Falde sotterranee e siccità: quando il necessario è invisibile agli occhi

falde sotterranee

In Italia qualità e quantità dei corpi acquiferi preoccupanti. Dopo fiumi e laghi, anche le falde sotterranee registrano una scarsità critica.

Assenza di piogge, fiumi che si ritirano, laghi che si prosciugano, questa è la fotografia dell’Italia: un Paese che negli ultimi mesi sembra finalmente riconoscere che una questione idrica da affrontare, c’è.  A non esserci è invece una soluzione univoca, o meglio, ci sarebbe e sono le acque da falde sotterranee. Ma ad oggi qual’è lo stato dell’acqua che troviamo sottoterra?

Una risorsa preziosa, da sempre sotto i nostri piedi

Secondo le ultime stime riportate nel rapporto mondiale delle Nazioni unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2022, il 99% del volume di acqua dolce allo stato liquido del Pianeta è concentrato nel sottosuolo.

Nell’Eurozona, le falde acquifere forniscono il 65% delle acque potabili e il 25% delle acque per l’irrigazione, mentre la situazione italiana sul consumo idrico è tra le più delicate di Europa. Non si tratta di una novità: lo stress idrico nel nostro Paese è da sempre considerato medio-alto e secondo l’ultima indagine ISTAT del 2018, l’Italia detiene il primato europeo di quantità d’acqua potabile pro-capite prelevata, con 9.2 miliardi di metri cubi complessivi.

Tradotti in percentuale, l’85% dell’acqua che utilizziamo nelle nostre case proviene da falde sotterranee (pozzi e sorgenti), con Regioni come Val D’Aosta e Umbria che dipendono totalmente dalle acque di falda per uso civile. I prelievi dal sottosuolo superano il 90% delle acque potabili in altre sette Regioni, con il più alto consumo totale in Lombardia, Lazio e Campania. 




Le falde sotterranee si esauriscono, cresce l’inquinamento acquifero

Un ulteriore elemento da considerare, è che tale riserva idrica non riceve le dovute tutele. In particolare tenendo conto di due aspetti, la qualità dell’acqua e la portata della falda acquifera, la situazione presenta diversi casi critici.

Secondo il rapporto European Waters 2018 dell’EEA, solo il 58% delle riserve idriche sotterranee italiane soddisfaceva i parametri di qualità europei, una percentuale ben al di sotto della media europea del 75%.

Dall’ISPRA un’altra brutta notizia. Con il suo annuario ci conferma che non solo l’82% delle circa 3800 stazioni di monitoraggio presenti sul territorio non ha ancora presentato alcun miglioramento (anzi, il 18% è peggiorato) ma viene anche dichiarato che il 10% delle falde sotterranee è in condizione di scarsità critica. Così con meno acqua, le concentrazioni di inquinanti aumenteranno a dismisura. 

Le falde sotterranee: risorsa rinnovabile, a patto di soluzioni sostenibili

Le falde sotterranee sono per natura rinnovabili e di buona qualità, ma con tempi molto lunghi di ricarica che le rendono vulnerabili alle attività antropiche.

Come riportato dall’EEA, nella maggior parte dei casi di penuria acquifera è dovuta a un sovrasfruttamento troppo rapido, che porta a un abbassamento della falda con perdita di carico, e/o intrusioni saline. I cambiamenti climatici porteranno ad accentuare il problema con serie conseguenze per il mercato agroalimentare,  in particolare nel Sud Europa.

Allo stesso modo, l’inquinamento rappresenta una grande minaccia per la qualità delle acque. In Europa, le  sostanze più frequentemente rilevate nelle falde acquifere  sono i nitrati e i pesticidi utilizzati in agricoltura.

Nel nostro Paese, sono stati denunciati in particolare, due gravi casi di inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche, detti PFAS, utilizzati come impermeabilizzanti in numerosi processi industriali e sospettati di essere cancerogeni.

 

Fabio Lovati

 

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