Fiammetta Melis: quando la natura e la dad si incontrano.
1000 metri di altezza, distese di verde incontaminato e animali al pascolo: questo è lo scenario che Fiammetta Melis, 10 anni, ha davanti ai suoi occhi ogni giorno durante le sessioni di Dad.
La piccola è stata già soprannominata la “Heidi” del Trentino, per la naturalezza con cui si approccia all’ambiente naturale e alla fauna che la circonda. Frequenta il quarto anno della scuola primaria di Mezzolombardo, in Trentino. Da quando la provincia autonoma è diventata zona rossa, deve seguire il padre a lavoro, per non rimanere da sola a casa. La madre è un’operatrice sociosanitaria, il padre, invece, ha portato una delle più antiche tradizioni tramandate dalla sua terra, la Sardegna, fino in Trentino. L’uomo alleva 350 capre autoctone, provenienti dalla val Passiria e e dalla valle dei Mocheni.
“Al mattino mettiamo il computer su un tavolino in piano e poi ho anche una sedia. Accendiamo il computer così posso entrare subito in video lezione, preparo i quaderni e ci metto anche un sassolino altrimenti il vento mi gira le pagine. È bello, mi dà ispirazione per scrivere e mi rende più felice e anche interessata”, dice Fiammetta.
La storia di Fiammetta Melis e di suo padre Massimiliano è una storia di dad a lieto fine, quasi un’utopica chimera per la maggior parte delle famiglie italiane che oggi si devono interfacciare con la didattica digitale.
La Dad e le famiglie italiane
Molti genitori ancora oggi fanno fatica a interfacciarsi con questo modo tutto nuovo di fare didattica. Durante il primo lock-down 1 famiglia su 3 non è stata in grado di sostenere i propri figli nel percorso online, per mancanza di tempo o di adeguato supporto online. Il 30% dei genitori ha riportato di non aver avuto tempo a sufficienza per sostenere i bambini. Il 6%, inoltre, non ha potuto partecipare alla Dad a causa di problemi con la connettività o per la mancanza di dispositivi in casa.
Chiaramente questo tipo di didattica diventa ancora maggiormente difficile per i più piccoli. La maggior parte dei bambini manifesta insofferenza, distrazione e noia.
Alessio, 10 anni, afferma: “Non mi piace la didattica da casa, preferisco andare a scuola. Mi piace stare con i miei amici, riesco a comprendere meglio quello che spiega la maestra e non mi fa male la testa come quando sono al computer. Da casa è tutto più difficile, spesso chiedo aiuto alla mamma. A volte la connessione si blocca, così io e i miei amici chiediamo alla maestra di ripetere le cose, ma non si capisce niente perchè parliamo tutti nello stesso momento.”
Digitali e Uguali
In questo clima di difficoltà generale, nasce Digitali e Uguali per supportare le famiglie che non possono dare ai propri figli i device necessari per l’inclusione digitale. Questa iniziativa è stata promossa dal gruppo Gedi con YOOX, dopo che uno studio sui dispositivi tecnologici in Italia ha dimostrato che il 30% delle famiglie non possiede un dispositivo elettronico in casa. La percentuale sale al 40% se si prendono in considerazione solo le famiglie del Sud Italia.
«La prima premessa per lo sviluppo del bambino è la concentrazione. Il bambino che si concentra è immensamente felice», affermava Maria Montessori. Studi recenti hanno, però, dimostrato che quasi 7 bambini su 10 fanno molta fatica a concentrarsi davanti ad un computer. Cosa succederebbe se le parole della celebre educatrice si dimostrassero corrette? Molti bambini e ragazzi hanno manifestato insonnia e risvegli nel sonno, sintomi associati al disturbo dell’appetito e dipendenze tecnologiche.
Per di più, bisogna fare i conti con la delusione di aver visto mettere da parte l’istruzione, ancora una volta. Tempo fa era stata assicurata dal governo la frequenza scolastica, ma, di nuovo, nei punti all’ordine del giorno, pare che la scuola sia rimasta infondo alla lista. I ragazzi e i bambini stanno affrontando una sfida ardua che recherà inevitabili conseguenze sulla loro salute fisica e mentale. Ma, dopotutto, ci sono cose più importanti a cui pensare, giusto?
Mariachiara Grosso