La scorsa settimana, a New York, è stato scoperto un fight club organizzato nel locale ‘Rumble in the Bronx’. Si erano incontrate ben 200 persone, sia uomini che donne, per bere e lottare, noncuranti delle disposizioni anti-covid di De Blasio, il governatore della città.
Insieme ad altre feste illegali, la NYPD è riuscita a bloccare l’evento, irrompendo nel locale poco prima della mezzanotte. Sono state denunciate solo 10 persone, gli organizzatori, tra cui un certo ‘Killa Mike’ pseudonimo di Michael J. Roman. Il Il 32enne, ha accumulato un discreto seguito su Youtube con il suo canale ‘Rumble in the Bronx‘ ed è anche il proprietario del locale sgomberato lo scorso sabato.
I fight club sono illegali secondo la UFC soprattutto perché non sono autorizzati e non predispongono di assistenza medica. La multa è salata per gli organizzatori e ammonta a 15.000 dollari. L’importo è stato calcolato in modo generico per i reati relativi al possesso di armi senza licenza confiscate in sito, alla lotta libera e, ovviamente, all’assenza di distanziamento sociale in piena pandemia.
Dal fight club di Fincher a quello di Rumble in Bronx, le regole rimangono le stesse
La situazione del Fight Club del Bronx ricorda quella di una festa abusiva: luci rosse al neon, bicchieri di carta e casse per la musica.
Niente in comune con i seminterrati squallidi del iconico film di David Fincher. Anche se rientra nella stessa definizione di fight club: un gruppo, che si riunisce in luoghi abbandonati come vecchi magazzini o seminterrati di ristoranti, per combattere senza regole con lottatori amatoriali, veterani, rissosi ma anche modelli e milionari. Una serata per tutti, dal tema “aggressività aperta”, in cui l’uomo smette di far uso del linguaggio e dei segnali che impiega normalmente per proteggersi, per abbandonarsi a un’esperienza fisica ed estrema.
Segnali interiorizzati ma anche segnali nuovi, imposti dall’esperienza della pandemia: la mascherina, il gomito, la conversazione a distanza, nella sovrappopolata New York. L’esplosione di party e risse nel formato fight club, dimostra che non si possono fermare gli impulsi spontanei che convivono laddove ci sia un legame fra individui?
Sempre una storia nuova per la città di New York
In città sono infatti nati diversi eventi di open fight organizzati in magazzini anche molto più attrezzati del “Rumble in the Bronx”. Un esempio datato è ‘Friday Night Throwdown‘, fotografato ben 10 anni fa da William B. Plowman, dove i fan dei fight club, scommettitori e modelli, combattono fino al mattino, in un ring, al suono trascinante della musica dubstep.
Come si può immaginare, è difficile raccogliere testimonianze sui fight club d’oltreoceano. Tuttavia si può accedere a discussioni sull’argomento da Reddit, un canale molto spontaneo e variegato che fotografa le sub-culture esistenti. In una discussione di appena 9 anni fa si parlava già di fight club. Incontri di quattro tranche, che duravano fino a mezzanotte e si tenevano mensilmente nei luoghi più oscuri della Grande Mela. Ovviamente per accedervi bisogna essere degli insider, ma forse i fight club non sono più riservati solamente ai vecchi cultori, ma sono aperti anche ai neofiti, a quanto pare sempre più presenti e desiderosi di combattere.