‘Female gaze’, come riporta l’Oxford Reference, è un termine coniato in risposta alle affermazioni fatte da Laura Mulvey riguardo al ‘male gaze’.
Mulvey, nel saggio “Visual Pleasure and Narrative Cinema“, utilizza la psicoanalisi freudiana e lacaniana per analizzare il mondo della cinematografia. Secondo la sua interpretazione, la magia di Hollywood si basa sulla manipolazione del piacere visivo. Ed essendo la produzione cinematografica gestita principalmente da uomini, la prospettiva che si tende ad utilizzare è sempre quella maschile. La storia spesso è raccontata dal punto di vista del protagonista maschile, per il piacere dello spettatore, e non della spettatrice.
Secondo Mulvey, nel cinema si è formata questa dinamica, questa dicotomia uomo/attivo donna/passiva. Infatti la donna funge da oggetto, messo in mostra per soddisfare le fantasie maschili. Suggerisce poi che il cinema non ha solo contribuito all’oggettivazione del genere femminile, ma ha anche stabilito il modo in cui una donna va guardata.
MA COS’È IL ‘FEMALE GAZE’?
La cosa più ovvia da pensare è che il ‘female gaze’ sia semplicemente uno scambio di ruoli, l’oggettivazione del corpo maschile da parte del genere femminile. Tuttavia, Joey Soloway, direttorə e regista, spiega che il ‘female gaze’ è tutt’altro. Durante la sua master class, da una definizione in tre parti, affermando che il ‘female gaze’ è
Un modo di sentire e di vedere, un modo di percepire il mondo, mettendo in primo piano le emozioni.
La videocamera che mostra cosa si prova ad essere l’oggetto del ‘male gaze’, donne che raccontano di come sono diventate ciò che gli uomini vedono.
Restituire lo sguardo, dire “Noi vediamo che ci osservi, e non vogliamo più essere trattate come un oggetto. Vogliamo essere il soggetto.”
IL ‘FEMALE GAZE’ IN AZIONE
Si tratta di una rivoluzione importante e necessaria, ma anche pericolosa sotto alcuni punti di vista.
In Cina, infatti, il ‘female gaze’ viene utilizzato in maniera discutibile. Da circa un decennio, le donne sono diventate i maggiori consumatori del paese, influenzando il mercato in maniera esponenziale. Di conseguenza, per indirizzare meglio le pubblicità alla nuova forza consumatrice, aziende di cosmetici come L’Oréal e Lancôme hanno iniziato ad ingaggiare celebrità maschili per i loro spot.
Questi ragazzi condividono determinati tratti, tra cui un temperamento “femminile” (‘soft masculinity‘), più calmo e delicato, una maggiore espressività, ed un’affascinante bellezza. Si tratta di ragazzi che non si mostrano particolarmente mascolini, al contrario, presentano tratti stereotipicamente “femminili”, che non tentano di nascondere.
Vedasi ad esempio Kimura Takuya, idolo giapponese noto per la sua “tensione sessuale androgena”, e la sua presenza in uno spot della Kanebo Cosmetics.
UOMO “FEMMINILE”: CHE SIA SOLO UN TREND DEL MOMENTO?
Sono in molti a chiedersi se la popolarità di questi uomini sia solo un trend del momento o se i gusti delle donne siano cambiati col cambiare del clima socio-politico. Louie, infatti, parla proprio dell’avvento in Asia di un ideale di uomo ‘soft’, possibile conseguenza della ‘Korean Wave‘, ossia della crescente popolarità della cultura pop sudcoreana.
Già nel 1995, lo studio di Desrochers, professore di psicologia, ha osservato come un gruppo di universitarie preferisse uomini con tratti più “femminili” come potenziali partner romantici. Nonostante ciò, è impossibile stabilire con esattezza se si tratti di un vero e proprio cambiamento o se sia solo un trend del momento.
‘FEMALE GAZE’ IN CINA: LA CULTURA ‘NAN SE’
Nonostante sia positivo che in Cina si inizi a dare spazio al ‘female gaze’, allo sguardo femminile, siamo sicuri che sia questo il modo giusto di farlo?
È nata una vera e propria cultura di “consumo” di uomini sessualizzati (in cinese nan se xiao fei) nell’industria della pubblicità cinese. Questi ragazzi vengono addirittura soprannominati ‘little fresh meat’, o ‘manzi’ come diremmo in italiano.
In questa maniera, però, non si trova una vera soluzione al problema, si ribalta solo la situazione. Inoltre la questione femminile rimane, perché le donne sono comunque vittime del sistema patriarcale, che tenta di utilizzare il piacere visivo per estorcere loro denaro. Nonostante abbiano una scelta (se comprare o meno il prodotto), possiamo davvero parlare di ‘female gaze’ in questi termini?
Elisa Pinesich