Il reddito di cittadinanza
Un falso modulo per il reddito di cittadinanza sta seminando il panico online. Sin dalla campagna elettorale per le elezioni del 4 marzo scorso, il reddito di cittadinanza è stato il cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle. I sostenitori del partito lo vedono come una misura necessaria a migliorare la condizione di vita dei più poveri. I detrattori, dal canto loro, come uno spreco di risorse e un incentivo per chi è disoccupato a non cercare un’occupazione.
In ogni caso, le promesse dei pentastellati si sono scontrate immediatamente con la realtà
Il reddito di cittadinanza sembra essere difficilmente sostenibile per le casse dello Stato, e in più, non è ben visto dalla Commissione Europea.
La misura è al centro del calderone politico, con rinvii e modifiche che stanno stancando l’elettorato dei grillini.
Forse anche per questo 500mila persone hanno dato adito alla bufala del sito www.redditodicittadinanza2018.it .
Il falso modulo online
Nonostante già a una prima occhiata il portale risulti palesemente ironico, in 500mila hanno inserito dati personali come nome, cognome e codice fiscale.
Accedendo al sito, la prima cosa che balza all’occhio è la sigla IMPS – Istituto mondiale di previdenza solare. La seconda è una voce , subito a destra del logo, che chiede se tu sia un immigrato. Se la parola “immigrato” viene cliccata, tutto il testo del sito cambia.
Dal contenere frasi scritte in italiano fluente, il testo si riempie di errori che riprendono macchiettisticamente gli sbagli di pronuncia più commessi da stranieri.
“Il reddido di giddadinanza è un gondribudo ghe lo sdado garandisge alle famiglie in diffigoldà ghe non bergebisgono reddido o gon reddidi moldo bassi. In bardigolare si bodranno oddenere fino a 780€ ber bersona singola e fino a 1638€ a gobbia al mese.”
Sempre nella versione per “immigrati”, il pulsante per inviare la richiesta del finto modulo “scappa” non appena il cursore ci va sopra. Questo è probabilmente un richiamo agli scontri del Movimento 5 stelle con l’alleato leghista, da sempre contrario ad allargare la misura agli stranieri.
Chi c’è dietro
Il sito è stato ideato da Ars Digitalia, una società per consulenze web. Nella parte bassa della pagina, questa ringrazia il governo per la fantasia con cui si è approcciato alla campagna elettorale del 4 marzo. Per i 500mila internauti creduloni c’è almeno la consolazione che i dati personali non saranno salvati dall’applicativo.
Il modulo falso per il reddito di cittadinanza è una trovata bonaria e satirica.
Tuttavia, fa riflettere che mezzo milione di persone non si siano accorte della presa in giro. Inserendo dati personali e sensibili si sono esposte a rischi, evitati solo perché chi gestisce il portale non ha intenzioni malevoli.
La cultura digitale è importante. Le trappole in rete sono ovunque, ma basta avere un minimo più di accortezza per evitare brutte sorprese.
Stefano Mincione