Ancora una volta una nave umanitaria viene fermata dalle autorità italiane. La Geo Barents di Medici Senza Frontiere, che solo ieri aveva sbarcato a Marina di Carrara 249 migranti soccorsi al largo della Libia, è stata sottoposta a un fermo amministrativo di 20 giorni. Il fermo per la Geo Barents porta con sé l’accusa di non aver rispettato le istruzioni della Guardia Costiera libica durante un salvataggio. Medici Senza Frontiere denuncia però l’ennesimo atto di ostilità contro le navi che salvano vite in mare e la complicità del governo italiano con la Guardia Costiera libica, accusata di gravi violazioni del diritto internazionale.
La vicenda del fermo per la Geo Barents ha acceso un acceso dibattito in Italia, con la Regione Toscana che ha duramente criticato il governo Meloni per la sua inefficacia nella gestione dei flussi migratori. Ma cosa è successo davvero durante il salvataggio del 16 marzo? E perché le navi umanitarie continuano ad essere ostacolate nel loro lavoro?
Medici Senza Frontiere denuncia l’ennesimo atto di ostilità contro le navi umanitarie nel Mediterraneo, mentre la politica italiana si divide sulla gestione dei flussi migratori.
Il fermo per la Geo Barents e le diverse realtà
La nave Geo Barents, che solo ieri aveva sbarcato a Marina di Carrara 249 migranti soccorsi al largo della Libia, è stata sottoposta a un fermo amministrativo di 20 giorni. Le accuse mosse contro l’equipaggio, e per le quali è poi conseguito il fermo per la Geo Barents, sono di non aver rispettato le istruzioni della Guardia Costiera libica durante un salvataggio avvenuto sabato 16 marzo, e di aver così messo in pericolo la vita dei naufraghi.
Secondo MSF, la realtà è ben diversa. Sarebbe stata la Guardia Costiera libica a tentare di interrompere il salvataggio, minacciando l’equipaggio e i migranti. Inoltre, le manovre imprudenti della nave libica avrebbero messo a rischio la sicurezza delle persone a bordo del barchino in avaria. L’ennesimo fermo per la Geo Barents, il ventesimo dall’entrata in vigore del decreto Piantedosi, rappresenta un atto di accanimento contro le ONG che salvano vite in mare.
“La Guardia Costiera libica, finanziata dall’UE, è quella che mette in pericolo le persone” afferma Juan Matias Gil, rappresentante delle operazioni di ricerca e soccorso di MSF. “E’ scandaloso che chi cerca di salvare vite umane venga sanzionato, mentre chi compie violazioni del diritto internazionale resta impunito.”
Le future denunce che saranno presentate dopo il fermo per la Geo Barents
L’Ong denuncia inoltre la complicità del governo italiano, che continua a finanziare la Guardia Costiera libica e a ostacolare le attività di soccorso delle navi umanitarie.
“Il decreto Piantedosi non ha fatto altro che aumentare le morti in mare” aggiunge Gil. “E’ urgente cambiare le regole e mettere al centro il salvataggio delle vite umane”. Alcune delle istituzioni locali, come la Regione Toscana, hanno duramente criticato il governo Meloni, accusandolo di inefficacia e di non essere in grado di gestire i flussi migratori.
“Mentre la presidente Meloni fa passerelle inutili in Egitto e stringe accordi con dittatori” ha dichiarato l’assessora regionale Monia Monni, “il nostro porto di Carrara si ritrova ad accogliere 249 persone, tra cui tanti bambini che portano i segni delle torture.”
La repressione razziale in Italia
Dopo il fermo per la Geo Barents, Monni ha chiesto al governo di battere i pugni in Europa per cambiare le regole e di investire in un’accoglienza migliore.
La Geo Barents non è l’unica nave umanitaria ad essere stata fermata negli ultimi mesi, processata e repressa da fermi amministrativi e da procedimenti giudiziari.
La Sea Watch 3 e la Humanity 1 sono state sequestrate per periodi di tempo variabili, mentre la Alan Kurdi è stata costretta a cambiare bandiera per poter continuare ad operare. Le ONG chiedono con urgenza l’abrogazione del decreto Piantedosi e l’adozione di un sistema di soccorso in mare più efficace e rispettoso del diritto internazionale.
Solo così si potranno evitare nuove tragedie nel Mediterraneo.