Lo spagnolo ex Ferrarista ora pilota McLaren, alla Repubblica annuncia la sua volontà di abbandonare la Formula Uno nel 2017
Fernando Alonso rimprovera l’abbondanza di tecnologia applicata alle monoposto moderne “Le macchine sono troppo pesanti e lente, il talento del pilota in passato contava molto di più”. Queste sono le parole del pilota, amare e un tantino nostalgiche. 15 anni fa quando mosse i primi passi nel mondo della velocità su quattro ruote le vetture erano l’essenza della velocità; la strategia era finalizzata al sorpasso e al costante miglioramento dei tempi in gara e ancora prima in qualifica, ora la strategia è composta da elementi in cui il pilota c’entra poco, esso mette solo la guida, poi dal box esperti ingegneri analizzano minuziosamente telemetrie, consumi di carburante e gomme, ma soprattutto l’avversario! L’improvvisazione e l’estro di chi ha le mani sul volante si è ridotta ai minimi termini se non cancellata.
Alonso, rispecchia il fuori classe “all’antica”, sin da giovane l’obbiettivo è vincere spingendo a fondo il pedale dell’acceleratore, giocando con quello del freno per fare sorpassi mozzafiato, spingendosi al limite insieme alla macchina fedele amica a motore, la stessa amica che ti stuzzica ad osare sfidando leggi fisiche e se vogliamo dirla tutta…anche la morte. Il pilota iberico con questa motivazione pare non tornare indietro sui suoi passi ed afferma che la sua vita da professionista terminerà alla scadenza naturale del contratto con la scuderia McLaren, scadenza prevista a fine campionato mondiale del 2017.
Perderemo così un’altro fuori classe che a dire molti non ha mai vinto abbastanza rispetto a quello che avrebbe meritato di vincere. Un po’ tutti gli appassionati ricordano le gare di appena 10 anni fa, avvincenti e spettacolari con prodezze tecniche dei piloti incredibili, gare di 70 giri a tutto gas, ora la F1 è poco spettacolo..“poca roba” per chi di corse se ne intende.
Pareri contrastanti si scornano perché alcuni sono a favore di questa “omologazione” tecnologica, per il semplice fatto ambientale e per la riduzione dei consumi. Un altro fattore è la sicurezza del pilota, questa mette un po d’accordo tutti, ora l’atleta è molto più salvaguardato, infatti ogni monoposto è dotata di una cellula indistruttibile, nonostante sia abbastanza leggera è stata definita sicura dopo svariati test. Ma tornando alla critica sollevata da Fernando, è impossibile darle torto, le gare sono piatte e troppo spesso la griglia di partenza è uguale all’ordine di arrivo. Ci sarà un modo per salvare questo sport? e magari far ripensare all’ispanico con passato in Ferrari, di continuare ancora per qualche anno la carriera?