Il covo senza pudore di vecchi volponi fascisti
Fino a meno di un secolo fa, un capoccia strillava metaforiche cazzate alla stessa folla che poi lo appese e ci pisciò sopra. Quest’anno ricorre pure il centenario della marcia su Roma, non la più allegra delle evenienze. Però, un favoloso assist tematico per quella coalizione che si prefigge l’onorevole compito di difendere la Costituzione dalle grinfie della destra. Soprattutto, dalla tanto temuta Giorgia Meloni, fiera portatrice della fiamma missina. Tuttavia, questo antifascismo da battaglia appare ridicolo se associato alla Meloni e compagnia bella. Oggi parliamo invece dei fascisti storici che hanno inguaiato la nostra povera patria.
C’era una volta il duce
Ecco l’Italia povera e delusa, e pure abbastanza rabbiosa. La guerra è finita e i vecchi soldati tornano a casa, con in corpo la voglia di rivalsa. Ma l’indomani resteranno delusi, perché all’Italia non spetta un bel niente. Vallo a spiegare a tutti coloro che in guerra gettarono lacrime e sangue. Soprattutto a quelli che furono arditi: nulla di eroico, solo anime in pena e bisognose di cure. Il culto della Nazione chiama, e i fanatici rispondono: « Si parte per Fiume». Dopodiché, l’ennesimo corso storico di violenza politica. Tutti sanno che il popolo soffre, e si teme di brutto la svolta a sinistra. Infatti volano tante di quelle mazzate, da quei rozzi felici di servire il fascismo. Poco tempo fa, in un Paese vicino vicino, c’era una volta il duce. . .
Nasce, cresce e diventa balilla
Lo scriveva Montanelli, ma anche Eugenio Scalfari, che essere italiani nel fascismo significava, per forza di cose, essere fascisti. In uno dei suoi vetri soffiati ( quello del 25 novembre 1999), il fondatore di Rep scrisse:
Per quanto mi riguarda io fui balilla fin dall’età di 6 anni, balilla moschettiere a 9, avanguardista a 14 e fascista universitario nel momento stesso in cui entrai all’Università, a 17 anni.
Poco dopo raccontò anche del cambiamento che lo portò ad uscire da quel plagio mentale:
Per uscire da quella soggezione, che io peraltro fino ai miei 18 anni non sentii affatto come tale, ci volle un percorso assai tormentato, incerto, brancolante che durò più o meno un anno e quello fu anche per me il mio viaggio attraverso il fascismo, all’uscita dal quale approdai alla sponda del liberalismo e poi della sinistra liberale e del radicalismo azionista.
Il resto è Prima e Seconda Repubblica. Eugenio Scalfari fa parte di quelle generazioni alle quali il fascismo ha sottratto la formazione, e di conseguenza il pensiero critico. C’è chi si riprende, e chi non lo fa. Il ventennio fascista ha prodotto dei mostri che hanno continuato a rimanere fedeli al duce, anche ad oltranza. Un po’ come in “Fascisti su Marte”, dove il pelatone romagnolo inquieta le coscienze dei soldati perfino ad anni luce da Roma.
Un Paese di fascisti smemorati
“Nei campi di sterminio, Dio è morto / Coi miti della razza, Dio è morto”. In questi versi di nietzscheana memoria, emerge la volontà di pulire l’Europa dalle ideologie che l’avevano cosparsa di odio prima e di sangue poi. Ovvero, un cambiamento sociale. Proprio il genere di scenario storico sul quale ironizza il famoso romanzo di Lampedusa. D’altronde, di trasformisti se ne son visti diversi. Ecco a cosa serve l’ironia: a prendere i fenomeni ridicoli per quel che sono. Ridicoli, per l’appunto. E l’antifascismo non scampa a questo tragicomico destino. Così disse Churchill:
Bizarre people Italians. One day 45 million fascists. The next day 45 million between anti-fascists and partisans. Yet these 90 million Italians are not from the census.
Tempo fa è uscito un articolo qui su Ultima Voce che parla di Oswald Mosley, un importatore inglese di fascismo italiano. L’articolo è questo qui. Lo stesso personaggio storico compare anche nell’ultima stagione della serie “Peaky Blinders”. Oltre alle solite scorribande degli Shelby, la serie prova a descrivere le cerchie sociali dei politici estremisti. Perché ho scritto di Mosley? Perché la sua storia dimostra che un signore fascista, con ambizioni fasciste e che conosce solo altri fascisti non stupisce per originalità quando rimane fascista.
I camerati che divennero missini
Tra i nomi politici ricordati con onore, certo non dal sottoscritto, c’è quello di Giorgio Almirante. Anch’egli fa parte delle generazioni plagiate dal fascismo. Del quale fu devotissimo sostenitore, come quando scriveva per la rivista “La Difesa della Razza”. Trovate un estratto in un vecchio articolo del Corsera a questo link. Ricoprì anche l’incarico di ministro durante la Repubblica di Salò. Insomma, un camerata svergognato. Dopo Piazzale Loreto, fu segretario del Movimento Sociale Italiano; il quale, precisiamolo, era il partito di una Repubblica che nella sua Costituzione si proclama antifascista. Non era certo un segreto che molti fascisti fossero diventati missini. Alcune inchieste quindi non fanno altro che sfondare una porta aperta. Tornando ad Almirante, vi invito a guardare questa intervista che lascio qui sotto.
Una serpe fascista in seno all’Italia
Ho già scritto un articolo ( questo) dove accenno allo scandalo P2 e all’oscuro Licio Gelli. Ma la sua è una di quelle storie che si raccontano da sole, quasi come se fosse la sceneggiatura di un thriller. Si è speculato molto sul capo piduista, e ad oggi risulta difficile avere un’idea precisa sulla sua reale influenza nei fatti dell’Italia del secondo dopoguerra. In ogni caso, è indubbio che sia stato un uomo molto influente e con amicizie eccellenti ai piani alti.
Il cosiddetto Belfagor nasce, indovinate un po’, in epoca fascista. Ancora ragazzo quando si arruola volontario nella guerra civile spagnola. Il seguito lo affido alle sue stesse parole:
Lei deve sapere che sono entrato nei Servizi di intelligence dello Stato italiano dopo un incontro con Mussolini che voleva conoscermi. Io, il volontario “Licio Gommina” della guerra civile di Spagna, nella quale aveva perso la vita mio fratello. Il Duce mi chiese quale poteva essere la ricompensa che lo Stato italiano poteva dare alla mia famiglia. In quella occasione, gli dissi che senz’altro mi sarebbe interessato conoscere il mondo dei Servizi segreti… Da allora non ne sono più uscito.
Fascista lunatico, il signor Gelli, perché risulta che passò ai partigiani quando vide la malaparata. Fu uno dei tanti fascisti che la neonata Repubblica volle tenere con sé. Addirittura, nei servizi segreti: mica pizza e fichi. . . Si dice che una fonte del suo potere fosse una parte del tesoro rubata al re di Jugoslavia. Una mina vagante questo Gelli, non a caso il suo nome va a cocchia con bombe piazzate qua e là. Insomma, il caso P2 pare essere solo il morso di una serpe in seno all’Italia per anni.
Archivi familiari
Lo confesso, chi scrive è di parte: Ignazio La Russa mi suscita una gran simpatia. Non me ne vorrà allora il senatore se rispolvererò il suo album di famiglia. La Russa è un cognome di spicco in zona Milano, ma le sue radici sono in Sicilia. Il padre dei fratelli La Russa, Ignazio e Romano, si chiamava Antonino e faceva l’avvocato. Nel ventennio fascista militò in politica e partì come volontario per il fronte nordafricano. Che ve lo dico a fare, anch’egli divenne missino. Queste le radici del noto senatore La Russa, candidato con FdI alle prossime elezioni.
Chissà quante altre storie così ci saranno in Italia. Genitore nato e cresciuto col fascismo e i figli che sono di destra da sempre. Onestamente parlando, è illogico condannare rimasugli fascisti dopo decenni di palese trasformismo. Semmai, si possono formulare scenari alternativi che rientrano nella fantapolitica. Le cose però non sono andate così: non c’è stato nessun ostacolo formale per impedire l’attivismo democratico ai vecchi militanti fascisti. Ciò che resta sono i senatori con atavici conti in sospeso verso l’altra barricata.
Voto utile e altre cazzate
Uno dei modi più assennati per sfuggire alla propaganda del voto utile è studiare la storia. Sto leggendo un libro sull’ascesa del fascismo, ma non l’ho ancora concluso e quindi mi asterrò dal dare giudizi. Ma ciò che ho letto finora mi basta per dire che i primi fascisti erano degli esaltati. Più che andare in Parlamento avrebbero dovuto farsi ricoverare in psichiatria. Solo che poi quella banda di estremisti crebbe a dismisura, e divennero tutti fascisti. Dopo la guerra, i più scaltri montarono un circo democratico in Parlamento. E quello non era fascismo, era trasformismo politico in un Paese smemorato, e pure un po’ ipocrita.
Ebbene, è successo che figli e nipoti di vecchi fascisti hanno ereditato simpatie per il ventennio. Non ci vedo nulla di strano, è tutto perfettamente logico e coerente. Perciò, che la smettano con la cazzata del voto utile. Giorgia Meloni ha iniziato a militare fin da giovane dalla Garbatella tra le file giovanili del partito missino: non ha mai conosciuto il fascismo. I cosiddetti antifascisti non hanno ancora capito che l’ipocrisia si veste di nero a giorni alterni.
Matteo Petrillo