La Fas 2 mostra le prime falle, lo stilista per protesta brucia nove abiti da sposa: così prende fuoco un sogno.
Pietro Demita, è questo il nome dello stilista che per protestare conto la Fase 2 ha deciso di bruciare 9 dei suoi abiti da sposa. Un gesto estremo, dal grande impatto visivo e concettuale, un messaggio che arriva dritto al punto senza affidarsi a inutili retoriche: “In fumo i nostri sogni.”
L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 sta avendo ripercussione in ogni campo dell’economia: dal cinema, che ha visto saltare diverse uscite con perdite incalcolabili, al turismo, in un immobilismo che fa paura. In momenti come questo è davvero difficile tirare le somme e fin troppo facile puntare il dito.
Pietro Demita, l’atto estremo
Il gesto di Pietro Demita ha avuto una potenza visiva incredibile, lo stilista e titolare della Diamond Couture a Veglie ha dato fuoco a 9 abiti di sposa facenti parte della sua nuova collezione primavera-estate.
Il gesto, diffuso grazie a Facebook, ha avuto una grande risonanza e ha portato alla luce una mancanza governativa che ha voltato le spalle all’industria dei matrimoni: “Nessuna data, nessuna citazione nelle ultime disposizioni governative riguardanti la Fase” ha denunciato lo stilista all’Ansa.
“Si tratta di un simbolo fortissimo di protesta che faccio a nome di tutti i produttori della mia categoria” ha scritto Demita sulla sua pagina Facebook, dove ha mostrato in video le sue splendide creazioni diventare cenere.
“Dò fuoco alle mie creazioni, al frutto del mio talento, all’arte delle mie mani, ma prima di me lo hanno fatto le decisioni economico-politiche, sappiatelo” una denuncia che arriva dritta al punto e che ha raccolto messaggi di solidarietà ma che è ancora in attesa di una risposta governativa.
Albergatori, ristoratori, fiorai, decoratori, la lista potrebbe andare avanti all’infinito: l’immobilismo dell’industria matrimoniale non riguarda solo i creatori, ma tutte quelle realtà che contribuiscono a rendere realtà il sogno di due innamorati. Solo nel torinese l’Ascom stima una perdita di 300 milioni di euro, una perdita ingente e senza precedenti che tocca picchi incredibili se rapportata con il resto della nazione.
Al fuoco un sogno
Da Abito da sposa cercasi a 4 Spose siamo bombardati dai programmi televisivi che trattano il tema del matrimonio. Si potrebbe parlare di un certo voyerismo del matrimonio, in un’epoca in cui sempre più persone scelgono di non contrattualizzare i proprio sentimenti fa in un certo senso sorridere.
Eppure, per qualche strano motivo, nascono di continuo nuovi programmi a tema grande giorno, tanto che ormai siamo tutti a conoscenza di quello che accade nel dietro le quinte.
Dalla scelta degli abiti agli addobbi, passando per i fiori e l’intrattenimento il coronamento del sogno di due innamorati ha dietro un’ampia filiera di maestranze. Il lavoro di interi mesi viene giudicato in una manciata di ore, nella prima e unica data di una pièce teatrale che non avrà possibilità di repliche: il matrimonio.
Prima dell’anello, della proposta e di un sì sospirato il sogno del matrimonio ha già preso corpo dalla grafite di uno stilista che, superando l’ansia del foglio bianco, ha delineato le prime forme di un abito da sposa. Il sogno del matrimonio, al di là di sentimentalismi, valori religiosi e quant’altro inizia proprio dall’abito. Con strascico o senza, avorio, bianco o colorato ogni sposa ha già in mente il suo, lo ha già pensato e sognato. Il sogno è bruciato, ha fatto i conti con una realtà inaspettatamente dura fatta di incertezze e paura.
In attesa di scoprire quello che ci riserva il futuro prossimo a confortarci erano rimasti i sogni, i “Quando tutto questo sarà finito”, con il gesto di Pietro Demita sono sfumati anche quelli. Resta un senso di amarezza e preoccupazione, il sentore che se questi mesi trascorsi sono stati duri i prossimi potrebbero essere anche peggio.
Emanuela Ceccarelli