia? L’Italia ha storicamente occupato un ruolo di rilievo nell’Unione Europea essendone, come ricorda il deputato Zan, uno dei fondatori. Di fronte alle prese di posizioni del governo, così in antitesi rispetto allo spirito europeo, possiamo chiederci quale sarà il suo destino. Ignorare le disposizioni provenienti dall’alto, infatti, non sembra andare a beneficio della credibilità dell’Italia nel panorama internazionale, già compromessa da diverso tempo. Lo stesso Beppe Sala ha lanciato una sfida al governo, spingendo i vertici a rendere chiare le proprie intenzioni:
“Vogliono stare con la Polonia e l’Ungheria o vogliono avere un approccio europeo reale e accettare lo spirito sociale dell’Europa?“
Ci basta ricordare che quando l’Ungheria ha accusato l’UE di “promuovere” la maternità surrogata, Giorgia Meloni si è accodata all’accusa. L’orientamento del governo sembra quindi abbastanza chiaro. Se aggiungiamo che il Parlamento europeo condanna l’Italia in modo tanto evidente ma questa resta irremovibile, possiamo smentire la sicurezza nelle parole della premier Meloni che, in riferimento alla questione dell’immigrazione, il 21 marzo scriveva su Twitter:
“L’Italia, che ho l’onore di rappresentare nel Consiglio europeo, ha oggi tutte le carte in regola per recitare un ruolo da protagonista e non da comprimaria.”
Tuttavia, fare parte dell’Unione Europea non significa essere in prima linea solo per le questioni care al governo italiano. Giorgia Meloni dovrà dunque rivedere la propria posizione se avrà intenzione di dialogare solo dei temi che più le fanno comodo. Una cosa è certa: l’Italia deve stare attenta a giocare con il fuoco, perché non può permettersi di perdere il sostegno dell’Unione Europea.
Il destino riguardo alle registrazioni dei figli di coppie omogenitoriali in Italia resta incerto, nonostante la forte presa di posizione del Parlamento europeo. Nel nostro paese tutto sembra ridursi ad una questione politica di forze di maggioranza o a questioni ideologiche… si capirà mai che in ballo ci sono i diritti di bambini e minori? L’Unione Europea lo ha capito, quando si sveglierà l’Italia?