13 dicembre 1250, giorno della morte di Federico II di Svevia. Eppure la storia di questo imperatore ancor oggi ha qualcosa da raccontarci.
Questo perché ogni epoca, in fondo, ha bisogno di uno stupor mundi. Ma vediamo più da vicino la storia del nipote di Federico Barbarossa.
Già la sua nascita possiede qualcosa di straordinario: la madre Costanza d’Altavilla, per far tacere le voci che mettevano in dubbio la sua gravidanza – considerata impossibile poiché avvenuta all’età di 40 anni – prende una decisione per noi alquanto bizzarra. Fa allestire nella piazza di Jesi un baldacchino, nel quale poter partorire in pubblico. E così, nel 1194, viene alla luce Federico II.
Rimasto orfano in tenerissima età Federico II viene affidato addirittura alla tutela del papa, Innocenzo III. Fatto che, come vedremo, non gli impedirà comunque di essere scomunicato. Ma andiamo per ordine. Federico cresce a Palermo, città multietnica che lascerà in lui un segno indelebile, formandolo e forgiandolo come uomo, prima che come re o imperatore.
Da parte di madre eredita la corona di Sicilia e grazie al padre può aspirare anche a quella di Germania. Cresciuto come figlio della chiesa (filius Ecclesiae) e fanciullo di Puglia, è destinato a divenire lo stupore del mondo.
Nel 1220, grazie alla sua abilità politica e strategica, Federico II viene incoronato Imperatore. E ora si sente completamente libero. Libero di agire e di pensare.
Perché stupor mundi?
Notevole è il suo volere di rendere validi i diritti tanto per i cristiani, quanto per musulmani ed ebrei. Celebre la sua affermazione secondo cui “nessuno deve impedire a qualcuno di fare causa per difendere i suoi diritti solo perché non è cristiano”. Ma al di là delle sue gesta politiche e legislative, ciò che di lui dovremo ricordare oggi è la sua grande intelligenza, curiosità verso il mondo e spirito di condivisione culturale.
Dalle scienze naturali alla filosofia, dall’architettura alla poesia, ogni aspetto della cultura affascinava ed incuriosiva l’imperatore. Fine stratega e abile politico si armava non solo di forza ma anche di intelligenza, famoso per essere oltre che conoscitore di diverse culture, anche di diverse lingue (si dice ben 6).
La scuola di Federico sarà la culla della poesia italiana, polo culturale di poeti come Giacomo da Lentini e Pier delle Vigne. Alla sua corte vengono chiamati a collaborare i più grandi studiosi dell’epoca. Non ne importa la nazionalità e tantomeno la lingua o la cultura. È l’amore per il sapere l’unica cosa che deve accumunarli.
Federico, così, stupisce il mondo.
Eppure, si narra che al padre Enrico VI, il quale chiedeva anticipazioni sul proprio figlio, gli fosse stato risposto: “turberà la terra e calpesterà i santi di Dio!” E in parecchi, a veder quel Federico adulto che creava una scuola laica e sfidava il papa, tale previsione appariva come una vera e propria profezia. Federico come l’Anticristo.
La crociata:
Come può un uomo affascinato dalla cultura orientale, aperto alle diverse religioni, rispondere alla richiesta del papa che lo vuole alla guida di una crociata in Terra Santa? L’imperatore rimanda. Parte. Si ferma. Dice di essere malato. La crociata è rimandata. Sì, ma per quanto? Il papa, che ora è Gregorio IX, non tarda ad attaccarlo: Federico preferisce Maometto a Cristo. È un’infedele. Di più, è la conferma che egli sia l’Anticristo. Va scomunicato.
Federico non può più rimandare. E allora, ecco che lo stupor mundi inizia a brillare. Perché la guerra? Perché spargimenti di sangue se si può dialogare? Inizia così un negoziato con il Sultano d’Egitto al-Kamil che si concluderà con un accordo. A parte alcune zone che rimangono in mano musulmana, Gerusalemme sarà cristiana. La città sarà aperta tanto agli uni, quanto agli altri. La crociata termina pacificamente. Che ciò sia stato possibile, dovrebbe farci riflettere ancora oggi.
Eppure, ancora gran parte del mondo non è pronto a questo. Tanto all’epoca, tanto forse ancor oggi. E in moltissimi criticano il loro operato.
Federico II: stupor mundi o Anticristo?
La contraddittorietà delle testimonianze e delle visioni circa la figura di Federico II lo accompagnano ancor oggi. Acclamato come l’unificatore di Oriente ed Occidente, come la meraviglia del mondo, egli era stato anche stigmatizzato e definito eretico, scismatico, corruttore. Per lo stesso Gioacchino da Fiore la sua identificazione con l’Anticristo predetto nell’Apocalisse era fuor di dubbio. Gregorio IX afferma infatti essere lui “la bestia che sorge dal mare carica di nomi blasfemi […]”.
Amato e odiato. Come si addice ad ogni grande personaggio della storia, anche Federico II è figlio di un tempo tanto contradditorio come lo è la sua figura.
E tale visione ambivalente si può trovare anche in Dante, che metterà ‘l secondo Federico tra gli eretici del sesto cerchio, ma che oltre, sempre nella Divina Commedia definirà come segnor, che fu d’onor sì degno.
“Ai posteri l’ardua sentenza” si potrebbe parafrasare, citando Manzoni. Ma noi, che posteri siamo di Federico II, ancor non riusciamo a dar sentenza definitiva. Probabilmente questo è il destino di chi, gettando luce sul mondo, crea anche una vasta zona d’ombra.
Quale, perciò l’insegnamento da trarre? La ricchezza intellettuale che l’incontro delle culture può darci. A sottolineare che senza la conoscenza non può esserci la possibilità della pace.