Credere o non credere, è questo il dilemma. Quando la fede diventa un affare di stato.
Il bene più prezioso di un uomo? La sua libertà. Ecco l’obbiettivo che l’umanità persegue ormai da millenni. E benché questa libertà abbia mille sfumature e mille interpretazioni, siamo legati a determinate sue concezioni.
La libertà di parola e di pensiero rappresentano una delle colonne portanti dei nostri diritti. Anche per quanto riguarda la religione, quantomeno in Occidente, si è verificata una progressiva “apertura di pensiero”: essere credenti, atei o agnostici è un fatto privato e personale. Ecco perché rimaniamo perplessi e sconvolti quando udiamo che qualcuno, da qualche parte nel mondo, è stato punito dalla legge a causa del suo rapporto con Dio.
Dubitare dell’esistenza di Dio può comportare ripercussioni spiacevoli e ingiuste. Ripercussioni che hanno travolto un blogger russo, Viktor Krasnov, dopo aver scritto sui social “Dio non esiste“. Denunciato per “oltraggio ai sentimenti dei credenti”, si è ritrovato ad affrontare i tribunali, oltre che ad un accertamento psichiatrico.
Eventi simili, ma ben più tragici, avvengono anche in alcuni paesi musulmani. In Pakistan, Arabia Saudita o in Iran si rischiano frustate e anni di prigione per coloro che si dichiarano atei. Non credere in Dio può costare anche la vita.
Sebbene il modo di punire un ateo possa cambiare da paese a paese, non bisogna ignorare che si tratta sempre di una libertà violata, anche se non si rimette la vita. Gli Stati Uniti, considerati (erroneamente) la patria di tutte le libertà, rappresentano un territorio ostile agli atei. Ancora oggi sembrano essere in vigore, seppur inapplicabili, alcune leggi discriminatorie. In Mississippi e in Tennessee, fino al 1961, le cariche pubbliche erano precluse ai non credenti.
Se essere atei può rendere la vita difficile, credere in Dio può risultare ugualmente rischioso. In Cina, benché la libertà religiosa sia riconosciuta dalla Costituzione, essa non sempre viene garantita. Lo Stato si dichiara ateo, di conseguenza coloro che appartengono al partito non possono mostrare alcun legame con una qualsivoglia religione, pena l’espulsione.
“La fede è qualcosa di assolutamente individuale, e non possiamo e non dobbiamo istituzionalizzarla. Se lo facciamo diventa una cosa morta, cristallizzata; diventa un credo, una setta, una religione che viene imposta ad altri”.
JIDDU KRISHNAMURTI