Solar Orbiter scopre onnipresenti falò sul Sole

Lo scorso febbraio è partita la missione Solar Orbiter, una sonda per l’osservazione del Sole realizzata dall’ESA lanciata in collaborazione con la NASA, ne avevamo dato puntualmente notizia. Per scopi e caratteristiche della missione vi rimando all’articolo sulla Solar Orbiter.
La notizia attuale è che la sonda ha già fatto scoprire qualcosa di nuovo sulla nostra stella, la superficie del Sole (anzi per la precisione gli strati più bassi della corona) è continuamente disseminata di eventi che sono stati definiti dei falò (campfires). Ne ha dato notizia la stessa ESA e ha messo online anche la galleria delle immagini scattate da una distanza di 77 milioni di km dal Sole, cioè a metà strada tra noi e l’astro.
Non ripeterò quanto scritto in articoli precedenti, mi limito a ricordare che la missione Solar Orbiter e la missione tutta della NASA Parker Solar Probe sono complementari, la sonda europea alla quale la NASA ha fornito il vettore di lancio oltre che lo scambio di dati (che naturalmente va in entrambe le direzioni) osserverà il Sole più da vicino rispetto ai telescopi terrestri, ma relativamente da lontano rispetto alla Solar Probe che ha una missione ambiziosissima, gettarsi nella corona solare. In realtà la sonda della NASA nemmeno ha strumenti ottici, Solar Orbiter invece ne ha 6 (su un totale di 10, gli altri 4 invece sono strumenti che analizzano l’ambiente circostante la sonda).


Ma cosa sono questi falò sul Sole?

Si tratta di parenti più piccoli dei brillamenti solari (solar flares) che siamo in grado di osservare da Terra. Il set di immagini è stato catturato in occasione del primo perielio della sonda nella sua prima orbita allungata, in futuro ce ne saranno altri più ravvicinati. David Berghmans dell’Osservatorio Reale del Belgio è il primo investigatore responsabile per l’Extreme Ultraviolet Imager (EUI) , lo strumento che ha catturato le immagini e spiega che il nuovo livello di dettaglio ci ha fatto scoprire una superficie solare molto meno tranquilla ed uniforme di quanto si credesse.  Ancora non sappiamo nulla (del resto li abbiamo appena scoperti) dei meccanismi che generano questi mini-flare, se siano gli stessi che generano i più grandi o no.
Non mancano invece prima teorie sulla significanza della scoperta, questi onnipresenti falò sul sole potrebbero entrare nella spiegazione dell’ancora misterioso meccanismo per cui la corona solare ha una temperatura molto più alta della superficie (milioni di gradi contro “solo” seimila gradi alla superficie).

Roberto Todini

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