Il termine femminismo si impone forte e presente nella vita di tutti i giorni con lo scopo di contrastare le ingiustizie del patriarcato. Eppure, è proprio il nome del movimento stesso a creare dissensi e critiche.
Da dove nasce quindi, la scelta di una parola così potente?
Per poter rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro, tornando nella Francia dell’Ottocento. Un terra in cui le donne che si battevano con tutte le loro forze per ottenere il diritto al voto, venivano denominate con fare dispregiativo “suffragette“. Il femminismo infatti, trova spazio proprio tra gli animi infuocati delle rivoluzionarie dell’epoca.
Era necessario scovare una parola rappresentativa, che conferisse nuovamente dignità alla figura della donna, al fine di raggiungere la tanto agognata parità di genere una volta per tutte. Ironia della sorte, fu proprio un uomo a dare visibilità al termine: il filosofo socialista Charles Fourier.
Lo studioso però non ambiva alla parità completa dei sessi, perché era chiaro che le caratteristiche biologiche fossero molto diverse tra un genere e l’altro. Eppure, grazie ad una sua comparsa all’interno del quotidiano The UK Daily News negli anni ’90 del 1800, il cosiddetto feminisme iniziò ad essere adottato in tutto il resto d’Europa, dando inizio ad una vera e propria epidemia.
Pochi sanno però, che in realtà la parola esisteva già in precedenza, e fu usata dallo scrittore Alexandre Dumas figlio nella sua celebre opera “L’uomo-donna” del 1872, in cui recita:
“Le femministe, chiedo perdono per il neologismo, dicono: tutto il male viene dal fatto che non si voglia riconoscere che la donna sia uguale all’uomo, che devono avere la stessa istruzione e gli stessi diritti degli uomini.”
Per quale motivo allora, al giorno d’oggi persiste così tanta confusione intorno a questa parola?
Il motivo è più semplice di quanto si pensi: la maggior parte delle persone è erroneamente convinta che il femminismo sia l’esatto opposto del maschilismo. Non esiste però affermazione più errata di questa, poichè mentre il primo mira ad un raggiungimento di pari diritti ed opportunità per entrambi i sessi, il secondo è invece l’incarnazione dei pensieri tossici ed antiquati del patriarcato.
Come si potrebbe risolvere questo problema?
La maggior parte delle persone propone un cambio termini, per rendere più facile l’associazione tra la parola e il significato. Eppure ci sarebbe una cosa altrettanto efficace che tanti abbandonano poiché la trovano scomoda e poco immediata: l’istruzione.
Come i bambini imparano a scuola che la fragola è quel dolcissimo frutto rosso costellato da piccoli semini, si potrebbe tranquillamente imparare il vero significato di questi termini.
Perché non andrebbe bene abolire il femminismo?
Nel corso degli anni sono stati fatti tanti tentativi per cercare una soluzione che potesse andare bene. Tra i molti, sono stati proposti umanesimo e egualitarismo. Entrambi fallaci poichè non riuscivano ad esprimere completamente il messaggio di fondo del movimento. Il primo infatti, sta ad indicare la convinzione che la base dei valori umani non sia Dio, ma l’umanità stessa. Mentre il secondo, non riesce a concentrasi in maniera efficace sulla mancanza di diritti di una piccola parte dell’insieme, ovvero le donne.
È bene quindi aprire la mente ed informarsi sui reali significati delle parole, perché “femminismo” non è una parolaccia ed è bene portarla avanti con orgoglio in memoria di tutte le persone che si sono battute, offrendo la loro stessa vita, per arrivare al punto in cui siamo noi oggi.
Purtroppo ci sono persone che sfruttano questo problema di associazione di termini per infangarne il nome e nascondere convinzioni errate dietro un cartellone di protesta verso tutto il genere maschile. Ecco, non è questo il femminismo. Non è odio verso gli uomini, né desiderio di supremazia del genere femminile.
Al contrario, è il desiderio di un mondo in cui ogni singolo essere umano possa essere libero di vivere senza il terrore del prossimo, senza più femminicidi, discriminazioni o ingiustizie.