Fermare il tempo – sia capire cosa sia, come funzioni, come possa essere manipolato – interessava parecchio Lewis Carroll il quale, in Silvia e Bruno, inserì un orologio che, girando al contrario, poteva far riavvolgere il tempo all’indietro. Si tratta di una prima formulazione dell’idea – poi ampiamente diffusa nella letteratura di fantascienza – di una macchina del tempo.
In Alice, Carroll propose invece un tempo personificato e in grado di bloccarsi, condannando il Cappellaio Matto e la Lepre di Marzo a vivere sempre e solo l’ora del tè.
Cosa accadrebbe se si potesse davvero fermare il tempo?
Intuitivamente, sarebbe un po’ come premere il pulsante di pausa di un videoregistratore. Ogni persona e cosa ci apparirebbe immobile, con il piede ancora alzato per completare un passo e la bocca “congelata” tra una parola e l’altra.
Ma se accadesse qualcosa del genere, ce ne accorgeremmo?
Certamente no, perché, insieme al tempo, ci saremmo fermati anche noi. Ogni parola che pronunciamo, ogni battito di ciglia o palpito di cuore, perfino il più subitaneo pensiero, richiede un tempo, per quanto minimo, per essere portato a compimento. Se il tempo si fermasse, non potrebbe avvenire nulla di tutto questo. Pertanto non ci potremmo accorgere che il tempo ha smesso di scorrere.
Il parere della fisica
Le contraddizioni logiche esposte poco fa portano a complesse considerazioni sulla natura del tempo. Stephen Hawking distingue, opportunamente, tra freccia del tempo cosmologica, termodinamica e psicologica, e dimostra come tutt’e tre sono correlate tra loro.
Da un punto di vista prettamente fisico, tutti gli istanti sono uguali e non v’è nulla, nella natura fisica del tempo, che permetta di distinguere un momento passato da un momento futuro e “presente”. Per tale ragione, la maggior parte dei fisici è oggi persuasa che il tempo non “scorra”, almeno non nel modo in cui di solito si intende. E anche che lo “scorrere” del tempo sia in realtà una percezione nella nostra esperienza della realtà e delle sue trasformazioni.
Nel Paese delle Meraviglie
Nel romanzo di Carroll, “fermare il tempo” avviene in maniera molto diversa. Il Cappellaio e la Lepre sono eternamente sospesi alle cinque del pomeriggio, nondimeno continuano a muoversi, a bere il tè, e addirittura discutono con Alice di vari argomenti.
È il loro orologio a essere fermo; un orologio che, non a caso, segna i giorni del mese e non le ore.
Carroll introduce quindi una seconda dimensione del tempo. Mentre il tempo delle cose e degli orologi, e con essi quello del mondo, è immobile, i personaggi vivono in una dimensione a parte, che è una sorta di “tempo nel tempo”.
Carroll, pertanto, sembra distinguere, sebbene in forma letteraria (ma non per questo meno logica), la freccia del tempo cosmologica da quella psicologica.
Il tempo eterno della letteratura
Ed eccoci a un dettaglio che vale non solo per la Lepre di Marzo e il Cappellaio Matto, ma per tutti i personaggi letterari. Essi, essendo stati creati da uno scrittore e fissati, nel loro carattere e perfino negli eventi delle loro vite, sulle pagine di un libro, appartengono per definizione a un tempo eterno. Possiamo aprire dieci, cento, mille volte le pagine di un romanzo e troveremo sempre le stesse scene e gli stessi dialoghi.
Il tempo bloccato
Nel caso del Cappellaio e la Lepre, però, c’è qualcosa in più: è la trama stessa del romanzo a rivelarci che essi vivono in un tempo bloccato. Dunque, sono condannati due volte a un’eterna ripetizione del tempo: a) perché Carroll li ha relegati, nella sua trama, a bere un tè che dura per sempre; b) perché sono dei personaggi letterari che vivranno sempre la medesima scena, ogni volta che un lettore la legge.
Così, vivendo continuamente la stessa ora, si ritrovano a fare sempre gli stessi discorsi.
Il tempo personificato
Il Tempo una volta era loro amico, ma dopo che il Cappellaio aveva partecipato al concerto della Regina, non aveva più voluto collaborare con lui e la Lepre. Un tempo personificato, dunque, che può stabilire per chi scorrere (e come scorrere) e per chi no.
L’idea, in apparenza solo divertente, in realtà allude a un fenomeno a tutti noto, ossia quella di “tempo soggettivo”. Mentre il tempo oggettivo è determinato dallo scorrere delle lancette dell’orologio e, pertanto, risulta uguale per tutti, il tempo soggettivo non si basa su uno strumento di misura, bensì su come ogni persona, singolarmente, percepisce il passare di minuti e ore a seconda delle diverse situazioni in cui si trova a vivere.
Un paradosso temporale irrisolvibile
Nel caso del Cappellaio e della Lepre, a) l’orologio del Cappellaio segna il tempo oggettivo e per questo, essendo bloccati all’ora del tè, i due compari non vedono muoversi le lancette del cipollone; b) nonostante il tempo sia fermo, il Cappellaio e la Lepre continuano ad agire, parlare e bere il tè, e dimostrano così di vivere in un tempo soggettivo, estraneo al tempo oggettivo segnato dall’orologio, rinchiudendosi in una pantomima senza via d’uscita.
Claudia Maschio