Moda con un messaggio: la Fashion Week di Parigi tra sostenibilità e inclusione

Sostenibilità e innovazione: come la moda sta ridefinendo il futuro in passerella

Fonte: http://www.italian-traditions.com

La Fashion Week di Parigi del 2024, terminata all’inizio di ottobre, ha nuovamente catturato l’attenzione del mondo della moda, non solo per le sue collezioni, ma anche per i messaggi significativi che sono emersi. Quest’anno, le tematiche della sostenibilità, dell’inclusione e della responsabilità sociale hanno dominato le passerelle, dimostrando che la moda può essere un potente strumento di cambiamento.

Sostenibilità in prima linea

La fashion week non è solo un palcoscenico per le nuove tendenze; sta diventando un catalizzatore per il dibattito sulla moda sostenibile. I brand di alto profilo stanno assumendo una posizione di leadership, influenzando le pratiche di moda a livello globale e invitando i consumatori a riflettere sulle loro scelte. Le collezioni presentate non si limitano a soddisfare le esigenze estetiche, ma mirano a stabilire nuovi standard etici e ambientali, fungendo da esempio per altre manifestazioni del settore.

La sostenibilità è stata quindi senza dubbio uno dei temi più discussi. Marchi storici come Stella McCartney hanno continuato a porsi come pionieri, presentando materiali innovativi come il Kelsun, un filato derivato da alghe marine, la pelle vegana a base di mela (AppleSkin) e paillettes in alluminio riciclato.

McCartney ha enfatizzato la necessità di un cambiamento radicale nei metodi di produzione, non solo per ridurre l’impatto ambientale, ma anche per affrontare le problematiche legate all’economia circolare, un sistema che mira a ridurre gli sprechi attraverso il riutilizzo, il riciclo e il recupero delle risorse, creando così un ciclo sostenibile. Altri marchi, come Marine Serre, Chloé e Balenciaga, hanno anch’essi annunciato iniziative sostenibili, cercando di spingere l’industria verso pratiche più responsabili.

Marine Serre ha puntato sull’upcycling, trasformando tessuti di scarto e materiali come denim riciclato e vecchie tovaglie in capi di alta moda, riducendo così le conseguenze ambientali e promuovendo la longevità degli abiti.

Chloé ha utilizzato invece tessuti sostenibili come cotone organico e lana eticamente ottenuta, collaborando con artigiani indigeni per promuovere il commercio equo e la conservazione delle tecniche tradizionali.

Balenciaga ha dato grande rilievo alla sostenibilità, integrando materiali riciclati e a basso impatto ambientale, come fibre rigenerate e tessuti sostenibili tra cui poliestere riciclato e il cotone biologico.

Un marchio emergente che ha partecipato all’evento è stato Maggie Marilyn, un brand neozelandese noto per il suo approccio etico e per la trasparenza nella filiera produttiva. In particolare, il brand si concentra sull’uso di materiali riciclati e sulla produzione carbon-neutral.

Tali azioni dimostrano come il tema della sostenibilità sia sempre più centrale anche nelle passerelle di lusso.

Un nuovo approccio alla moda

I designer hanno messo in risalto l’importanza di un approccio olistico alla sostenibilità, non limitandosi solo ai materiali, ma anche al benessere dei lavoratori e alla trasparenza nella catena di approvvigionamento, il che implica che i consumatori possano conoscere l’origine dei materiali e le condizioni di lavoro dei produttori.

L’obiettivo dunque non è più solo quello di creare capi attraenti, ma di farlo in modo responsabile, considerando le risorse del nostro pianeta. Ma quale sarà l’effetto di queste pratiche sui consumatori e come reagiranno i marchi concorrenti?

La risposta sta nell’impatto mediatico della Fashion Week di Parigi, che rappresenta un’ottima strategia per promuovere il tema al grande pubblico e porre pressione sugli altri marchi. La settimana della moda diventa quindi non solo un evento per mostrare la propria collezione e incrementare la vendita dei prodotti, ma un’opportunità per affrontare tematiche sempre più rilevanti.

Il fast fashion sotto accusa

La Fashion Week di Parigi ha messo in evidenza il contrasto con il fast fashion. Marchi come Shein sono stati al centro delle critiche per le loro pratiche commerciali insostenibili e per la mancanza di trasparenza.

Mentre la moda veloce continua a prosperare attirando i consumatori con prezzi bassi, la crescente consapevolezza sui danni ambientali e sociali di queste pratiche sta spingendo sempre più persone a scegliere marchi etici e sostenibili. Questo cambiamento nel comportamento dei consumatori rappresenta una sfida per i giganti del fast fashion, costretti a rivalutare le loro politiche e pratiche.

L’adozione di materiali come il Kelsun infatti, può avere conseguenze significative sul mercato della moda. Non solo offre un’alternativa sostenibile ai tessuti tradizionali, ma solleva interrogativi su come i marchi di moda più grandi, che spesso seguono logiche di produzione rapida e usa e getta, possano adattarsi a questa nuova realtà.

Sostenibilità

L’impatto ambientale e sociale del fast fashion

Il fast fashion attrae sicuramente i consumatori poiché unisce l’interesse per le mode del momento a prezzi accessibili, permettendo di rinnovare frequentemente il guardaroba. Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli dell’impatto che questo consumo eccessivo ha sull’ambiente e sullo sfruttamento dei lavoratori.

La moda veloce provoca danni ambientali, tra cui l’inquinamento delle risorse idriche, a causa dell’uso massiccio di sostanze tossiche per il trattamento dei tessuti, un elevato consumo di acqua (soprattutto per la produzione di cotone), emissioni di gas serra e rifiuti tessili, poiché i capi spesso finiscono in discarica dopo pochi utilizzi. Secondo uno studio della Banca Mondiale, il fast fashion è responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di carbonio.

Inoltre, ci sono i danni sociali, come le condizioni di lavoro precarie, dato che il fast fashion tende a sfruttare lavoratori in paesi con manodopera a basso costo, incluso lo sfruttamento minorile. C’è anche un impatto negativo sulle piccole imprese, poiché i prezzi competitivi arrecano danno alle aziende che si impegnano a fornire prodotti di qualità e metodi di produzione etici.

Al contrario, le grandi firme della Fashion Week di Parigi hanno dimostrato che un approccio più etico e sostenibile non è solo possibile, ma necessario. La loro sfida ai modelli di business tradizionali potrebbe ispirare altri marchi a ripensare le loro strategie, portando a un cambiamento più ampio nell’industria della moda.

La crescente consapevolezza tra i consumatori sta infatti spingendo man mano la domanda di moda sostenibile. Le persone sembrano essere progressivamente più disposte a pagare di più per capi realizzati in modo etico. Questo è un cambiamento fondamentale: da una cultura del “fast fashion” a una cultura del “slow fashion“, dove qualità e sostenibilità prendono il sopravvento sulla quantità. Secondo un rapporto di McKinsey del 2021, il 66% dei consumatori a livello globale è disposto a investire di più in un prodotto sostenibile. Questo dato è confermato da un report del 2023 della Global Fashion Agenda, che indica che il 67% dei consumatori afferma di voler supportare brand che dimostrano un impegno serio verso la sostenibilità.

Inclusione e diversità sulle passerelle

Anche l’inclusione e la diversità sono stati temi centrali alla Fashion Week di Parigi, dimostrando come la moda stia diventando sempre più uno strumento di cambiamento sociale. Diverse maison hanno presentato collezioni che rappresentano culture e corpi differenti, legando la diversità a pratiche produttive etiche e sostenibili. Questi brand stanno ridisegnando i canoni estetici, invitando a considerare la moda come un mezzo di consapevolezza e trasformazione sociale.

Ad esempio, Balmain ha celebrato l’intersezionalità delle identità, includendo modelli di diverse origini culturali e sfidando i tradizionali stereotipi di genere. Valentino ha ulteriormente dimostrato come la moda di lusso possa essere accessibile a tutti, indipendentemente dall’aspetto fisico o dal background culturale. Il loro impegno non solo sfida i canoni estetici convenzionali, ma promuove anche una moda più inclusiva e sostenibile.

Non va dimenticato che fino a pochi anni fa, il mondo della moda era molto rigido su questi aspetti: modelle e modelli dovevano aderire a canoni prestabiliti, conformandosi agli standard sociali dominanti. Fortunatamente, sembra che ci stiamo muovendo verso un settore che celebra la diversità estetica e abbraccia  pratiche più eque e responsabili.

Il potere della moda di cambiare il mondo

La fashion week di Parigi ha dimostrato come la moda possa andare oltre l’estetica, abbracciando temi vitali come sostenibilità, inclusione e innovazione. Questo evento ha evidenziato che scegliere capi sostenibili non è solo una questione di stile, ma di responsabilità sociale e ambientale. Ogni acquisto consapevole contribuisce a ridurre l‘impatto ecologico e a sostenere pratiche etiche. Inoltre, ha sottolineato come l’inclusione, con la rappresentazione di identità diverse, vada di pari passo con la sostenibilità. Il messaggio di Parigi è chiaro: la moda ha il potere di generare un cambiamento positivo, ma ciò richiede anche l’impegno dei consumatori per costruire un futuro più sostenibile e inclusivo.

Eleonora Roberto

 

Exit mobile version