Il Bureau International des Expositions ha ammesso alla fase finale le candidature all’Expo 2030 di Corea del Sud, Arabia Saudita e Italia. La decisione della Francia di puntare su Riad, voltando le spalle a Roma, non sorprende più di tanto ma dimostra come ancora una volta abbia prevalso la rivalità tra gli stati europei con Macron che ha scelto di tutelare i rapporti tra Parigi e i Sauditi.
Il proverbio recita: “parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli“. Nulla di più azzeccato anche per definire la scelta del presidente francese, Emmanuelle Macron, di appoggiare la candidatura della capitale saudita per l’Expo 20230, pugnalando alle spalle l’Italia, pur di tutelare i rapporti tra Parigi e i Sauditi (petrolio e armi in primis).
Nella giornata di ieri, il Bureau International des Expositions – l’organizzazione intergovernativa creata per supervisionare le esposizioni internazionali con sede a Parigi – ha ammesso alla fase finale delle selezioni per expo 20230 le candidature di Busan in Corea del Sud, Riad in Arabia Saudita e Roma per l’Italia.
La scelta sbilenca di Parigi, che ha appoggiato la candidatura della capitale saudita, però non nasce per caso. La Francia ha sempre fatto affari con la dinastia saudita e negli ultimi periodi il principe ereditario Mohammad Bin-Salman si è impegnato a rafforzare ulteriormente i legami con Parigi per migliorare l’immagine pubblica e dare concretezza all’ambizioso progetto Vision 2030 che prevede, tra le altre cose, anche l’Expo 2030 che il regno vorrebbe ospitare.
I rapporti tra Parigi e i Sauditi
I rapporti tra Francia e Arabia Saudita risalgono al XIX° secolo con l’apertura di un primo consolato francese a Gedda nel 1841. Ma è dalla Quinta Repubblica in poi, che le relazioni tra le due nazioni si intensificano e si espandono, in particolare intorno al conflitto israelo-palestinese dove la Francia si schiera a favore della causa palestinese.
Alla fine degli anni ’70 dello scorso secolo – sotto la presidenza di Valéry Giscard d’Estaing e il regno di Khaled ben Abdelaziz Al Saoud – Francia e Arabia saudita hanno iniziato a sviluppare una cooperazione militare, economica e nucleare. L’evento che meglio rappresenta il concretizzarsi di questa cooperazione è la presa della Grande Moschea della Mecca il 20 novembre. In quella tragica circostanza, il re saudita chiese l’assistenza del GIGN francese che collaborò con le forze di sicurezza saudite. Grazie all’intervento dei reparti d’élite della gendarmeria francese la crisi si risolse e le autorità saudite riuscirono a riprendere il controllo del sito. A seguito di questo evento, negli anni ’80 furono stipulati numerosi contratti militari come il Sawari 1 che avrebbe fornito alla marina saudita delle fregate costruite dal gruppo industriale francese DCNS (dal 2017 Naval Group).
Armi, petrolio e nuove tecnologie
Con il passare degli anni le relazioni commerciali tra i due Paesi sono migliorate sempre di più, soprattutto sul versante della vendita delle armi. Secondo i dati raccolti dal SIPRI (l’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma), nel periodo 2015-2019 l’acquisto di armamenti da parte di Riad è aumentato del 130%. Nel 2019, a livello di spese per la Difesa, con 61,9 miliardi di dollari, l’Arabia Saudita era al quarto posto globale dopo Stati Uniti, Cina e India. Nel 2022, la monarchia saudita ha fatto un ulteriore passo in avanti, portandosi in seconda posizione con un incremento della spesa del 27%, subito dietro all’India e davanti a Egitto, Australia e Cina.
E tra i Paesi che negli anni si sono impegnati a rifornire di armi la monarchia del Golfo Persico, figura proprio la Francia. Sempre nel periodo 2015-2019, i report dell’autorevole istituto svedese sulla vendita delle armi nel mondo, hanno evidenziato che le esportazioni transalpine sono cresciute del 72% rispetto ai cinque anni precedenti. L’incremento è ancora più consistente per il Medio Oriente, dove le vendite francesi sono aumentate del 363%, tanto che la regione assorbe oggi il 52% dell’export d’oltralpe. Parigi vende armi all’Arabia Saudita, ma anche all’Egitto, all’India, al Qatar e agli Emirati Arabi Uniti, tutti paesi dalla dubbia fama in fatto di violazioni dei diritti umani.
Insieme alle armi, nei rapporti tra Francia e Arabia saudita trovano posto anche il petrolio, le nuove tecnologie e le fonti di energia alternative. Puntando sul petrolio saudita, Parigi intende ricambiare il favore sulla vendita delle armi che garantisce commesse miliardarie alle più importanti aziende transalpine del settore. Ci sono poi i contratti energetici su cui Riad punta per sviluppare il progetto Vision 2030. Lo sviluppo dei grandi giacimenti di uranio presenti sul territorio saudita, consentirebbe al futuro erede al trono Mbs, di dare inizio al programma nucleare così tanto propagandato negli anni e di mercanteggiare il prezioso prodotto sui mercati mondiali. Ma per poter realizzare tutto questo, Riad ha bisogno di costruire un comparto industriale nazionale adeguato, ragion per cui le occorrono le tecnologie e il know-how di industrie straniere che hanno già sviluppato programmi per la produzione di energia nucleare, come quelle francesi.
La presidenza di Emmanuel Macron
Con l’elezione di Emanuel Macron, nel maggio 2017, la Francia ha stretto nuove partnerships strategiche e commerciali con Riad, confermando l’appoggio militare ai sauditi nella guerra in Yemen. Nel 2021, il presidente francese ha intrapreso un tour diplomatico nel Golfo persico in cui è riuscito a chiudere importanti contratti per l’industria della Difesa francese, incontrando anche il principe erede al trono saudita Mohammed Bin Salman (Mbs).
La visita sollevò molte polemiche non solo in Francia: Macron era, infatti, il primo leader occidentale a incontrare Mbs dopo l’omicidio, a Istanbul, del dissidente e giornalista saudita Jamal Khashoggi che, secondo le indagini e i rapporti della Cia sarebbe stato ordinato dallo stesso Mbs.
Durante quell’incontro, Macron e Bin Salman concordarono un piano congiunto per far fronte alla crisi politica ed economica in Libano, nell’intento di risolvere la disputa diplomatica sorta tra Beirut e gli stati del Golfo.
La recente visita di Bin-Salman a Parigi
Arriviamo così al nostro presente, quando venerdì scorso, il rampollo saudita si è recato nella capitale francese a capo della delegazione del suo Paese, ufficialmente per depositare e promuovere la candidatura di Riad in vista di Expo 2030. Subito dopo lo sbarco nel principale scalo parigino, Bin Salman si è però diretto verso l’Eliseo, dove Francia e Arabia Saudita hanno ulteriormente perfezionato la loro alleanza.
Il colloquio di questi giorni segue quello dello scorso febbraio, durante il quale Mbs aveva incontrato anche il ministro degli Esteri francese, Catherine Colonna. In quell’occasione, i due Paesi avevano stipulato un memorandum di intesa per lo sviluppo di progetti sulle rinnovabili, con Parigi fortemente intenzionata a sfruttare al massimo l’enorme portafoglio che Riad ha a disposizione e che intende spendere in svariati settori, tra i quali rientrano anche l’edilizia, le tecnologie digitali e i servizi connessi al turismo.
L’obiettivo della Francia è quello di anticipare gli altri Paesi europei, iniziando ad investire in questi settori economici, come sottolineato anche dal ministro del commercio francese Olivier Becht che in un intervista Arab News ha evidenziato il “trend in crescita” negli scambi commerciali tra Parigi e Riad.
Tra Parigi e Riad un’alleanza a 360°
Nei colloqui di questi giorni con Bin Salman, si è parlato anche di questioni di natura politica. Da parte di Macron, c’è infatti la speranza che Riad possa influenzare positivamente la Russia in vista di una mediazione sulla guerra in Ucraina. Fino ad oggi, l’Arabia Saudita ha percepito il conflitto in Ucraina molto distante sia dal punto di vista geografico che politico, e perciò si è limitata a rilasciare poche dichiarazioni in merito.
Tuttavia, è anche vero che sia Riad che Mosca hanno un interesse comune: il petrolio. I due Paesi dettano legge sul mercato petrolifero e sono in grado di influenzare i prezzi nell’ambito del cosiddetto “Opec +“, il cartello cioè che riunisce i produttori di greggio dell’Opec con Mosca. Sul versante diplomatico, Macron spera quindi di conquistare definitivamente la fiducia di Riad per portarla dalla parte dei Paesi occidentali, diminuendo il potere di Mosca sul mercato del petrolio.
Infine, Francia e Arabia Saudita sono impegnate a sviluppare anche una collaborazione sul piano delle relazioni culturali. In questi giorni, il Ministro della Cultura dell’Arabia Saudita, Principe Bader bin Abdullah bin Farhan AlSaud, ha concluso una visita in Francia, durante la quale ha incontrato il Ministro della Cultura francese Rima Abdul Malak.
Il Principe Bader ha dichiarato: “La nostra amicizia di lunga data con la Francia ha portato a collaborazioni significative in diversi settori culturali, e non vediamo l’ora di approfondire questo rapporto con molti altri progetti e iniziative future“.
“La Francia e l’Arabia Saudita stanno sviluppando una collaborazione culturale strategica incentrata sulla preservazione del patrimonio, lo sviluppo dei musei, il rafforzamento dei giovani e la crescita artistica delle nuove generazioni di entrambi i Paesi. Dall’archeologia sottomarina alle industrie creative, abbiamo molto da condividere per collegare il nostro passato al nostro futuro“, ha aggiunto il ministro francese della Cultura, Rima Abdul Malak.
Il Ministero della Cultura saudita lavora da diverso tempo a stretto contatto con musei, festival ed eventi in tutta la Francia, come dimostrano la partecipazione della Commissione per il Cinema saudita al Festival di Cannes e la partecipazione francese alla Biennale delle Arti Contemporanee e Islamiche di Jeddah.
Tommaso Di Caprio