L’attivista ambientale Fèlix Vasquez è stato ucciso in Honduras davanti alla sua famiglia
Fèlix Vasquez era il leader della tribù di Lenca in Honduras, ed è stato ucciso all’età di sessant’anni davanti alla sua famiglia. Dei banditi sono irrotti nella sua abitazione, hanno legato sua moglie, torturato i suoi figli e infine freddato l’uomo con quattro colpi di pistola. La sua colpa? Aver dedicato la sua esistenza alla difesa dell’ambiente in una realtà dove i cosiddetti poteri forti possono avere la meglio sulla vita di un uomo.
Fèlix Vasquez è stato ucciso a pochi passi dalla Riserva biologica di Montesillas, che difendeva in nome della salvaguardia delle terre della sua tribù. Poco tempo prima aveva annunciato la sua candidatura per il partito di sinistra Libre per le elezioni del prossimo anno.
Purtroppo le uccisioni in Honduras e in tutta l’America meridionale a causa della tutela dell’ambiente sono molto frequenti
Infatti, non è una novità che in un Paese così ricco di natura, ma allo stesso tempo vessato dalla violenza compiuta sulla stessa, chi voglia difendere l’ambiente soccomba. A tal proposito ci viene in mente l’omicidio di Berta Caceres nel 2016, un’altra attivista ambientale honduriana. Sono state arrestate sette persone solo tre anni più tardi, e dopo un lungo processo non privo di corruzioni. La donna, che aveva fondato il Consiglio delle organizzazioni popolari e indigene in Honduras, si opponeva alla costruzione di una diga sul Rio Gualcarque, considerato sacro dalla tribù Lenca, la stessa alla quale apparteneva Fèlix.
In quell’occasione Erika Guevara-Rosas, la direttrice per le Americhe di Amnesty International, aveva espresso parole piene di desolazione:
“Difendere i diritti umani è una della professioni più pericolose in tutta l’America Latina, ma aver la pretese di proteggere le risorse naturali vitali trasforma questo ‘lavoro a rischio’ in qualcosa di potenzialmente letale.”
Ecco perché difendere l’ambiente honduriano, così ricco e così delicato, costa la vita
La ricchezza dell’Honduras si fonda principalmente sulle attività che ruotano intorno alla deforestazione dilagante e al turismo, quest’anno arrestato per via della pandemia: infatti, subirà una pesante recessione come il resto dell’America centrale e meridionale.
La vegetazione in Honduras ricopre ben il 41,5% del territorio: la foresta pluviale – dove si trovano piante rare come il cedro, il mogano, la ceiba – domina i bassopiani e le zone più umide; la savana occupa le zone più asciutte come le coste. La deforestazione minaccia le specie rare e in via di estinzione, come il tapiro centroamericano, il giaguaro, l’iguana verde etc.
Se ricca è la varietà ambientale, altrettanto ricche sono le problematiche ambientali: è in corso l’abbattimento di ampie porzioni di foresta per far spazio all’agricoltura e per ricavare legname pregiato – appunto, cedro, mogano, pino. Il lago Yojoa e alcuni fiumi sono inquinati a causa degli scarichi delle industrie minerarie.
Ben il 16,1% dell’intera superficie del Paese è costituita da aree protette, tra cui parchi nazionali e riserve biologiche, ma poche hanno un riconoscimento legale a livello nazionale. E così, finché non ci saranno tutele legali per l’ambiente, non ci saranno neanche per i loro protettori, i quali finiscono per appellarsi a leggi che, di fatto, non esistono .
Francesca Santoro