La Federazione calcistica Norvegese (NFF), attraverso le dichiarazioni della sua Presidente, nonché ex calciatrice, ha fatto sapere che “la FCC sostiene il Governo norvegese nella sua richiesta di un immediato stop agli attacchi sproporzionati contro i civili innocenti a Gaza”. Questa esternazione arriva poco dopo il sorteggio che vedrà la NFF competere contro la nazionale israeliana nelle qualificazioni alla Coppa del Mondo 2026 per l’Europa. La richiesta della Presidente Lise Klaveness nei confronti di FIFA è quella di investigare sui crimini israeliani in Palestina, sopratutto prima che i Mondiali del 2026 inizino.
Un sorteggio difficile per la Norvegia
La Federazione calcistica Norvegese si prepara ad affrontare Israele nelle qualificazioni per la Coppa del Mondo del 2026, ma la sfida va oltre il campo di gioco. Lise Klaveness, presidente della Norwegian Football Association, ha dichiarato che il sorteggio è particolarmente problematico a causa della situazione geopolitica in Medio Oriente. Ha affermato che non si può in alcun modo rimanere indifferenti alle atrocità del genocidio in corso a Gaza portato avanti da Israele, uno Stato che ha una propria squadra di calcio che competerà presto, a seguito dei sorteggi, contro la Norvegia.
Israele si troverà a sfidare, oltre la Federazione calcistica Norvegese, anche la Moldavia, l’Estonia e chi perderà nello scontro tra Germania e Italia. Proprio per questo, la NFF ha chiesto a FIFA di occuparsi della costante e indisturbata presenza di Israele nel mondo calcistico. “Israele fa ancora parte delle competizioni UEFA. Dobbiamo occuparcene. Stiamo seguendo la situazione da vicino con la FIFA, la UEFA e le autorità norvegesi” ha infine aggiunto. Il governo norvegese ha già espresso il suo dissenso verso le azioni di Tel Aviv, richiedendo sanzioni contro Israele.
Un impegno decennale con la Palestina
La federazione calcistica norvegese vanta un legame speciale con la Palestina, avendo lavorato sul campo per oltre dieci anni. Attraverso programmi calcistici per bambini nelle scuole e nei campi profughi, la Norvegia ha sostenuto la popolazione palestinese, rafforzando il suo impegno umanitario.
Klaveness ha sottolineato come questa collaborazione influenzi il punto di vista norvegese rispetto alla situazione in Medio Oriente.
Un dibattito che coinvolge anche i commissari tecnici
Ståle Solbakken, commissario tecnico della nazionale norvegese, ha definito il match contro Israele come un evento che andrà ben oltre lo sport. “La politica ha sempre avuto un ruolo, e questa situazione non fa eccezione”, ha dichiarato. Secondo Solbakken non si tratta solamente di calcio: la partita sarà un argomento di discussione importante, vista l’intensa controversia che circonda la presenza di Israele nei tornei internazionali.
La presa di posizione della NFF arriva dopo pochi giorni da un’altra esternazione molto forte e decisa, che ha in qualche modo influenzato un’alleanza già consolidata. L’ex commissario tecnico della squadra, Egil Drillo Olsen, aveva già affermato di voler bandire in tutti i modi Israele dai prossimi Mondiali, sin dalle qualificazioni al grande evento.
Israele nella UEFA: una questione controversa
La presenza di Israele nelle competizioni UEFA continua a suscitare polemiche. Klaveness ha ribadito che il suo paese sta lavorando per affrontare la questione, sottolineando che la Norvegia è coinvolta nelle richieste di sanzioni contro Tel Aviv. La decisione della UEFA di includere Israele nei suoi tornei è stata criticata da diversi paesi, soprattutto alla luce delle azioni militari nella Striscia di Gaza. Nonostante ciò, le partite tra Norvegia e Israele sono già fissate per il 25 marzo e l’11 ottobre 2026.
Mentre si discute sulla partecipazione o meno di Israele, lo stesso Stato sionista sta portando avanti un genocidio che non sembra avere fine. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, le persone uccise sono salite a 45.059, mentre 107.041 sarebbero i feriti dal 7 ottobre 2023.
Precedenti nella politica sportiva: il ruolo della Federazione calcistica norvegese nella questione palestinese
L’atteggiamento della Norvegia richiama decisioni passate nel mondo dello sport. Ad esempio, la Russia è stata esclusa da diverse competizioni internazionali dopo l’invasione dell’Ucraina. Questo precedente ha dimostrato come il calcio, e lo sport in generale, possa agire come strumento politico in contesti di crisi internazionale. Resta da vedere se la FIFA e la UEFA recepiranno le istanze norvegesi e se il calcio tornerà a essere solo sport.
La Norvegia è uno dei pochi paesi europei ad aver formalmente riconosciuto lo stato della Palestina sulla base dei confini precedenti al 1967. Oltre al riconoscimento formale, Oslo ha più volte condannato le azioni militari di Israele, definendole una violazione del diritto internazionale e delle regole di guerra.
La sfida tra Norvegia e Israele si presenta come un evento che unisce sport, politica e diplomazia. Mentre la Norvegia continua a sostenere la causa palestinese e a denunciare le azioni israeliane, il mondo attende di vedere se le istituzioni calcistiche accoglieranno l’appello del paese nordico. Il calcio si conferma non solo come un gioco, ma anche come un campo di battaglia per idee e valori che trascendono lo sport.
Resta ora da vedere come saranno accolte le richieste della Federazione calcistica norvegese in merito al coinvolgimento di Israele nei Mondiali 2026. Per il momento si è parlato di boicottaggio solo in riferimento a “misure estreme” che si potrebbero adottare nel caso in cui non ci dovessero essere alcune corrispondenze dalla FIFA. Certo è che anche il mondo del calcio, sopratutto nella declinazione occidentale, è profondamente piegato agli interessi geopolitici e il ruolo di Israele nel genocidio a Gaza non ne è escluso.