Tra il 3 e il 5 Aprile si è svolto a Roma, al quartier generale Fao, il Simposio sull’Agroecologia.
Questa manifestazione internazionale forse non ha avuto un enorme copertura mediatica. Tuttavia, le dichiarazioni rilasciate durante il summit potrebbero segnare l’inizio di grandi cambiamenti per il settore primario.
Il cambio di rotta della Fao
Da tempo sappiamo che la sostenibilità ambientale è sempre più una necessità. Lo dimostra anche la crescente domanda di prodotti biologici che si suppone siano di qualità migliore. Da qui a caldeggiare il pieno superamento dell’agricoltura convenzionale, ne passa di strada. Naturalmente, l’agricoltura chimica non cesserà di esistere ma le parole del Direttore FAO, José Graziano da Silva pesano. Nella dichiarazione finale del summit spiccano queste parole:
“Il modello della rivoluzione verde, iniziata dopo la seconda guerra mondiale, è esaurito”.
Inoltre, fornendo le linee guida per rendere più ecologico il settore primario, la FAO esorta i governi a rimuovere gli “incentivi perversi” all’agricoltura non sostenibile.
Così, di fronte a 700 delegati in rappresentanza di 72 governi, a 350 ONG e 6 agenzie ONU, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Cibo e l’Agricoltura cambia rotta.
Il modello che si vuole superare è quello della “rivoluzione verde”, adottato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, che ha permesso un grande aumento della produzione agricola. Questo modello prevedeva in sostanza l’utilizzo di importanti quantità di fertilizzanti e altri prodotti agro-chimici. Inoltre, in questa visione dell’agricoltura è di fondamentale importanza il ricorso alla genetica, mediante la creazione di specie ibride più produttive e potenzialmente più resistenti agli agenti atmosferici.
La via Agroecologica
A suggerire il cambio di rotta sono anche le prestazioni del vecchio modello. Secondo i dati riportati da “La Stampa“, solo l’anno scorso 815 milioni di persone nel mondo hanno sofferto la fame, in molti casi fino alla morte. Inoltre, l’inquinamento di acqua, aria, terra e cibo è aumentato esponenzialmente. Dunque qual è la via per raggiungere una nuova rivoluzione verde, che porti ad un agricoltura sostenibile? La Fao scommette sull’Agroecologia. Questo nuovo approccio punta tutto sul biologico con l’obbiettivo di ridurre ai minimi termini l’utilizzo dei fertilizzanti chimici.
Tra i dieci punti considerati alla base dell’Agroecologia spiccano: la diversificazione delle culture e la riduzione degli sprechi, ottenuta grazie ad una maggiore simbiosi con l’ecosistema naturale.
Un altro elemento fondamentale è costituito dalla collaborazione dei governi che dovranno finanziare questa nuova rivoluzione verde e contribuire ad accrescere la consapevolezza dei cittadini.
Insomma, come testimonia bene anche l’articolo di “Cambia la Terra“, la strada è ancora lunga e i costi per la certificazione biologica di un’azienda sono notevoli. Tuttavia, in molti Paesi la sensibilità ecologica dei consumatori sta aumentando, segno che il cambiamento è possibile.
Gessica Liberti