Eppure… sappiamo ripetere a memoria il sogno di Martin Luther King, appena ci ritroviamo una chitarra a disposizione accordiamo Imagine di Lennon e tutti, tutte ci siamo chiesti e chieste almeno una volta “Se questo è un uomo”.
Eppure… organizziamo le barricate umane per impedire la realizzazione di quel sogno, usiamo il legno per creare confini e impedimenti invece di costruire chitarre e violini con cui suonare e non ci accorgiamo che quell’Uomo e quella Donna sono quelli a cui noi diciamo “No”.
Perché è facile non aprire le porte della propria terra quando la si ha, una terra. O semplicemente, perché siamo stanchi e stanche, arrabbiati ed arrabbiate. E sfogare su chi lo è di più, risulta facile.
Personalmente, non lo so. So solo che l’aria è pesante, che la terra è instabile e che al cielo la bella musica non giunge ormai da tempo.
So solo che “Fatti non foste a viver come bruti”. E so che sono Donne, Bambini e Bambine ed una Creatura che ancora non sa di essersi trovata proprio nel momento sbagliato e nel posto sbagliato, e non è giusto che lo sappia. Non è giusto che sia così.
Perché ogni periodo ed ogni Paese dovrebbero essere quelli giusti per accogliere, rassicurare ed inventare nuove strofe di una canzone che aspetta di essere continuata: con la stessa voce con cui urliamo “No”. Perché ogni periodo ed ogni Paese dovrebbero essere quelli giusti per costruire chitarre e violini ed ogni strumento che crei musica: con lo stesso legno con cui alziamo limiti. E perché ogni periodo ed ogni Paese dovrebbero essere quelli giusti per vivere. Niente di più, in fondo. Vivere, che è la cosa più ovvia. E vivere da fratelli e da sorelle, che sarebbe la cosa più bella.
Deborah Biasco