Nella lista pubblicata dall’AIE (Associazione Italiana Editori) sono presenti 100 autori e autrici: saggistica, letteratura, poesia. I maggiori nomi dell’editoria italiana presenzieranno alla fiera del libro di Francoforte per rappresentare il nostro Paese, quest’anno ospite d’onore. Fin qui tutto bene. Ma cosa succede quando in questa lista manca uno dei nostri autori più noti in tutto il mondo? Si tratta di Roberto Saviano, autore di Gomorra, escluso per ragioni non chiare dalla lista degli invitati.
Roberto Saviano: il grande escluso
Silvia Avallone, Viola Ardone, Alessandro Barbero, Alessandro Baricco, Chiara Carminati, Gianrico Carofiglio, Aldo Cazzullo, Paolo Cognetti, Alessandro D’avenia, Elisabetta Gnone, Antonio Manzini, Dacia Maraini, Marco Missiroli, Igiaba Scego, Susanna Tamaro, Chiara Valerio… Sono solo alcuni dei 97 nomi presenti nella lista di autori stilata dall’AIE e da Mauro Mazza, il commissario straordinario per il coordinamento delle attività connesse alla partecipazione dell’Italia, quale Paese d’onore, alla Fiera del libro di Francoforte. Al netto dei presenti, però, ha fatto scalpore un’assenza: Roberto Saviano.
“Perché non c’è Saviano nella lista degli scrittori? Forse perché è troppo critico verso il governo neofascista?” chiede un giornalista tedesco a Mazza. “Nella domanda c’è la risposta – ribatte lui – Abbiamo voluto dare voce a chi finora non l’ha avuta. Abbiamo dovuto necessariamente ridurre”.
Si è scatenata la bagarre: interna e non solo. Saviano è uno degli scrittori italiani più noti nel mondo: autore di Gomorra, da cui è stata tratta una serie tv di successo planetario, i suoi libri vengono tradotti in tutto il mondo e l’autore è apprezzato non solo per la sua letteratura ma anche per il suo noto impegno di denuncia quotidiana contro la criminalità organizzata.
La replica dura di Saviano non tarda ad arrivare:
“Mi ha fatto ridere tra le motivazioni: dobbiamo dare spazio a chi non ha avuto spazio. Sì, certo, è una cosa nobile. Infatti ci sono molti nomi nuovi. Ma ci sono anche nomi di chi è sempre in televisione e occupa ogni spazio possibile […]. Ma loro vogliono inventare pretesti, perché il messaggio deve arrivare forte e chiaro a tutti, devono intimidire tutti. Tutti devono, poi, iniziare ad avere un nuovo codice: attenzione a non dire quella cosa, a non inimicarsi quell’altro. Criticare le idee? Metafisica”.
Ciò che denuncia Saviano è un atto di censura nei suoi confronti: si sente bersaglio di un governo che, a suo dire, sta provando in molti modi a mettergli i bastoni tra le ruote proprio perché, come ricordava il giornalista tedesco, è troppo critico nei confronti del governo.
La linea dell’AIE
Secondo l’Associazione Italiana Editori, tuttavia, l’esclusione di Saviano dalla fiera del libro di Francoforte non è in alcun modo imputabile a un atto di censura politica ma più semplicemente a un inghippo burocratico:
“La scelta degli autori ospiti a Francoforte è frutto di una procedura, fatta di un proficuo dialogo e confronto con i singoli editori e agenti letterari italiani, a partire proprio dalle loro proposte. Tra le proposte sulla base delle quali si è costruito il programma mancano ovviamente molti autori tra i quali, almeno fino ad oggi, Roberto Saviano. L’AIE non avrebbe mai permesso e non permetterà mai ingerenze esterne rispetto alla volontà degli editori”.
Tuttavia l’editore di Saviano non è d’accordo, affermando che l’autore avrebbe dovuto essere inserito tra gli autori più rappresentativi dell’Italia “per l’indiscusso valore civile delle sue opere e per il grande successo internazionale di cui gode da sempre”. Sembrerebbe dunque una smentita di quanto affermato dall’AIE.
Saviano a Francoforte?
Chi abbia ragione e chi torto, però, è ancora un mistero. L’unico fatto certo è che, nonostante l’esclusione di Saviano dalla lista, l’autore sarà più che presente a Francoforte. Sembra infatti che gli stessi tedeschi, scavalcando istituzioni, burocrazia e diatribe interne italiane, lo abbiano invitato direttamente. Lo stesso Saviano afferma che:
“Questa censura ha avuto come risposta l’invito da parte dei tedeschi: l’Associazione dei traduttori, gli Editori tedeschi, i librai tedeschi. E ho avuto un invito anche dalla ZDF, la TV pubblica tedesca”.
Stessa sorte, peraltro, toccata anche a un altro illustre escluso: Antonio Scurati. Anche lui, noto al pubblico internazionale per i suoi libri sul fascismo e per le sue aspre critiche al governo attuale, non sarà tra i rappresentanti dell’Italia alla fiera del libro ma sarà comunque presente, invitato dall’organizzazione della fiera stessa.
Tre autori si ritirano altri protestano
Un’altra risposta, questa volta interna, è arrivata da alcuni autori italiani che, pur invitati a rappresentare l’Italia a Francoforte, hanno gentilmente declinato l’offerta in segno di solidarietà per l’autore campano e dissenso dalle scelte dei vertici. Lo scrittore Paolo Giordano si esprime così su X:
“La prima cosa che ho fatto dopo aver ricevuto l’invito alla Buchmesse è stata chiedere a Roberto Saviano se fosse stato invitato: no. Quindi mi sono fabbricato un impegno alternativo anch’io (c’ho judo). Purtroppo Roberto è diventato una cartina al tornasole di certi criteri politici di inclusione ed esclusione. Inaccettabili nella cultura.
Non è solo una questione politica, ma di banale opportunità: credo che Roberto sia l’unico di noi ad aver parlato all’Accademia di Svezia. Come si può anche solo pensare di non invitarlo in una delegazione italiana? Quanta miopia serve anche solo strategica? Io credo che tutto questo abbia raggiunto un livello di esplicitezza inaccettabile. Peccato. La Buchmesse era una grande occasione per tutti e tutte noi. E per il Paese”.
Sandro Veronesi rincara la dose:
“Le ragioni balorde e ridicole con cui il Commissario Mazza ha giustificato l’esclusione di Roberto Saviano non mi permettono di accettare l’invito che ho ricevuto. Continua questa pratica di ingerenza del Presidente del Consiglio e dei suoi più fidati collaboratori, accompagnata da ‘putiniana ipocrisia’, su decisioni che non devono seguire logiche politiche”.
Francesco Piccolo, infine, invia una lettera a Repubblica:
“Devo dire che mi mette a disagio dire un no almeno quanto mi mette a disagio andare a Francoforte dopo questa scelta di esclusione di Roberto Saviano. Non mi piace prendere posizioni pubbliche, ancorché virtuose, me ne vergogno. […] Ma i patti devono essere reciproci: io accetto pienamente il potere di una parte politica che non condivido; e la parte politica si comporta secondo lealtà, sensatezza, consapevolezza e basi culturali solide.
E non usa il suo potere (frutto di circostanze presenti) per decidere su (in questo caso) scrittori che lavorano da molto tempo prima delle circostanze presenti e dai commissari straordinari del momento. Ritengo semplicemente che l’Italia non possa non essere rappresentata anche dall’autore di Gomorra, un libro tradotto in tutto il mondo (e a seguire tutti i suoi altri). Non mi sento legittimato a rappresentare un gruppo di lavoro se manca qualcuno che evidentemente doveva esserci”.
Al coro di voci contrarie si uniscono molti altri nomi nell’esprimere solidarietà a Saviano e criticare le scelte politiche: Dacia Maraini, Erri de Luca, Maurizio de Giovanni, Chiara Valerio… Ed ecco che qualcosa accade.
La marcia indietro di Mazza
“Preso atto dell’odierna pur tardiva diversa indicazione di un editore, di fronte alle reazioni e a una corale levata di scudi, avendo a cuore su tutto il successo dell’Italia alla Fiera del libro di Francoforte, il Commissario spera che Saviano accetti l’invito e partecipi a uno dei nostri incontri nelle cinque giornate della Buchmesse”.
Dunque a Saviano arriva anche l’invito ufficiale dell’Italia. Ma l’autore si dice contento di non essere stato convocato da questo governo. Le schermaglie, quindi, continuano. Esserci o non esserci, dunque. Politica e letteratura. Non che le due cose siano mai state separate: l’impegno sociale, ancor prima che politico, della letteratura è noto e sfruttato sin dall’antichità.
Tuttavia ci sono periodi in cui i rapporti sono tranquilli e altri in cui sono più tesi. Periodi in cui la letteratura tende più allo svago disimpegnato, altri in cui tende più alla denuncia. Periodi in cui la politica non si sente minacciata, lasciandosi democraticamente criticare, e altri in cui sente necessario ribadire con forza il proprio potere togliendo la voce (o provando a toglierla) a chi la usa per esprimere opinioni contrarie.