Il confine tra possibile e impossibile è terribile perché stabilisce ciò che dobbiamo fare e ciò che possiamo solo accontentarci di sognare. Fabio Genovesi ci mostra in “Cadrò, sognando di volare”,edito da Mondadori, come a volte sia possibile ridisegnare questa linea immaginaria – fatta di regole, doveri, piani per il futuro – attraverso un salto nel vuoto o “una piena di emozione” in grado di rompere la snervante monotonia di una vita che in realtà non ci appartiene.
È estate e Fabio, uno studente di Giurisprudenza che sta per laurearsi, si sta preparando per andare a trovare i suoi amici a Siviglia. Prima di partire e con la valigia già pronta riceve però una cartolina che sconvolgerà completamente la sua estate: lo aspetta un anno di servizio civile in una casa di riposo gestita da preti. Quest’anno tra gli Appennini appare dunque a Fabio come un incidente di percorso che gli impedisce di andare dai suoi amici per divertirsi un’ultima volta prima di diventare adulto e vivere una vita che è stata rigidamente programmata in seguito a un tragico incidente accaduto pochi anni prima. Come riempire quello spazio vuoto lungo un anno? “Vabbè, così non ti perdi il Giro d’Italia” gli suggerisce il padre.
Per Fabio infatti il ciclismo non è solo uno sport da seguire: è il 1998 e l’Italia intera torna ad appassionarsi al Giro d’Italia grazie a Marco Pantani, un ragazzino che non solo riesce a superare con incredibile tenacia ogni difficoltà che incontra ma che dà il meglio di sé proprio nei sentieri più aspri e faticosi. Pantani diventa per Fabio come un fratello maggiore, un idolo, un esempio. È grazie a Pantani che si avvicina a Don Basagni, il burbero direttore del convento, un ex missionario che di tappa in tappa scuote il ragazzo nel profondo e lo spinge a ripensare da zero sé stesso. Grazie a Don Basagni e a Marco Pantani Fabio riesce dunque finalmente a riappropriarsi della sua libertà: spazza via quel terribile confine tracciato da altri che divide ciò che è possibile da ciò che non lo è e compie un vero e proprio salto nel vuoto.
Il libro di Fabio Genovesi analizza con delicatezza uno dei momenti più complessi dell’esistenza di tutti noi; è quindi fin troppo facile immedesimarsi in Fabio e rivivere insieme a lui le stesse paure e angosce che abbiamo provato anche noi nel periodo di transizione tra infanzia e vita adulta. Tanto che le straordinarie imprese di Marco Pantani, intento a scalare con estrema sofferenza e passione le ripide montagne del Giro d’Italia, non possono che ispirare anche noi. Non conta che siano passati 30 anni perché anche gli scandali che lo hanno consumato portandolo alla morte passano in secondo piano. Quel che resta è l’emozione, più viva che mai, che si prova nel leggere di questo ragazzo che sfida magnificamente l’impossibile.
Ed è proprio questo il messaggio di Fabio Genovesi: bisogna sfidare gli altri e sé stessi, saltare nel vuoto e non abituarsi mai a una vita senza passione. Come il poeta Alfonso Gatto che venne spinto da Fausto Coppi, mentre seguiva e raccontava il Giro d’Italia, a imparare ad andare in bicicletta. Appena Coppi lo lasciò libero di pedalare, poco prima di cadere Gatto provò un senso di libertà esaltante che poco dopo riassunse nella potente frase che fa da titolo a questo libro: “Cadrò, cadrò sempre fino all’ultimo giorno della mia vita, ma sognando di volare”.
Silvia Cossu