Centinaia di artisti si schierano contro la tecnologia del riconoscimento facciale usata nei luoghi dei concerti. Parte del mondo della musica prende posizione per difendere la privacy del pubblico durante gli eventi live, nel tentativo di evitare discriminazioni e intrusioni nella vita personale dei fan.
Nasce un gruppo di artisti che schiera contro l’AI. Sono più di 100 volti noti del panorama musicale internazionale quelli che decidono di boicottare l’uso del riconoscimento facciale nei luoghi pubblici compresi i loro concerti. Tra di loro si celano personalità del calibro degli Anti-Flag, dei Wheatus, dei Downtown Boys, fino a Tom Morello e Zack de la Rocha fondatori dell’ormai storico gruppo “Rage Against The Machine”. I due musicisti hanno scelto di unirsi al gruppo “Fight for the Future” che chiede il divieto della tecnologia della scansione biometrica del volto in tutti gli eventi live.
I motivi sono molteplici come espresso da Leila Nashashibi attivista di “Fight for the future”, in primis la tecnologia può creare dei grandi danni attraverso una non corretta identificazione di un volto dovuta a difetti tecnici ed in secondo luogo rappresenta una grande invasione della privacy degli spettatori. Il riconoscimento facciale ci guida verso un mondo in cui la privacy è inesistente, dove le persone vengono identificate, osservate e sorvegliate continuamente. “Fight for the Future” vuole coinvolgere più artisti possibili, perché il mondo delle arti non si renda partecipe ad un nuovo caso Snowden.
Quando nasce l’adesione a “Fight for the Future”?
Lo scandalo firmato Madison Square Garden Entertainment è stato l’inizio di tutto. La società e il suo amministratore delegato James Dolan hanno recentemente sfruttato l’AI per allontanare dai luoghi degli eventi una serie di avvocati “colpevoli” di essere affiliati a cause legali contro l’azienda. L’avvocata Barbara Hart è stata letteralmente cacciata dal concerto della cantautrice statunitense Brandi Carlile tenutosi lo scorso autunno presso il Madison Square Garden, perché il suo studio legale era in causa proprio contro la MSG.
Il caso ha fatto scandalo, eppure è solo la punta dell’iceberg che segue una serie di numerosi eventi avvenuti negli ultimi due anni. La policy dell’impresa è chiaramente quella di non accettare “avvocati degli studi che perseguono un contenzioso attivo” contro la stessa MSG, almeno “fino a quando tale contenzioso non sarà concluso”, proibendo loro l’accesso alla cultura e allo spettacolo.
Questo incredibile fatto di cronaca spiega le motivazioni dietro alla nascita di “Fight for the Future”, in quanto costituisce una limitazione all’accesso alla cultura e all’arte da parte di una società privata nei confronti di un libero cittadino. Tom Morello e Zack de la Rocha in occasione della loro esibizione proprio al Madison Square Garden hanno protestato chiedendo l’abolizione di tale strumento durante il loro spettacolo.
Il riconoscimento facciale pro e contro
Allo stesso tempo, ci sono stati casi in cui l’AI è stata d’aiuto agli artisti, per esempio nel lontano 2018 la cantante Taylor Swift ha utilizzato la tecnologia biometrica durante il suo “Reputation tour” per identificare gli stalker che la perseguitavano. Tuttavia, secondo gli attivisti i rischi superano ampiamente i benefici. Prendendo in analisi questo caso è lecito che un’artista, per quanto con motivazioni valide, possa indagare su qualcuno che partecipa ad un evento pubblico? Il riconoscimento facciale ostacola i diritti alla privacy e aumenta la discriminazione contro il gruppo degli “emarginati”, compresa la comunità LGBTQIA+ e le persone di colore.
Certo un maggiore controllo può elevare il livello di sicurezza fisica, ma a discapito della sicurezza dei propri dati, della propria privacy e della libertà d’espressione. La scansione biometrica mette a rischio questi diritti fondamentali, soprattuto quando impedisce a un qualsiasi individuo di accedere liberamente ad un evento live, pubblico, a cui per di più si partecipa a pagamento.
Madison Square Entertainment non è un caso isolato
L’utilizzo di questi strumenti si è ormai diffuso nella vendita e nella distribuzione di biglietti per concerti, multinazionali come Ticketmaster hanno annunciato partnership con aziende specializzate nel riconoscimento facciale. L’obiettivo sarebbe quello di poter entrare ad un concerto senza bisogno di scaricare o stampare nulla: i software ricercano il volto dell’acquirente del biglietto (immagine ceduta durante la vendita), aprendo le porte di locali, palazzetti, stadi, forum di tutto il mondo. Le aziende puntano sulla tecnologia per allargare il loro mercato ai dati e difendersi dal bagarinaggio. Ad oggi, moltissimi luoghi protagonisti dei più grandi eventi live mondiali sfruttano già la tecnologia biometrica. In questa lunga lista è possibile trovare: lo stadio Citi Field di New York, il FirstEnergy Stafium di Cleveland e il palazzetto dello sport Pechanga Arena di San Diego.
“Fight for the Future” una lotta aldilà della musica
Il dibattito attorno alla raccolta dei dati biometrici nei luoghi pubblici è cresciuto esponenzialmente arricchendosi di controversie. Quindi, per quale motivo questi strumenti non fanno altro che diffondersi? In Italia la Camera ha esteso la moratoria sui sistemi di riconoscimento facciale utilizzati nei luoghi del pubblico che, se approvata anche al Senato, vieterà fino al 31 dicembre 2025 il loro utilizzo. Ciò nonostante, queste iniziative si trovano in opposizione con l’atteggiamento del ministro dell’interno Matteo Piantedosi che afferma la “necessità di usufruire della tecnologia per garantire la sicurezza e l’ordine”.
Queste posizioni contraddittorie potrebbero prefigurare un cambio di rotta che non si sposa alle politiche europee. L’Europa emanando l’Artificial Intelligence Act (AI Act, 2021) che regolamenta l’uso della potente intelligenza artificiale ha definito i sistemi di identificazione biometrica nei luoghi accessibili al pubblico un “rischio inaccettabile”, categoria in cui si trova tutto ciò che costituisce una “chiara minaccia per la sicurezza, i mezzi di sussistenza ai diritti delle persone”.
“Fight for the Future” rappresenta uno dei molti gruppi appoggiati dall’arte, dalla moda e dallo spettacolo nati per sensibilizzare sull’argomento e portare avanti una lotta ed una difesa che hanno bisogno di essere istituzionalizzate. Se la cultura sente il bisogno di proteggersi, all’interno del cosiddetto mondo libero, nella società dovrebbe accendersi un campanello d’allarme. Per quanto l’Unione Europea sembra essere ben posizionata rispetto all’argomento, iniziative come quella di questo gruppo di musicisti possono avere un impatto enorme, informando una quantità di cittadini elevata che comprenda anche chi non si interessa costantemente alla politica.