Non c’è pace per l’ex Ilva. Mentre il futuro dello stabilimento di Taranto, di proprietà della multinazionale franco-indiana ArcelorMittal, resta ancora tutto da definire, nella notte si sono registrate tre esplosioni all’interno dell’Acciaieria 2. L’incidente non ha causato feriti, ma ha reso inutilizzabile l’impianto idf al servizio del convertitore numero uno.
SQUARCI AI TUBI DEL GAS
Secondo le informazioni diffuse da alcuni rappresentanti sindacali di Fiom e Uilm, le deflagrazioni sarebbero avvenute intorno alle 4.30 di questa mattina, causando alcuni squarci alle tubature della condotta di aspirazione del recupero gas, nella zona del pulpito stiring, dove solitamente transita il personale per le normali attività di affinazione.
Si sta cercando di capire cosa possa avere scatenato le tre esplosioni. Per l’azienda si tratta di un problema in più, che arriva in un momento delicato, alla vigilia della prevista fermata dell’acciaieria 1. Ma questo provvedimento potrebbe essere per il momento messo in stand by proprio alla luce di quanto accaduto nelle scorse ore.
STOP ALLA CASSA INTEGRAZIONE?
ArcelorMittal aveva infatti già deciso e comunicato l’intenzione di voler utilizzare soltanto una delle due acciaierie, a causa della crisi del mercato, che ha portato negli ultimi mesi a un calo della domanda, determinando perciò una riduzione del volume di ghisa prodotta. Lo stop sarebbe durato fino al prossimo 31 marzo. Almeno 250 operai, dei 477 impiegati nell’acciaieria uno sarebbe stato messo in cassa integrazione ordinaria. Una decisione che invece dovrebbe essere rivista.
RISCHI PER LA SICUREZZA
In questa fase, l’azienda produce una media giornaliera di circa 11 mila tonnellate di di acciaio. Per una cifra del genere, è sufficiente una sola acciaieria. Ma con uno dei tre convertitori della 2 che ora non può essere utilizzato, l’organizzazione del lavoro deve essere rivista, almeno fino a quando non saranno valutati i danni reali delle esplosioni odierne, e i tempi necessari per ripararli. Nel frattempo, i sindacati avevano già chiesto, nelle scorse settimane, che si facesse di più in tema di sicurezza e manutenzione. Una necessità che appare non più procrastinabile alla luce dei fatti odierni.
DINO CARDARELLI