La relazione tra Federico Fellini e la critica agli spettatori televisivi riguarda un’intuizione presentata già da tempo, circa mezzo secolo fa, una tendenza che ha preso forma nei decenni successivi, anche se difficilmente avrebbe immaginato il livello attuale: la soglia di attenzione si è ridotta a soli 8 secondi, gli adolescenti sfogliano quotidianamente centinaia di contenuti sui social senza approfondire nessuno di essi. L’indifferenza di cui l’artista parlava è diventata così diffusa che la vita quotidiana sembra trasformarsi in un’esperienza da spettatore passivo.
Federico Fellini e la critica agli spettatori televisivi, una vera e propria anticipazione
Federico Fellini è stato uno dei più grandi registi italiani di sempre, tra i suoi film più iconici ricordiamo “8 1/2”, “I Vitelloni” e “La Dolce Vita”, ma la lista è lunghissima. Ha vinto ben 4 Oscar per il miglior film straniero e un Oscar alla carriera. Il suo stile onirico e visionario è così unico che è stato ideato un aggettivo apposito per descriverlo: “felliniano”. Negli anni ’80 però Fellini evidenziava in un‘intervista quelli che, secondo lui, erano gli effetti che la televisione stava avendo sugli spettatori.
L’intervista a Federico Fellini
Durante il suo discorso, il regista criticò aspramente la televisione e chi la guarda:
Quell’apparecchietto penso che abbia allevato e cresciuto una marea di spettatori impazienti, indifferenti, distratti e vagamente razzisti.
Tali parole, che l’artista quasi profeticamente pronunciò, possono essere facilmente associate a ciò che sta accadendo alla società attuale (sostituendo la televisione con gli smartphone). Fellini continua il suo discorso così:
vedere quattro film contemporaneamente potrebbe sembrare l’impresa di un gran cervellone, di qualcuno dotato di chissà quali poteri straordinari. In realtà è soltanto l’incapacità a prestare un minimo di attenzione a chi sta parlando, l’incapacità a lasciarsi sedurre e incantare da una storia . . . Con questa macchinetta, con questa specie di laser che cancella, toglie e appena la cosa non presenta degli agganci sensazionalistici subito si passa da un film a una partita di calcio, da una partita di calcio a un quiz, da un quiz ad una pubblicità dei pannolini.
Mezzo secolo dopo la “profezia felliniana” pare essersi avverata
Fellini sembra che già mezzo secolo fa avesse colto la tendenza che si sarebbe sviluppata nei successivi decenni, anche se mai avrebbe immaginato che si arrivasse a dove siamo oggi: la soglia dell’attenzione è di 8 secondi, gli adolescenti visualizzano sui social ogni giorno centinaia di contenuti diversi senza mai interessarsi veramente a nessuno di questi. L’indifferenza di cui parla l’artista è cresciuta talmente tanto che ormai non si vive più, ma si è solamente spettatori. Chi assiste a delle violenze per strada si limita a riprenderle senza intervenire.
L’utilizzo degli smartphone ha cancellato ogni sorta di situazione spiacevole. Quante volte abbiamo preso in mano il telefono in modo da evitare silenzi imbarazzanti con persone che conosciamo poco?
“Soltanto gli esseri intelligenti provano noia” diceva Giacomo Leopardi. Perciò, noi che siamo continuamente distratti e iperconnessi, cosa siamo?
Siamo una società che ci ritrova fianco a fianco a qualcuno che dà più importanza a una notifica che a noi, di fatto escludendoci, e questa diventa spesso una triste norma. Siamo una società che persino la manciata di secondi del semaforo rosso ci sembra un’agonia senza un telefono a portata di mano su cui digitare.
E cosa succederà quando prenderà piede il famigerato Metaverso di cui si sente continuamente parlare?
Forse il contatto con le persone diventerà un bene di lusso e sentirsi a proprio agio con le relazioni umane sarà un piacere di pochi. Ma, visti i presupposti, è molto probabile che noi, anziché pensare a cosa ci aspetterà in futuro, continueremo a digitare su una tastiera invisibile mentre alle nostre spalle scorre la vita, anche lei invisibile.