Con un linguaggio che mischia la politica e il pop, Valerio Renzi ci sfida nel racconto di un Fascismo Mainstream, una destra che fa egemonia anche dal punto di vista culturale e che chiede di guardarla con lenti nuove e con una grammatica che non può limitarsi a definirsi antifascista.
Fascismo Mainstream di Valerio Renzi non è un libro sul fascismo, non è una ricostruzione storica, né un’analisi di cause e conseguenze. Fascismo Mainstream è, invece, una lettura che apre la mente a tutta una serie di riflessioni che riguardano la nostra epoca e ciò che dell’ideologia fascista ci portiamo ancora dietro e dentro. È un’attenta riflessione su un linguaggio politico e un agire politico che a quell’ideologia si rifa, mascherandola e oscurandola dietro a giustificazioni populiste e contraddittorie.
Valerio Renzi, giornalista e scrittore, ha partecipato negli ultimi anni come relatore o auditore a una gran quantità di dibattiti sui temi del razzismo, dell’avanzata dell’estrema destra, sull’azione dei gruppi neonazisti e neofascisti. Ci restituisce, allora, una panoramica di queste tematiche attraverso una prospettiva diversa, inedita, portandoci a riflettere su quanto un’ideologia così pericolosa e che appartiene a un passato ormai, almeno apparentemente, sconfitto, sia in realtà ancora presente nelle nostre vite, nel nostro linguaggio, nelle nostre istituzioni, seppur in una forma rinnovata, a volte non immediatamente riconoscibile ad un occhio e un orecchio non abituato a certi indottrinamenti.
Lo sterminismo
Interessante la conclusione a cui giunge, ciò che definisce “sterminismo”, un sistema sociale ed economico teorizzato dal ricercatore e divulgatore neosocialista Peter Frase e che, a partire dai processi storici in corso relativi alla crescente automazione e crescita tecnologica, combinata con la crisi climatica, potrebbe essere generato dalla combinazione tra la categoria della gerarchia e della scarsità. Ce lo spiega in maniera chiara l’autore:
Si tratta di idealtipi, di semplificazioni senza nessuna pretesa predittiva, che hanno però il pregio di rappresentare con efficacia la posta in gioco negli anni a venire sul governo di fenomeni complessi e globali. Quello che ci interessa qui discutere è l’ultimo e il più fosco dei futuri immaginati da Frase: lo sterminismo, che assomiglia a un regime di tipo nazista e viene non a caso definito utilizzando la parola sterminio. Qui l’automazione e il progresso tecnologico rendono inutili le masse di non proprietari al benessere dei proprietari. […] Cosa succederebbe invece se di grandi masse di lavoratori non ci fosse più bisogno e allo stesso tempo i cambiamenti climatici riducessero drasticamente le risorse a disposizione e i luoghi vivibili sul pianeta?
Un mondo di sperequazioni
E continua:
Le immagini ormai entrate nel nostro immaginario collettivo che mostrano uno accanto all’altro favolosi ed esclusivi complessi pieni di verde e piscine, accostate a favelas in cui manca tutto. Conformazioni spaziali di questo tipo mostrano non solo la crescente sperequazione sociale ma l’accaparramento delle risorse e il loro utilizzo da parte di pochi.
Il paragrafo conclusivo appena citato, intitolato proprio “Un’ideologia per nuovi stermini”, rappresenta il punto di arrivo a cui Renzi intende condurci, ma è anche estremamente emblematico del valore sociale e culturale che la ricerca dell’autore assume: la lettura del libro di Renzi apre gli occhi sulla modalità che ha portato un’ideologia come quella fascista ad insinuarsi all’interno delle democrazie odierne, arrivando a governarle intrinsecamente. Un fascismo nuovo, insomma, forse più subdolamente presente di quello precedente, che da Berlusconi a Salvini, da Trump a Bolsonaro, attraversa le nostre vite e plasma le nostre menti. Lo fa, ad esempio, attraverso il racconto di un altro. Di un nemico che, come gli ebrei al tempo del nazismo, vorrebbe appropriarsi del nostro potere e della nostra identità.
L’altro come minaccia
Interessante, infatti, il parallelismo che Renzi fa tra il racconto dell’altro come minaccia, (pensiamo al racconto politico che si fa da tempo sulla pericolosità dell’immigrato, che giungerebbe da un paese lontano e su un barcone in mezzo al mare non per sfuggire a guerre, fame e disperazione, ma per rubarci il lavoro e appropriarsi del nostro territorio), e l’antisemitismo, del quale evidenzia un doppio movimento:
Se da una parte è bandito come ideologia del male assoluto, dall’altra rappresenta con il suo bagaglio storico il canovaccio su cui vengono scritte le teorie del complotto e le teorie dell’estrema destra odierna.[…] Ecco che riemerge l’immagine dell’ebreo cosmopolita a capo della società segreta per disgregare le nazioni, lo stereotipo dell’ebreo avido e ricco che specula ai danni di una società organica di produttori. Anche in una delle più prolifiche e influenti teorie del complotto comparse sulla scena contemporanea, QAnon, torna una delle accuse che hanno fatto la storia dell’antisemitismo: l’accusa del sangue, ovvero il rapimento a scopo di omicidio rituale di bambini cristiani a opera di famiglie ebraiche, un’accusa che fino all’età contemporanea ha scatenato pogrom in Russia ed Europa Orientale.
La lezione di Umberto Eco
Valerio Renzi propone, a tal proposito, analisi di filosofi e intellettuali, come ad esempio quella di Umberto Eco, che parlava dell’esistenza di un “ur-fascismo”, definibile attraverso una lista di caratteristiche tipiche che vanno dallo sfruttare la naturale paura della differenza trasformandola in razzismo all’ossessione del complotto. Renzi porta sicuramente all’estremo tali riflessioni, ma ci restituisce comunque un’analisi estremamente sincera e veritiera del pericolo e degli scenari che potrebbero delinearsi. A tutto questo dà il nome di “Fascismo Mainstream”, ossia un fascismo che non assumerà le sembianze di quello precedente, ma che già acquista una sua rinnovata forma presente, alimentandosi attraverso le enormi disparità sociali nelle quali viviamo e ci muoviamo.
I mezzi dell’antifascismo
Ne deriva che, di fronte al rischio di un nuovo fascismo, gli strumenti tradizionali dell’antifascismo, ciò che l’autore definisce “la Religione Antifascista di Stato”, devono essere aggiornati, in quanto rischiano di essere percepiti come la difesa di uno status quo all’interno del quale si sono sviluppate le condizioni stesse alla base delle differenze sociali. Una lettura che invita a guardare alla trasformazione dell’esistente, allora, non solo in senso maggiormente democratico, ma anche solidale ed egualitario. Un libro sul fascismo che non parla solo del fascismo, ma dell’intera fase politica che stiamo vivendo, di come la destra populista, autoritaria, nazionalista, non solo abbia guadagnato spazio, ma riesca a imporre i propri temi intrisi di ideologia fascista nel dibattito pubblico, arrivando a dominare la scena e proporre un futuro in cui tesi xenofobe e suprematiste riusciranno a raccogliere più consensi di quanto ci aspetteremmo.
Roberta Mazzuca