Quasi ventimila persone sono morte oggi a causa della fame. Secondo Oxfam, nel mondo sono 795 milioni gli esseri umani che soffrono per la mancanza di cibo.
Nonostante le tecnologie e le quasi infinite possibilità di cui disponiamo nel terzo millennio, il problema della fame è ancora persistente.
Spesso si tende a pensare che siamo in troppi su questa Terra per poter sfamare ogni singolo individuo, qualcuno ritiene che le risorse disponibili non siano sufficienti per garantire a tutti un’alimentazione corretta.
Uno dei primi a formulare la teoria secondo cui popolazione e risorse alimentari procedessero secondo andamenti di crescita non compatibili fu Robert Malthus (1766-1834). Egli espresse la sua preoccupazione per il repentino aumento della popolazione mondiale che, secondo il suo ragionamento, segue una progressione geometrica (cioè cresce esponenzialmente), mentre la crescita di risorse segue un andamento lineare poiché segue una progressione aritmetica.
Di conseguenza, una continua crescita della popolazione non è sostenibile nel lungo termine, nemmeno con tutte le possibili tecnologie per incrementare la produzione di cibo.
Negli ultimi cento anni la popolazione mondiale è cresciuta vertiginosamente, arrivando a superare i sette miliardi; un incremento di tale portata può certo avere conseguenze considerevoli se non accompagnato da un adeguato sostegno allo sviluppo sostenibile, non solo in riferimento alle risorse alimentari.
La teoria malthusiana, per quanto interessante e meritevole di considerazione, non può essere considerata esaustiva, in particolare se si ha come riferimento il momento storico attuale.
Infatti, gli studi dimostrano che il sistema alimentare globale sarebbe in grado di garantire cibo sufficiente per ogni singolo abitante della Terra.
Per quale ragione allora una persona su nove soffre la fame? Le cause sono molteplici. La povertà regna sovrana in molti Paesi del mondo, in molti di questi luoghi è praticamente impossibile garantire un pasto sano e nutriente. Ci si ritrova così di fronte ad un circolo vizioso: le misere risorse finanziare impediscono un sostentamento equilibrato ed adeguato, ciò alimenta la debolezza generale di coloro che si ritrovano sempre più in difficoltà nel procurarsi il necessario. Le maggiori vittime di questo processo sono i bambini, i quali si ritrovano a soffrire di malnutrizione cronica.
Un altro fattore discriminante riguarda la mancanza di investimenti nell’agricoltura (in particolare nei Paesi in via di sviluppo) che impedisce il pieno utilizzo del terreno e un consistente spreco di risorse umane e naturali.
Un altro punto critico della questione riguarda lo spreco: si è stimato che circa un terzo del cibo prodotto non viene mai consumato, più di un miliardo di tonnellate di “spazzatura” commestibile viene gettata nella pattumiera.
Bisogna anche considerare che, se da un lato esistono interi continenti popolati da milioni di bambini pelle e ossa, dall’altro l’obesità sta diventando una condizione sempre più diffusa nelle società occidentali: le persone affette da obesità sono oltre sei milioni. Gli Stati Uniti spendono, ogni giorno, milioni di dollari per contrastare questa patologia e ideare trattamenti dimagranti.
Oxfam, nella sua lotta quotidiana contro la fame e la povertà, descrive così la relazione tra produzione di cibo e donne: “Il ruolo delle donne nell’agricoltura dei paesi in via di sviluppo è essenziale per la produzione di cibo e la sicurezza alimentare. Le donne sono coinvolte in tutte le fasi della produzione alimentare, dalla semina alla raccolta alla preparazione del cibo, e del loro lavoro beneficia non solo la famiglia, ma la comunità intera”. Esse però risultano essere meno produttive degli uomini a causa di persistenti discriminazioni nei loro confronti che impediscono loro di accedere alle tecnologie e conoscenze necessarie per incrementare la produzione delle risorse alimentari. Qualora questo divario tra uomo e donna venisse eliminato in modo da permettere alle donne di avere gli stessi diritti e le stesse opportunità, queste potrebbero ridurre del 19% il numero delle persone che soffrono la fame.
La fame nel mondo non è un problema irrisolvibile, non è un male impossibile da eliminare; le soluzioni ad essa sono molteplici, basta solo volerlo.
La fame non è una casualità incontrastabile, è una scelta di coloro che troppo hanno e a nulla vogliono rinunciare.