In principio era l’Expo, oggi è una vastissima area la cui manutenzione ammonta a 12 milioni di euro annui e su cui la Regione Lombardia ha già investito 50 milioni di euro in manifestazioni e iniziative – come il parco Experience – capaci di attrarre visitatori ed evitare il degrado della zona.
A quasi un anno dalla chiusura dell’Esposizione universale, che ha reso Milano la protagonista indiscussa, si riparte da un fascicolo di trecento pagine per immaginare la nuova vita dell’area Expo. E ci sono già tutti gli elementi per parlare di “parco della scienza, del sapere e dell’innovazione”, sul modello dell’Adlershof di Berlino e della Tech City nell’East London.
Ad illustrare il progetto, l’ad di Arexpo – la spa che si occupa dello sviluppo immobiliare dell’area – Giuseppe Bonomi. E’ facile immaginare il sito in chiave avveniristica, dotato com’è di una infrastrutturazione impiantistica all’avanguardia, lasciata in eredità dall’Esposizione universale. Ed infatti, i principali catalizzatori di eccellenze scientifiche e tecnologiche sono lo Human Technopole – centro di ricerca sulle scienze della vita, finanziato dal governo – e l’Università Statale di Milano che trasferirà lì le facoltà scientifiche. Tanto basta ad avere le idee chiare, seppure tutto sia ancora in via di definizione.
Si tratterà di un hub in continuo fermento 24 ore su 24 con uffici, multinazionali, negozi, palestre e aree verdi. Tutto è in via di definizione perché il prossimo ottobre, mediante gara pubblica, sarà scelto un advisor. Il successo dell’impresa dipenderà da quest’ultimo, che dovrà recepire le linee guida e inglobarle in un masterplan. Ovviamente il criterio preferenziale, specifica Bonomi a Wired.it, sarà quello della brevità dell’incarico. Perché si ha voglia di fare bene, sì, ma fare nel minor tempo possibile. Tra gli obiettivi, non a caso, c’è quello di realizzare i primi cantieri già nel 2017-2018, che lavoreranno per rendere permanenti alcuni padiglioni Expo, concepiti per la durata di un decennio, destinati ai ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Anche Palazzo Italia subirà un restyling, così come l’auditorium. Il resto dei lavori dipenderà dal progetto complessivo.
Tutto, quindi, fa pensare che il parco della scienza sarà in continuo mutamento e che vedrà il proprio assetto definitivo nel giro di un decennio. La metà della superficie compresa tra Milano e Rho sarà destinata al verde (al riguardo, Bonomi ha precisato che verrà rispettato il vincolo del 53% ma che non sarà concentrato in una vasta area, ma in tante piccole porzioni di verde, diffuse); l’area edificata, invece, sarà arricchita da una pista ciclabile. Diverse sono state le grosse aziende che hanno già manifestato il proprio interesse verso la zona. Da Nokia a Ibm, Roche, Bayer, la Fondazione della Scala e l’ospedale Galeazzi. La caccia agli stakeholder è ancora aperta, le linee guida saranno presentate a diversi interlocutori. I “prescelti” saranno indicati in un documento che approderà a metà novembre sul tavolo delle trattative. E c’è molta attesa (si attendono segnali dal governo) per la creazione di una “no tax area”, concepita appositamente per attrarre investimenti di realtà che, dopo la Brexit, cercano una nuova sede europea.
La Regione Lombardia si dice pronta a investire altri 150 milioni di fondi europei sul progetto. Oltre a ciò, c’è la solidità di Arexpo, sostenuta da una cordata di banche (Intesa S. Paolo in prima fila) e l’ingresso del Governo. Al riguardo, l’assessore Post Expo di Regione Lombardia Francesca Brianza ha specificato “auspichiamo che il Governo, oltre a formalizzare il proprio ingresso nella compagine societaria, si impegni nei fatti e non a parole, ad investire altrettante risorse per rendere quest’area un polo d’eccellenza a livello Europeo”.
In principio era l’Expo, ora è la speranza di un graduale percorso verso l’eccellenza.
Alessandra Maria