«Lo ripeto anche a mio figlio, fai ciò in cui credi. Lascia stare se gli altri ti danno del fallito perché vuoi danzare ma non sei il primo ballerino della Scala. La tua felicità non è dimostrare che sei meglio di loro, è essere te stesso».
La tua felicità è essere te stesso. Te stesso.
Così Carmen Consoli incoraggia il suo Carlo, di quattro anni.
Perché la radice di ogni educazione (familiare, scolastica, sociale) è nell’esortare chi cresce a conoscere se stesso, se stessa, a rafforzare sempre di più una lucida autoconsapevolezza affinché fondata sia anche l’autostima.
Non avrai il primo posto come ballerino, non venderai i tuoi libri quanto avevi programmato e sperato, non canterai su chissà quale palcoscenico, non riceverai premi e riconoscimenti come ti aspettavi… ma quando la sera tornerai a casa e prima di andare a letto ti guarderai allo specchio, ti riconoscerai.
Con il tuo passato che porta con sé tutte quelle perle che deliziano e che fanno sempre un po’ male; che porterà con sé i tuoi sogni e la forza con li stringevi nelle mani come ti divertivi a fare con la sabbia, che però sfuggiva; che porterà con sé i tuoi sforzi e la perseveranza con cui li accettavi; che porterà con sé il rumore delle porte che ti si sono chiuse dinanzi, il silenzio del telefono e il rumore dei passi di chi ti è passato, passata davanti, riempiendo quel posto a cui tendevi.
La sera, prima di andare a letto, ti riconoscerai: e sarà bello, lo sarà ogni volta perché ogni volta i tuoi occhi parleranno e sogneranno di cose nuove, ogni volta il tuo volto presenterà una ruga che la sera prima non c’era e che sarà prova di lacrime e di sorrisi, di dubbi e di rabbie, di stanchezza e di gratitudine. Sarà prova che hai vissuto.
E non importa se gli altri e le altre non sapranno quanto hai faticato e quanto eri felice lì dov’eri, facendo quello che facevi: quel che conta è che lo sappia tu.
Perché tua è la vita che vivi e tua è la felicità che ti aspetta e che ti spetta.
«La vita non finisce con la morte. Quello che resta di te, è quello che trasmetti ad altre persone. L’immortalità non è il tuo corpo, che un giorno morirà. Non mi importa di morire. La cosa importante è il messaggio che lasci agli altri. Questa è l’immortalità», diceva la splendida Rita Levi Montalcini, e se avrai vissuto come desideravi, se avrai desiderato di desiderare ancora e fino all’ultimo, se sarai caduto o caduta ma avrai trovato la forza per rialzarti, se avrai tentato senza condannarti a motivo del fallimento ma ne avrai fatto tesoro, se avrai amato te stesso, te stessa e l’umanità di cui sei parte, se avrai spinto su in cima il masso senza farti scoraggiare dalla paura di vederlo rotolare giù, se avrai creduto in te, se ci avrai creduto davvero e avrai agito di conseguenza, il tuo messaggio resterà.
E sarai riconosciuto o riconosciuta per essere stato o per essere stata una splendida persona. Una di quelle che è bello incontrare, conoscere, amare.
Una di quelle persone di cui la vita fa dono per ricordare quanto sa essere testarda e bella e degna di essere vissuta. Anche senza applausi. Anche senza successo. Semplicemente, per il piacere di viverla.
Deborah Biasco