Israele sapeva del 7 ottobre

il muro di separazione

Circola sempre più insistentemente la falsa notizia che descrive il 7 ottobre come un evento che Israele avrebbe deliberatamente lasciato succedere per poter mettere in atto le atrocità a cui stiamo assistendo. Ciò è falso, ma come mai questa congettura risulta così affascinante?

Facciamo chiarezza

Un’inchiesta del New York Times, pubblicata lo scorso novembre, dimostra come effettivamente in Israele circolassero informazioni estremamente dettagliate riguardanti i piani per un attacco contro lo Stato di Israele.

Stiamo parlando del documento denominato “Muro di Gerico” che è ampiamente circolato tra le alte sfere dell’esercito e dei servizi segreti israeliani, Mossad, Shin Bet e Aman.

Questa è una parte fondamentale della realtà che sta alla base della costruzione della Falsa notizia. Coincide inoltre con uno dei momenti storici più imbarazzanti per l’intelligence israeliana, più volte definita la più letale ed efficiente del mondo e per l’esercito che vanta di essere tra i più tecnologicamente avanzati.

Entrambe queste affermazioni sono vere ma non sono sinonimo di infallibilità. Ed è proprio questo che è successo in Israele il 7 ottobre, un fallimento che è costato la vita a più di 1200 persone e  che ha permesso che oltre 250 venissero rapite.

Nonostante la documentazione contenesse informazioni dettagliate anche sulla presenza dell’esercito israeliano lungo il confine con Gaza, la sottovalutazione del rischio e il senso di superiorità nei confronti degli arabi palestinesi ha condotto alla più grande strage di ebrei dai tempi dell’Olocausto.

Il documento di 40 pagine tradotto e analizzato dal NYT conteneva informazioni di una precisione imbarazzante. Sembra di leggere il resoconto di quelle stesse ore, in quanto in buona parte l’attacco ha preso forma esattamente come era stato pensato.

La pioggia di razzi che ha segnato l’inizio delle operazioni, l’apertura dei varchi nel cosiddetto “Muro di Ferro”, come amano definirlo in maniera orgogliosa alcuni israeliani, la messa fuori uso delle telecamere, delle torrette di controllo e delle mitragliatrici automatiche con l’impiego di droni, tutto è contenuto nel documento. La risposta delle IDF ha impiegato ore prima di intercettare e ostacolare i piani dei miliziani di Hamas, sorpresi a loro volta dalla facilità con cui hanno potuto agire senza incontrare resistenza.

Non è stato ancora possibile certificare se il premier Benjamin Netanyahu o altri esponenti di governo fossero a conoscenza del contenuto del dossier. Quello che è certo è che questo attacco era stato definito più volte del tutto impossibile da realizzare.  Una analista dell’Unità 8200 dei servizi segreti israeliani, che si occupano di spionaggio elettromagnetico, guerra cibernetica e decrittazione di segnali in codice, nel luglio 2023 aveva avvisato un colonello della divisione di Gaza dell’imminenza del pericolo:

Questo non è solo il piano per un’incursione nei Kibbuz a ridosso della striscia, è una dichiarazione di Guerra”  si legge in una delle mail a cui il NYT ha avuto accesso, e ancora:

“Nego assolutamente che lo scenario descritto sia immaginario”.

Questi appelli, così come le stesse dichiarazioni di Hamas, che ha pubblicamente paventato l’intenzione di condurre un attacco in Israele e anche gli avvertimenti di Stati Uniti e Egitto che sospettavano l’imminenza di un’azione militare sono stati Ignorati o sottovalutati.



Orgoglio e pregiudizio

Le cause che hanno reso possibile il 7 ottobre sono molteplici, complesse e come tutte le questioni riguardanti l’occupazione sionista della Palestina e il conflitto di popoli, religioni e civiltà che ne è scaturito, hanno radici antiche e profonde.

Non è raro sentirsi ribadire dai diritti interessati che per comprendere le ragioni del conflitto bisogna studiare l’Antico e il Nuovo Testamento, che le origini e per alcuni l’esito di questo secolare scontro si trovano nei testi sacri.

Uno dei fattori meno diretti ma altamente rilevante e stato il progressivo processo di deumanizzazione messo in atto dalle frange più estreme della destra israeliana che oggi è alla guida del paese. Gli arabi in Israele sono sempre stati considerati barbari, arretrati e inferiori. Il conflitto ha imposto una narrazione che li dipinge come unici responsabili dell’inizio di ogni guerra, così come delle condizioni dell’occupazione, in quanto la violenza e la vendetta è l’unico linguaggio che comprendono.

Deumanizzare un intero popolo passa inevitabilmente attraverso la creazione di una falsa narrazione. Per questo motivo la stampa occidentale deve essere imboccata con i giusti estratti della realtà dell’occupazione che opprime la popolazione da decenni. La guerra iniziata il 7 ottobre è frutto di una valutazione erronea da parte di Hamas. Lo sbaglio e quello di aver creduto, attraverso il rapimento degli ostaggi, di detenere un maggior potere negoziale e di deterrenza contro lo sterminio della popolazione di Palestinese, ritenuta sommariamente responsabile dei crimini di un gruppo paramilitare.

La narrazione di un conflitto di civiltà; da un lato Israele baluardo della democrazia in Medio Oriente, opposta alla barbarie della popolazione araba è funzionale a sopire il dissenso interno e internazionale e proteggere l’immagine che Israele propaganda si sé.

Proprio questa immagine di infallibilità confezionata dalla propaganda nazionalista sionista, in concerto con le IDF ha contribuito a rendere incredibile l’impreparazione con cui l’esercito israeliano ha risposto all’attacco di Hamas.

L’intervento di 200 miliziani contro il sistema automatizzato della barriera di sicurezza del Muro è bastato a manomettere i sistemi di comunicazione, le telecamere di sicurezza e le mitragliatrici automatiche. Una volta penetrati in territorio israeliano i combattenti di Hamas non hanno incontrato resistenza da parte delle IDF, che hanno impiegato più di 48 ore per neutralizzare la minaccia. Intere aree a ridosso del confine con Gaza, come quella del Nova Festival, sono state controllate da Hamas per ore prima dell’intervento dell’esercito.

La risposta sul campo è stata goffa e imbarazzante, questo è avvenuto a causa di una sempre più evidente dipendenza dell’esercito israeliano dalla tecnologia e dai sistemi di sicurezza automatizzati.

La struttura di comando si è dimostrata altrettanto debole lasciando soldati per ore nelle zone di ritrovo senza che arrivassero ordini su come intervenire, spesso a distanza di pochi chilometri dai luoghi degli scontri. Le stesse testimonianze dei soldati intervenuti autonomamente e istintivamente per difendere la popolazione parlano di militari che hanno raggiunto il fronte a piedi. Mancavano i mezzi militari per portare fisicamente i soldati dove avrebbero dovuto essere, per questo sono stati sequestrati scuolabus e altri mezzi civili per compiere queste operazioni.

Vocabolario delle false notizie

Il linguaggio dispregiativo, umiliante e degradante impiegato per alludere agli arabi palestinesi è stato progressivamente istituzionalizzato, tanto da renderlo comune alche nei discorsi di ministri e dello stesso Benjamin Netanyahu. Questa operazione assieme alla guerra di propaganda è funzionale in quanto cerca di propinare l’immagine di una repressione giusta, strumento per arginare e contenere la sete di sangue di un popolo barbaro primitivo e vendicativo.

Il vocabolario che a seguito del 7 ottobre ha arricchito il dizionario israeliano per la deumanizzazione del popolo palestinese comprende:

Miri Regev, Ministro dei trasporti, “Assetati di sangue”, riferito a tutta la popolazione palestinese. Yoav Kish, Ministro dell’educazione, “i palestinesi sono un virus”. Bezalel Smotrich, Ministro delle finanze e leader di formazioni religiose estremiste ha insistito sulla volontà di “spazzare via i villaggi palestinesi” in reazione agli attacchi subiti, posizione a cui il Ministro per la sicurezza nazionale ha aggiunto che “la risposta militare dovrà essere senza pietà”. Anche il Ministro dell’agricoltura Avi Dichter ha fatto eco a queste posizioni augurandosi che le IDF possano radere Gaza al suolo” senza distinzione tra Hamas e la popolazione civile. E ancora, “un’intera nazione di responsabili” Presidente Isaac Herzog, “bestie umane”, Ministro alla difesa Yoav Gallant.

Altre false notizie

Le notizie di decapitazione di neonati, di stupri sistematici che sono circolate nei giorni dopo il 7 ottobre sono un altro esempio. La violenza indiscriminata c’è stata, è innegabile, ma non tutto ciò che Israele rivendica merita spazio di discussione in occidente, perché troppo spesso serve solo che se ne parli, senza che poi necessariamente le notizie siano mai verificate.

In compenso le IDF, tramite il suo portavoce Daniel Hagari, hanno prodotto una serie di giustificazioni a tutela dell’attacco sistematico condotto contro le infrastrutture sanitarie di Gaza. L’assedio dell’ospedale di Al-Shifa è stato difeso con l’accusa che la struttura fosse un centro operativo di Hamas. Alla stampa internazionale, scortata sul posto dall’esercito è stato mostrato un foglio appeso a un muro, ufficialmente la rota dei miliziani in turno all’ospedale, una serie di armi, pronte ad essere sfoggiate a favore di telecamere e un buco nel suolo descritto come l’ingresso di uno tunnel del gruppo paramilitare.

Le indagini della stampa palestinese, unica a non dipendere dalla scorta delle IDF per l’accesso nella striscia, ha ampiamente smentito questa versione, come dimostra una inchiesta di Al-Jazeera.

 

Fabio Schembri

 

 

 

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