Fabio Cerretani, l’ennesima vittima di un sistema di sfruttamento insopportabile

Da anni si denuncia il progressivo scivolamento delle relazioni tra lavoratori e sistema imprenditoriale verso forme di nuovo servilismo. Il castello di norme antioperaie costruito in questi ultimi 20 anni, dalla legge n. 196 del 24 giugno 1997, (conosciuta anche come pacchetto Treu) sino all’attuale Jobs Act, passando per l’abolizione dell’Art. 18 ha prodotto, oltre ad un impoverimento generalizzato delle maestranze e ad un aumento della disoccupazione e della precarietà, anche un esponenziale incremento di infortuni e morti sul lavoro. I numeri dell’INAIL parlano chiaro: oltre 1.000 morti e un milione di infortuni ogni anno.
Tutta la retorica sulle riforme produttrici di sviluppo e progresso, diffuse da governi e sindacati complici per giustificare il feroce attacco degli anni trascorsi, viene sepolta da queste impressionanti cifre.
Gli unici a progredire in questi anni sono stati i redditi dei padroni, dei manager, delle società che hanno comprato – grazie a Giunte e amministrazioni locali impegnate a svendere il patrimonio pubblico –  servizi di pubblica utilità o che sono entrate nei consigli di amministrazione di società a controllo pubblico, trasformandole in luoghi di sfruttamento intensivo della mano d’opera, nel nome della “efficienza” della “produttività” della “competitività”.
Anche in questo caso nessuno ha notato miglioramenti nei servizi, ma solo aumenti delle tariffe, ruberie dei “manager” (vedi lo scandalo che ha recentemente coinvolto l’ex dirigenza Geofor), mala gestione.

Una vera e propria guerra contro i lavoratori, costata la vita questa volta a Fabio Cerretani, operaio di 54 anni morto mentre svolgeva il proprio turno di lavoro all’interno della Revet di Pontedera.





I lavoratori si sono fermati immediatamente, presidiando i cancelli dell’azienda ed esprimendo sgomento e disperazione per il compagno perso, ma anche rabbia per le scelte aziendali, improntate al dogma del massimo profitto, ben rappresentate dalle “esternazioni” dell’attuale Cda, che parla di “perdita di produttività” e organici in sovrannumero.
In questo clima generale di attacco sistematico ai diritti ed alla dignità dei lavoratori, la sicurezza diviene sempre più un “costo” da tagliare, a favore del controllo dei lavoratori, come dimostrano le esorbitanti spese per il sistema di sorveglianza interno ed esterno all’azienda di Pontedera.
Nel salutare con dolore Fabio, la sua famiglia e i suoi compagni di lavoro, si sottolinea la necessità di un maggiore impegno nella promozione, affiancamento, sostegno nelle lotte che saranno promosse per la sicurezza e la dignità dei lavoratori della Revet e di tutti i luoghi di lavoro presenti sui nostri territori.

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