“A cosa stai pensando?”: un invito ad esprimere le proprie opinioni su qualcosa, positive o negative che siano. Termini come “stato”, “condivisione”, “mi piace” e “richiesta di amicizia” fanno parte del linguaggio di tutti i giorni. Tutto ciò è dovuto a Facebook, il celebre social network lanciato il 4 febbraio 2004.
Tutto ebbe inizio nell’ottobre del 2003. Mark Zuckerberg, studente di Harvard, aveva sviluppato Facemash, precursore di Facebook. Il progetto ebbe però vita breve, in quanto lo studente fu accusato di violazione di privacy e copyright. In seguito, creò un altro sito web insieme ad alcuni compagni. Esso fu lanciato il 4 febbraio 2004, ed ebbe subito un grandissimo successo.
Ben presto, Facebook iniziò ad essere utilizzato dagli studenti di altre università americane, per poi diventare internazionale. Oggi esso è il terzo sito più visitato al mondo, preceduto da Google e YouTube. Soprattutto nei primi tempi, il social network rappresentò una realtà entusiasmante. Ideato come piattaforma per favorire la socializzazione tra studenti universitari, in seguito registrò un boom di iscrizioni anche tra i meno giovani.
Ritrovare su Facebook il compagno di banco delle elementari, lo zio americano incontrato una sola volta, la ragazzina a cui è stato dato il primo bacio… Emozioni indescrivibili. E questo è senza dubbio l’aspetto più elettrizzante del social network creato da Zuckerberg. Con il passare del tempo, sono state introdotte nuove funzioni per la tutela della privacy. Scrivendo un post o pubblicando una foto, è possibile scegliere chi può visualizzare tali contenuti.
Non sempre, però, Facebook si è rivelato positivo. Avendo la possibilità di scrivere tutto ciò che passa loro per la testa, diverse persone si sono lasciate prendere un po’ la mano. Certo, ogni utente è libero di utilizzare il social network come meglio crede. Spesso, però, ciò avviene a scapito della privacy. Adesso basta aprire la bacheca per scoprire i dettagli delle vacanze di X. Se non siamo stati invitati alla festa di compleanno del nipote di Y, basterà scorrere la galleria delle sue foto. E Z non mancherà di condividere con noi le sue idee politiche.
Nessuno, tra gli utenti di Facebook, è costretto a raccontare la propria giornata per filo e per segno. Chi lo fa, d’altra parte, non può nemmeno essere tanto biasimato: si è lasciato contagiare dalla Facebook-Mania. Ognuno di noi è libero di scegliere cosa condividere con i propri amici virtuali. La mancanza di privacy è, tuttavia, l’aspetto meno pericoloso. Scorrendo la propria bacheca, è impossibile non incappare almeno una volta in immagini orribili. Ci si sente impotenti guardando, ad esempio, foto di animali torturati, le più comuni nel web. E non si può fare a meno di provare rabbia, non solo nei confronti dei torturatori, ma anche verso gli amici che hanno condiviso tali foto. Perché pubblicare immagini del genere? Di certo esse non servono ad aiutare le persone o gli animali raffigurati, ma solo a mettere in piazza la loro sofferenza.
Oggi Facebook compie tredici anni. Creato con l’obiettivo di socializzare e ritrovare amici persi di vista, può però anche essere dannoso. L’intento di Zuckerberg era buono, ma di certo egli non si sarebbe mai aspettato una “realtà social” come quella di oggi. Non ci sono più segreti, oggi si sbandiera tutto ai quattro venti. Ogni tanto, sarebbe meglio effettuare il logout e andare a prendere un caffè con gli amici. Senza scattare foto da postare sul proprio profilo.
Veronica Suaria