Ex gkn: lavoratori da 8 mesi senza stipendio. Sebbene sia stata concessa la cassa integrazione, l’Inps ancora non fa partire i bonifici.
Sul finire di maggio, la concessione della cassa integrazione in deroga da parte del Ministero del lavoro era sembrata una boccata d’ossigeno per i lavoratori ex Gkn. A poco più di un mese di distanza, però, questo ricircolo d’aria è rimasto isolato e da quell’ottima notizia non è derivata nessuna azione concreta. Secondo l’Rsu ex Gkn, attualmente l’Inps:“starebbe attendendo dall’azienda i flussi necessari per far partire i bonifici”.
La resistenza degli operai: tra la lotta e l’oblio
La mattina del 9 luglio 2021 è una mail a cambiare per sempre la fabbrica Gkn di Campi Bisenzio e le vite dei suoi dipendenti. Il mittente è l’amministratore delegato Andrea Ghezzi, il quale annuncia l’indifferibile decisione del fondo Melrose Industries Plc (che aveva acquistato il gruppo nel 2018) di chiudere lo stabilimento, interrompendo immediatamente la produzione e dando avvio a una procedura di licenziamento collettivo di tutta la forza lavoro, ovvero di 442 dipendenti a tempo indeterminato. Le ragioni risiederebbero nel fatturato in calo e in una crisi generale del post-pandemia che non avrebbe visto alcuna possibilità di ripresa.
Da quel momento gli operai decidono di occupare lo stabilimento e formano il “Collettivo di fabbrica dei lavoratori ex GKN”. Comincia così un’incredibile storia di resistenza moderna contro decisioni figlie degli interessi indefiniti di padroni invisibili. Il 20 settembre dello stesso anno il Tribunale di Firenze condannerà Melrose per comportamento antisindacale, generato dalla scelta di optare per un licenziamento collettivo senza consultare previamente i sindacati, violando così l’accordo firmato nel 2020 con le relative rappresentanze.
I tentativi di cessione dell’azienda
La Melrose nel tentativo di concludere la cessione dell’azienda si rivolge a un imprenditore: Francesco Borgomeo. Un esperto di riconversione industriale che ha salvato in passato altri stabilimenti in crisi, come ad esempio una fabbrica di sanitari di Ideal Standard che era a rischio chiusura.
Inizialmente Borgomeo afferma che più di un investitore potenziale ha interesse all’acquisto dello stabilimento di Campi Bisenzio. Di conseguenza, il piano di reindustrializzazione da egli approntato sembrerebbe così lo spartiacque per la chiusura della procedura di licenziamento collettivo e la concessione governativa degli ammortizzatori sociali. Il progetto prevede inizialmente Borgomeo come nuovo proprietario temporaneo dell’azienda, e solo in seguito, a inizio 2022, l’annuncio degli investitori che lo rimpiazzeranno.
Gkn cambia nome e diventa così Qf, ovvero “quattro effe“: Fiducia nel Futuro della Fabbrica a Firenze Spa. La fiducia inizialmente è tanta, ma in poco tempo le promesse si trasformano in giustificazioni per il fallimento del progetto e per le trattative con gli investitori risoltesi in un nulla di fatto. Il 21 febbraio 2023 Borgomeo annuncia la messa in liquidazione di Qf.
Un capro espiatorio
I vari tentativi messi in atto da Borgomeo per reindustrializzare la fabbrica sarebbero falliti, a detta di quest’ultimo, principalmente a causa “dell’inagibilità dello stabilimento“. Nelle trattative e nelle dichiarazioni emerge di frequente il riferimento all’occupazione della fabbrica, da egli chiamata “simbolo del passato“ e additata come principale ostacolo alla riconversione.
Nella realtà dei fatti però lo stabilimento sembra essere tutt’altro che inagibile: gli operai hanno curato l’azienda, sorvegliandola e apportando le manutenzioni necessarie sin dai primi giorni dell’occupazione. Ciò a dimostrazione di quanto spesso il presidio della fabbrica sia stato usato come pronta scusa per riempire i buchi di piani di reindustrializzazione fallaci o inesistenti.
Padroni invisibili e opachi interessi
Secondo i sindacati, gli interessi sottesi al licenziamento collettivo indetto quel 9 luglio del 2021 sono molteplici. Innanzitutto, lo stabilimento si troverebbe in un’area di ottantamila metri quadri, che fa gola a tanti, soprattutto alla logistica. La realtà risiederebbe, quindi, malcelata dalla giustificazione del fatturato in calo, nell’iniziale intenzione di delocalizzare la produzione di semiassi nell’Europa dell’Est, per diminuire i costi.
Dopo due anni di presidio e di lotte, ciò che risalta tra la fumosa bruma di opachi interessi è l’intento di assediare virtualmente lo stabilimento, cercando di vincere l’occupazione degli operai portandoli allo sfinimento, attraverso una guerra di logoramento. Alla fine però, il risanatore ha gettato la spugna, o per meglio dire “la maschera”, come affermano i lavoratori.
Ex Gkn: la situazione attuale
La concessione della cassa integrazione fino alla fine di dicembre 2023 è stata un’altra vittoria per il Collettivo di Fabbrica, capace di dimostrare sia lo stato di salute dello stabilimento e sia la qualità del piano di riconversione dal basso su cui gli operai stanno continuando a lavorare. A un mese di distanza dalla risoluzione del Ministero del lavoro, però, l’Inps ancora non fa partire i bonifici. Gli operai continuano a lottare strenuamente pur trovandosi da circa 8 mesi senza stipendio. Questa ricorrente situazione di stallo rappresenta l’ulteriore ostacolo di un percorso già tortuoso e complesso.
Dario Salvetti, uno dei principali portavoce del Collettivo, circa un anno fa si chiedeva quando sarebbero stati autorizzati a dire di non essere stati solo cronaca, ma storia. Allo stato attuale, si può affermare che le vicende di ex Gkn sembrano essere a un punto cruciale e questo ennesimo limbo appare soltanto come un altro necessario passo di una resistenza storica prima della vittoria finale. Come affermato infatti dall’Rsu: “L’assedio è solo parzialmente rotto”.
Raffaele Maria De Bellis