A San Giorgio a Cremano, nel pomeriggio del 6 Marzo, si è consumata una violenza sessuale di gruppo nei confronti di una donna nella stazione della circumvesuviana. Questo però lo sappiamo già. Ieri è stata la festa della donna, ed alla luce degli eventi accaduti, c’è ben poco da festeggiare.
Nonostante i casi vergognosi di abusi e violenze, nel 2019 in Italia e nel mondo le donne hanno dei riferimenti, hanno altre donne dalla loro parte e organizzazioni, associazioni e vere e proprie realtà pronte ad aiutare chiunque ne abbia bisogno. Non è sempre stato così. Ci sono state donne che hanno lottato, rinunciato, manifestato. Donne che hanno sacrificato la vita in nome di un’indipendenza che oggi esiste, donne rivoluzionarie che nel nome della libertà hanno demolito i muri delle disparità.
Certo non basta la consapevolezza dell’esistenza di queste eroine. Quel che fa la differenza è il nascere nelle nostre anime i valori di cui loro erano portatrici. Esistono donne, che dedicano la loro vita ad informare e divulgare attraverso l’arte, la musica, il teatro i pensieri femministi che hanno cambiato le nostre vite, donne che oggi sanno far battere i cuori e aprire le menti.
Dopo l’episodio di violenza di San Giorgio, non è tardata ad arrivare la risposta delle Donne napoletane, le stesse che con la forza della musica e della sensibilità artistica vogliono continuare ad informare e far riflettere.
Nella giornata della festa della donna, al Teatro Galleria Toledo si sono esibite le Ardesia, la band di Stefania Tarantino che ha presentato il nuovo album “Dove non potrò” dedicato alle Nemensiache, un gruppo femminista degli anni ’70.
In particolare, Stefania Tarantino e la sua band hanno voluto riportare alla luce il ricordo di Lina e Teresa Mangiacapre, due artiste rivoluzionarie che ogni donna napoletana dovrebbe conoscere, nonché diffonderne il ricordo.
Stefania Tarantino e la sua musica meritano attenzione: ascoltare e cogliere il significato più giusto di quel che è necessario comprendere a fondo (e non sottintendere), è un’ulteriore passo avanti verso una più forte consapevolezza femminile.
Ciao Stefania. Qual è il messaggio principale che deve cogliere chi ascolta il vostro nuovo album?
In un modo segnato dalla violenza e dagli stereotipi, il messaggio che Ardesia lancia è quello della forza delle donne e della strada che hanno fatto. Esiste un mondo che cerca di sottrarsi alla violenza e che lavora sulla forza del femminile. Il lavoro di Ardesia è mettere in luce questa forza attraverso la musica, per far sì che il messaggio arrivi in modo più semplice alle nuove generazioni.
Teresa e Lina Mangiacapre. Donne rivoluzionare in contesto difficile per le donne che era quello degli anni ‘70. Cosa potrebbero insegnare le sorelle Mangiacapre alle nuove generazioni di donne?
Mantenere una fedeltà a sé stesse, seguire i propri desideri senza lasciarsi condizionare dalla società. Seguire la libertà, che ha varie forme e colori. L’importante è che ciascuna segua la sua forma di espressione. Le donne non sono tutte uguali, l’importante è che ciascuna segua un proprio percorso di libertà. Lina e Teresa hanno sempre lavorato sull’espressività femminile, celebrando e rispettando la diversità e la libera espressione.
Nella canzone che dà anche il nome all’album “Dove non potrò” c’è una frase che cita: “Le braccia che stringono, ti rendono schiava”. Quali sono per te quelle braccia, nella società, che rendono ogni donna inconsapevolmente “schiava”?
Tutte quelle che ci riducono ad una dimensione di meri consumatori. Le braccia della società che ci stringono e costringono ad accettare ciò che il mercato offre e fare di noi stesse una merce di scambio. Una donna è schiava anche quando è in difficoltà ed utilizza il proprio corpo, che diventa un vero e proprio strumento di distruzione della dignità. Spezzare tutto ciò che lede la dignità umana in tutte le sue forme.
Sarah Sautariello