Le ferite croniche sono un problema sanitario che affligge decine di milioni di persone in tutto il mondo. Un problema difficile da trattare ma per cui le terapie esistono, il problema è che sono troppo costose e la maggior parte dei sistemi sanitari non se le possono permettere.
Ora giunge notizia dalla Michigan State University che un team di ricercatori guidato dall’assistente professore Morteza Mahmoudi ha sviluppato un bendaggio multifunzionale economico che guarisce le ferite croniche.
La ricerca è stata pubblicata su Molecular Pharmaceutics.
Chi ha un congiunto diabetico o anziano non deambulante sa bene cosa sono le ferite croniche.
Nel caso dei diabetici quando compaiono le caratteristiche ferite ai piedi in più del 30% dei casi la sopravvivenza non va oltre i cinque anni, perché è tutto un susseguirsi di problemi (a cominciare dalle infezioni).
Come dicevo le cure esisterebbero ma buona parte dei malati ne sono esclusi, lo stesso Mahmoudi lo illustra con numeri autoesplicanti, gli USA, paese ricco, ospitano il 5% di questi pazienti ma ben il 90% delle vendite di tecnologie attive per la cura di queste ferite avviene nel paese. Questo non vuol dire che tutti gli statunitensi possano accedervi.
Perché queste ferite sono croniche? Nel caso dei diabetici il ridotto afflusso di sangue compromette l’azione del sistema immunitario e dunque la capacità naturale del corpo di guarire queste ferite. Inoltre a volte cercano aiuto in ritardo perché spesso hanno le terminazioni nervose danneggiate e dunque non sentono molto dolore.
Nel caso di pazienti anziani e non deambulanti la situazione non è molto diversa. Una ferita cronica ovviamente è anche facile che si infetti, cioè stando aperta per tanto tempo e guarendo lentamente è logico che possano entrarci batteri, in altre parole sempre usando le parole dell’autore della ricerca: in una ferita cronica di cose ne succedono parecchie.
I bendaggi attivi mettono a contatto della ferita sostanze che stimolano le cellule a fare il lavoro di ricostruzione che in un paziente normale farebbero da sole.
Il bendaggio realizzato alla Michigan State University è realizzato con sottilissimi fili di un polimero che costituiscono la struttura che fa da infrastruttura, questa struttura che deve aderire perfettamente alla ferita contiene anche collagene, in pratica si ricrea la funzione della matrice extra-cellulare che nel tessuto sano favorisce la migrazione cellulare e la costituzione di nuovi vasi sanguigni. Inoltre in questa struttura i ricercatori possono inserire anche proteine, peptidi e nanoparticelle che non solo aiutano l’opera di ricostruzione ma possono combattere le infezioni batteriche e “suonare la carica” al sistema immunitario.
Roberto Todini